FIGOLI DES GENEYS, Eugenio
Nacque a Genova il 1ºluglio 1845, unico figlio maschio di Carlo Figoli e Carlotta Moro. La famiglia paterna, pur non potendo vantare origini nobiliari, occupava una posizione di primo piano negli ambienti marittimo-finanziari genovesi.
Il padre Carlo Figoli, nato a Nizza il 28 giugno 1808, gestiva, insieme con i fratelli, un'estesa rete di interessi economici, che si articolavano tra imprese annatoriali, creditizie e minerarie. I Figoli infatti, oltre ad essere gli agenti genovesi di importanti compagnie di navigazione estere, tra cui l'inglese Cunard Line, figuravano, nel 1866, tra i fondatori della succursale cittadina del Banco anglo-italiano e, nel 1871, sottoscrissero parte del capitale iniziale della Compagnia commerciale italiana. Si trattava, in entrambi i casi, di istituti di credito specializzati nel campo marittimo. Inoltre, nel 1873, Carlo s'impegnò nella costituzione della Compagnia generale delle miniere, il cui scopo sociale era lo sfruttamento di giacimenti minerari in Sardegna; era inoltre proprietario di una grande dimora di rappresentanza ad Arenzano, non lontano da Genova.
La posizione economica e sociale di grande prestigio raggiunta da Carlo trovò coronamento nell'elezione a deputato di Novi Ligure per la VII legislatura (1860). Alla Camera sedette nelle file dei liberali di destra e prese parte ai lavori di varie commissioni. Ripresentatosi l'anno successivo, nello stesso collegio, alle elezioni per la VIII legislatura, non fu rieletto. Riprese l'attività politica il 9 nov. 1872 con la nomina a senatore del Regno nella ventunesima categoria (censo). Egli, pur non ricoprendo alcun ruolo attivo all'interno della Camera alta, ne seguì con assiduità le sedute, fino alla morte avvenuta a Genova il 12 ott. 1892.
La notevolissima ricchezza paterna consentì al F. di compiere gli studi all'estero, in Svizzera e in Inghilterra, nonché, in virtù dei rapporti d'affari della famiglia con varie società di navigazione straniere, di effettuare frequenti viaggi che lo portarono, giovanissimo, a visitare numerosi paesi extraeuropei.
Assecondando il proprio spirito d'avventura, all'età di ventun anni partecipò alla terza guerra d'indipendenza arruolandosi, nonostante la ferma opposizione del padre, tra le fila dei garibaldini, con i quali combatté nella battaglia di Bezzecca e in altri scontri sostenuti dalle forze guidate da Garibaldi. Tra il 1869 e il 1870 il F. fu addetto volontario onorario presso l'ambasciata italiana di Vienna.
Tornato in Liguria, sposò a Genova, il 28 apr. 1872, Alice Agnès des Geneys (nata a Nizza il 12 ott. 1849, morta ad Arenzano il 21 sett. 1940), nipote dell'ammiraglio Giorgio. Dopo il matrimonio si stabilì con la consorte nella lussuosa dimora familiare di Arenzano; dall'unione nacquero due figlie, Giorgina e Marequita. Nel 1892 il F. ottenne la concessione dei titoli di conte des Geneys e di barone di Fenile e di Mathié, che appartenevano alla famiglia della consorte e che erano destinati all'estinzione per mancanza di discendenza maschile.
Il F., tenutosi sempre volutamente in disparte sia dal mondo degli affari sia da quello imprenditoriale, dedicò tutta la sua vita alla conduzione di una estesa proprietà terriera sul litorale maremmano, acquistata nel 1892 e composta da oltre 3.000 ettari di terreni situati al confine tra le province di Livorno e Grosseto. Trattandosi in larga misura di aree infestate dalla malaria, intraprese, a partire dagli ultimi anni dell'Ottocento, una vasta opera di bonifica che consentì il recupero e la valorizzazione agricola di tali appezzamenti.
Venne nominato, il 14 giugno 1900, senatore del Regno nella ventunesima categoria. Da questa data la sua esistenza si suddivise tra gli impegni derivanti dall'amministrazione dei suoi beni e i frequenti viaggi a Roma per la partecipazione ai lavori del Senato, ove sedette, per oltre un trentennio, tra i banchi dell'estrema Destra.
Nel corso del ventennio fascista, in virtù della sua posizione sociale e politica, venne spesso a trovarsi in rapporto personale con numerosi esponenti del regime a livello locale e nazionale. Ciò non gli impedì, comunque, di rifiutare ogni proposta di assumere responsabilità o incarichi nelle organizzazioni fasciste.
Negli ultimi anni di vita dedicò particolari cure al restauro e all'abbellimento della villa di Arenzano e dell'annesso parco, che venne trasformato in uno dei più bei giardini della Riviera ligure.
Il F. morì ad Arenzano (Genova) il 4 febbr. 1937.
Fonti e Bibl.: La ricostruzione dell'attività del F. e della sua famiglia è stata eseguita con l'apporto essenziale della testimonianza dei discendenti e di Lorenzo Calcagno figlio del suo segretario particolare. Si veda, inoltre, Genova, Archivio storico del Comune, Atti di nascita e di battesimo, anno 1845, "Parrocchia di S. Siro, Genova"; Ibid., Registri di leva, anno 1845; Ibid., Censimento della popolazione, 1871, vol. 115, 603, 6; Necr. in Il Secolo XIX, 5-6 febbr. 1937; Il Giornale di Genova, 5 febbr. 1937; La Stampa sera, 6 febbr. 1937; T. Sarti, I rappresentanti del Piemonte e d'Italia nella 13ª legislatura del Regno, Roma 1880, p. 390; Id., Il Parlamento subalpino e nazionale. Profili e cenni biografici..., Terni 1890, p. 462; Indice generale degli atti parlamentari 1848-1897. Storia dei collegi elettorali, Roma 1898, p. 445; G. Ansaldo, F. E. (conte, 1845-1937), in Il Borghese, 22 marzo 1957, p. 478; G. Doria, Investimenti e sviluppo econ. a Genova alla vigilia della prima guerra mondiale, I, Le premesse (1815-1882), Milano 1969, pp. 265, 324, 344, 376; V. Spreti, Enc. storico nobiliare ital., III, p. 173; Enc. biogr. e bibliogr. italiana, ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, I, s.v.; Elenchi stor. e statistici dei senatori del Regno dal 1848 al il genn. 1940, Roma 1940, p. 124.