FIORAVANTI (Fieravanti), Fieravante
Nato a Bologna, nel 1390 circa da Ridolfo, poté formarsi qui, come ingegnere, al seguito di Giovanni da Siena che, dopo aver realizzato opere difensive ed idrauliche per conto del Comune, tra il 1411 ed il 1414 ricostruì il castello di Galliera (Ricci, 1891, p. 98). Con il fratello Bartolomeo. nel 1410, fu membro della Compagnia dei Battuti (Gualandi, 1844, p. 193), importante istituzione nella Bologna del tempo, legata all'ospedale di S. Maria della Vita, nelle cui scuole furono effettuati lavori di ricostruzione negli anni 1409-1414 (Sighinolfi, 1927, p. 14).
Nel 1416 giunse a Bologna Andrea Fortebracci, detto Braccio da Montone: forse a partire da questo momento e fino al 1424, anno della morte dei condottiero, il F. rimase al suo servizio. Dal 1417 al 1422, per conto di questo, che aveva composto una contesa tra Reatini e Temani causata dagli allagamenti delle campagne che provocavano le piene del fiume Velino, si occupò di bonifiche, rilevamenti preliminari oltre che dello scavo di un canale di scarico, in testa al quale, in località Mannore, costruì una torre di guardia con funzione di riparo per le paratie di apertura e chiusura (Ricci, 1891, p. 99; Marinelli, 1911-12, pp. 91-99). Meno probabile, ma affermato da testi settecenteschi, è che il F. realizzasse, tra il 1420 e il 1423, anche la galleria dell'emissario del lago Trasimeno, sempre su commissione di Braccio (Mariotti, 1788, p. 107).
Nel 1418, mentre a Castel Montone, in Umbria, costruiva un castello per il Fortebracci, a Bologna venivano assassinati Bettina d'Alle, moglie del F. (ma difficilmente madre del figlio di questo Aristotele, nato probabilmente intorno al 1420), e l'amante Raimondo Nicolai. Del delitto, compiuto tramite sicari, venne accusato il F., che, presentatosi al giudice dopo che erano trascorsi cinque anni, venne assolto nel maggio 1425 perché il reato fu giudicato prescritto (Ricci, 1891, p. 95).
Nei due anni successivi, ancora in Umbria, il F. potrebbe essersi occupato delle mura di Perugia e forse del castello di Magione sul Trasimeno, sul cortile del quale si aprono tre ordini di logge ad archi depressi che rimandano alla sua attività in Bologna (Ricci, 1932, pp. 778-781). Del 1423 è la costruzione delle logge di Braccio a Perugia, resti di un palazzo fatto costruire dal Fortebracci accanto alla cattedrale di S. Lorenzo, che pure potrebbero essere attribuiti al F. (Venturi, 1924, p. 375; Bertini Calosso, 1939, pp. 82 s.), dove volte a crociera si appoggiano, sul lato prospiciente la piazza dei Priori, su pilastri a sezione ottagonale dalla ricca base e dai severi capitelli pseudocorinzi.
Tornato a Bologna, il F. nel novembre 1425 iniziò la ricostruzione della parte destra del palazzo pubblico, distrutto due mesi prima da un incendio.
Nel 1428, scrivendo a Giovanni Cicchi, dell'Opera del duomo di Siena, Iacopo della Quercia fece il nome del F. per la costruzione della loggia di S. Paolo nella sua città, definendolo "di buono ingenio" ed aggiungendo che "poco aopera chazuola od altra manualità, ma molto sa far bene sua opera"; e citando il "chastello di Braccio in Perugia" ricordò il palazzo "bellissimo" e "molto ornato" fatto a Bologna per il cardinale legato, concludendo di aver parlato col F., e di aver ricavato l'impressione che sarebbe stato disposto a recarsi a Siena (Milanesi, 1854, pp. 144 s.).
Dal maggio 1430 il F. non fu più presente sul cantiere del palazzo pubblico: seguace di Antonio Bentivoglio, venne bandito da Bologna e costretto a cercar lavoro altrove (Ricci, 1891, p. 104). Due anni più tardi era al servizio di Niccolò III d'Este, personaggio già in buoni rapporti con Braccio da Montone, dirigendo, dall'aprile 1432 al settembre 1433, i lavori della residenza che il marchese si fece costruire sulla piazza del Comune di Reggio Emilia.
Contemporanemente, tra il maggio e l'agosto del 1432, il F. si occupò di lavori nella rocca di Sarzano (oggi Casina); nel luglio doveva finire opere nel mulino di Consandolo, e, dal novembre di quell'anno al successivo mese di febbraio, fu impegnato nel Modenese a sistemare i mulini di Bastiglia, dove provvide anche al consolidamento di due ponti. Si recò quindi per poco tempo a Ferrara e, rientrato a Reggio Emilia, vi rimase sino a luglio; nel settembre 1433 e nel giugno del 1434 la sua opera era ancora richiesta a Bastiglia. Nella primavera di quell'anno la sua presenza venne sollecitata anche al castello di Castellarano, ma non è certo che il F. vi abbia lavorato (Nironi, 1971, p. 190; 1982, p. 42).
Nel dicembre 1435, o poco più tardi, poté rientrare a Bologna, dove, due anni dopo, partecipò a lavori nella chiesa di S. Petronio, eseguendo "il capitello novo del pilastro novo ch'è dritto la sesta capella al Spedal de la Morte" (Supino, 1938, p. 11) e forse altre opere. Dal maggio 1438, con altri due ingegneri, fu invece impegnato al servizio del duca di Milano nella costruzione del naviglio di Bereguardo a Pavia e, l'anno seguente, con Filippino degli Organi, nella creazione di una conca sul canale lungo la via Arena a Milano per renderlo navigabile (Beltrami, 1912, p. 17; Skempton, 1963, p. 455). In seguito i due potrebbero anche aver realizzato un'altra conca sul naviglio interno di Milano, vicino a S. Ambrogio (ibid.). Ancora a Bologna, tra il 1442 ed il 1444, il F. è nominato nuovamente per lavori in S. Petronio (Supino, 1938, p. 11).
Da un documento del febbraio 1447 relativo al figlio Aristotele si apprende che il F. era, a quella data, già morto (Beltrami, 1912, p. 19).
Sempre a Bologna, su basi stilistiche è stata assegnata al F. una delle case Bovi-Silvestri, poi Tacconi, in piazza S. Stefano (Ricci, 1891, pp. 108-111); dev'essere invece esclusa una sua partecipazione ai lavori per il palazzo della Mercanzia (Ricci, 1892, p. 240; Orioli, 1892, p. 397). Il F. è legato ai modi dell'architettura tardogotica della fine del Trecento nell'Italia centrale: più che definire il suo uno "stile di transizione" (Malaguzzi Valeri, 1899, p. 36) verso il Rinascimento va invece sottolineato come, in base alle informazioni di Iacopo della Quercia, egli si mostri quale rappresentante della nuova figura professionale dell'architetto che, in quel tempo, andava distinguendosi da quella del capomastro. Come ingegnere, essendo informato delle innovazioni tecnologiche più importanti dei suoi tempi, appare importante figura di congiunzione fra la tradizione medioevale e le imprese realizzate dal figlio Aristotele, sino ad arrivare agli studi di Leonardo da Vinci.
Fonti e Bibl.: A. Mariotti, Lettere pittoriche perugine a Baldassarre Orsini, Perugia 1788, p. 107; M. Gualandi, Mem. originali risguardanti le belle arti, V, Bologna 1844, p. 193; G. Milanesi, Doc. per la storia dell'arte senese, II, Siena 1854, pp. 144 s.; C. Ricci, F. F. e l'architettura bolognese nella prima metà del sec. XV, in Arch. stor. dell'arte, IV (1891), pp. 92-111; Id., Giovanni da Siena, ibid., V (1892), p. 240; E. Orioli, ibid., p. 397; F. Malaguzzi Valeri, L'architettura a Bologna nel Rinascimento, Rocca San Casciano, 1899, pp. 36 ss., 42 ss., 148; L. Marinelli, F. F. e i lavori del Velino, in Atti e mem. della R. Dep. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, II (1911-1912), pp. 91-99; L. Beltrami, Vita di Aristotile da Bologna, Bologna 1912, pp. 15-17; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VIII, 2, Milano 1924, pp. 373-386; L. Sighinolfi, La chiesa e l'oratorio dell'ospedale di S. Maria della Vita..., Bologna 1927, p. 14; I.B. Supino, L'arte nelle chiese di Bologna, Bologna 1938, p. 11; A. Bertini Calosso, Matteo Gattaponi, F. F. e i primordi dell'architettura del Rinascimento in Umbria, in Atti del II Conv. naz. di storia dell'archit., Roma 1939, pp. 80-83; A.W. Skempton, Canali e navigaz. su fiumi prima del 1750, in Storia della tecnologia, III, Torino 1963, p. 455; V. Nironi, Documenti riguardanti un periodo sconosciuto della vita dell'architetto F. F. nell'Archivio di Stato di Reggio Emilia, in Atti e mem. della Dep. di storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 10, VI (1971), pp. 185-197; Id., Nicolò III e i palazzi civici di Reggio, in Boll. stor. reggiano, XIV (1982), 53, pp. 36-48; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 594; Enc. Ital, XV, p. 237.