FIDENE (Fidenae, Fidena)
Antica città del Lazio, recentemente localizzata con sicurezza sul gruppo collinare che si raccoglie attorno al poggio di Villa Spada, di fronte al Tevere e lungo la Via Salaria, poco a Ν della foce dell'Amene. F. è ricordata di antichissima fondazione albana (Dion. Hal., II, 53, 4; Verg., Aen., VI, 773-776; Serv., Aen., VI, 773-776; Sol., II, 16; Steph. Byz., s.w.) e i suoi abitanti sono annoverati tra i popoli che parteciparono al sacrificio sul monte Albano (Plin., Nat. hist., III, 69). Già grande e popolosa al tempo di Romolo, secondo Plutarco (Rom., 17, 1) sarebbe entrata in guerra con Roma in seguito al ratto delle Sabine.
Un'altra guerra è ricordata al tempo di Romolo, e il ruolo di controllo del Tevere esercitato dai Fidenati è significativamente espresso dall'episodio dell'intercettazione e del saccheggio da parte loro di un convoglio di barche carico di viveri, inviato dai Crustumini lungo il fiume per soccorrere Roma travagliata da una carestia; in seguito alla sconfitta, già allora la città avrebbe accolto una colonia romana (Liv., I, 14, 4-11, e 27, 3; Dion. Hal., II, 53, 2-4; III, 6, 1; Plut., Rom., 23, 5-6). Fin da questo tempo, il possesso romano di F. sarebbe stato la causa principale delle guerre di Roma con Veio (Liv., I, 15, 1 e 27, 11; Dion. Hal., II, 53, 3-4 e 55, 1-5; III, 23-26, 39-41). F. compare al tempo di Tarquinio Prisco anche nel quadro delle guerre condotte da Roma contro i Latini e i Sabini e, in effetti, per la sua posizione di confine è detta anche città etrusca (Strab., V, 2, 9) o sabina (Plut., Rom., 17, 1), così come sarà registrata in terra sabina nella divisione augustea dell'Italia (Plin., Nat. hist., III, 17, 106-108).
Le guerre che Roma condusse contro la recalcitrante F. sono poi spesso ricordate, come quelle contro Etruschi, Sabini e anche Latini nello stesso territorio, dal tempo di Tarquinio il Superbo fino all'inizio della repubblica, culminanti in quest'ultima fase nell'episodio della migrazione dei Claudii e nel loro stanziarsi a Ν dell'Amene (Liv., II, 16; Dion. Hal., V, 40; Plut., Pubi, XXI) e con la presa di F. del 498, che avrebbe comportato in seguito la confisca della metà dei territori e lo stanziamento di una guarnigione nella città (Dion. Hal., V, 59-60). Ancora nel 438 è ricordata la ripresa delle ostilità, con la defezione di F. ai Veienti e la riconquista della città (Liv., IV, 31, 6-34), e una nuova ribellione dopo l'invasione gallica (Varrò, Ling, lat., VI, 18), quando viene menzionata la figura di un dictator, fatto assai importante per conoscere le forme di governo cittadino (Macr., Sat., I, 11, 37). In seguito F. viene ricordata solo occasionalmente.
Le prime testimonianze archeologiche sul sito della futura F. risalgono all'Età del Bronzo Medio, con un insediamento maggiore posto proprio sulla collina di Villa Spada, destinata a divenire la rocca della città. Un notevole balzo demografico è poi attestato su tutto l'insieme di questi rilievi nella II fase della civiltà laziale e soprattutto nella III. Di fatto un'alleanza tra F. e Veio può essersi organizzata già in quest'epoca, in contrapposizione all'affermarsi del controllo di Roma sul corso inferiore del Tevere per tenere aperte, indipendentemente ancora da Roma, le comunicazioni dall'Etruria interna verso il Lazio meridionale e la Campania.
Nel VII sec. a.C. la consistenza dell'abitato appare ben consolidata e definita anche nelle necropoli. Queste ultime si delineano nelle forme culturali proprie del mondo laziale, e l'apporto dei materiali fa intravedere la consistenza delle relazioni con Veio e la regione falisca.
Nel VI sec. a.C. la città appare compiutamente delineata, con una superficie di 45,5 ha e cinta presumibilmente da mura. Si sono individuati vari edifici urbani e soprattutto il santuario sulla vetta di Villa Spada, caratterizzato da materiali votivi arcaici e da una ricca coroplastica architettonica di tipo laziale, riferibile all'inizio del V sec. a.C., tra cui fa spicco una testa di Giunone Lanuvina. Assai importante e problematico, nel contesto della cultura laziale del tempo, è il rinvenimento, nello stesso ambito dell'abitato, di una ricca tomba femminile databile fra il VI e la prima metà del V sec. a.C., da riferire a particolari manifestazioni di privilegio mantenute dal personaggio defunto nell'ambito della comunità cittadina.
La contrazione dell'abitato, già registrata nel V sec. a.C., è documentata assai nettamente nel IV, quando esso si riduce all'antica posizione dell'oppido e a nuclei dissociati all'intorno, mentre queste colline vengono aggredite e sempre più devastate da cave da cui si estraeva il tufo utilizzato nelle costruzioni di Roma (è significativo anche l'impiego per l'innalzamento delle mura del castro di Ostia). Già nel III sec. a.C. interi settori del più antico abitato appaiono cancellati davanti a tale opera distruttiva; nel II sec. le cave raggiungono la massima estensione, addentrandosi addirittura nelle viscere dell'oppido, che in questa fase certo doveva aver perso ogni identità civica ed essere parte quasi anonima del suburbio romano.
Con il I sec. a.C. grandiose ville si vanno stabilendo nel territorio all'intorno, qualificate anche da sepolcri monumentali. Una ripresa edilizia della città, dapprima limitata solo a quella pubblica, si segnala nella stessa prima metà del I sec. a.C., quando, dopo l'età sillana, F. risulta dalla documentazione epigrafica tardorepubblicana e imperiale (per altro assai discussa) ricostituita come municipio con una magistratura duovirale, un Senatus Fidenatium e poi due dictatores al vertice del governo cittadino (CIL, I2, 1709; XIV, 4057-4058, 4063; Eph. Epigr., VII, 1268). È stata intravista una sistemazione monumentale dell'accesso in città dalla Via Salaria sul versante di Roma, dove doveva essere anche il foro; le iscrizioni rinvenute documentano il decoro municipale per almeno tutti i tre primi secoli dell'Impero.
F., in età imperiale, doveva presentarsi sulla Via Salaria come un nucleo abitato attrezzato a sede amministrativa di un territorio fortemente urbanizzato; la qualità e l'intensità del popolamento della contrada stessa rispecchiano la sua diretta appartenenza all'ambito suburbano di Roma. Nel contesto territoriale si colloca il Praetorium Fidenatium, un possesso imperiale il cui nucleo edilizio si è proposto di riconoscere sulla collina di Settebagni, al confine del territorio crustumino. Un'estesissima necropoli è documentata lungo la Via Salaria all'altezza della città, e dimostra anch'essa l'intensità demografica del territorio all'intorno.
Questa forte urbanizzazione e la sua pertinenza all'ambito suburbano della maggiore città sono anche attestate dal disastroso crollo dell'anfiteatro ligneo costruito presso F. nel 27 d.C., in cui rimasero coinvolte 50.000 persone tra morti e feriti (Tac., Ann., IV, 62-63; cfr. Suet., Tib., 40, e Oros., Hist., VII, 4, 11).
Nel IV sec. d.C. la regione sembra spopolarsi; scarse e incerte sono le attestazioni cristiane.
Bibl.: L. Quilici, S. Quilici Gigli, Fidenae, Roma 1986. - Per aggiornamenti: A. M. De Meis, G. Messineo, Una lastra con girali da Fidenae, in Xenia, 17, 1989, pp. 65-70. - Relazioni su scavi, ritrovamenti, restauri in Roma e suburbio, in BullCom, XCI, 1986, pp. 692-700; XCIII, 1989-1990, pp. 241-244; A. M. Bietti Sestieri e altri, Fidenae, le strutture dell'età del ferro, in Archeologia Laziale X (QuadAEI 19), Roma 1990, pp. 115-120; S. Quilici Gigli, Fidenae, in La Grande Roma dei Tarquini (cat.), Roma 1990, pp. 155-156 e schede pp. 157-158.