fico
Le molte specie di un albero sacro agli dei
Il genere Ficus appartiene alla famiglia botanica delle Moracee e comprende oltre 750 specie, la maggior parte esotiche: tra queste il Ficus elastica da cui si ricava il prezioso caucciù per fare la gomma e altri tipi di Ficus di grande interesse botanico. Il Ficus carica è la specie a noi più nota, diffusa nelle regioni mediterranee e i cui frutti deliziosi vengono apprezzati dai tempi più antichi. Presenta un tipo d'impollinazione particolare. Il fico è considerato in molte religioni una pianta sacra
Esistono sulla Terra ben 750 specie del genere Ficus, un vero record. Si tratta di piante spesso legnose, contenenti sia nel tronco sia nei rami alcuni canali (canali laticiferi) dove si raccoglie il latice, una soluzione di zuccheri, calcio, sostanze velenose, resine e gomme che, nel Ficus elastica o albero della gomma dell'Asia tropicale, dà origine a un tipo di caucciù. I ficus diffusi come piante d'appartamento sono le forme nane della specie Ficus elastica. Il Ficus bengalensis è il baniano delle Indie orientali: in una prima fase, germina sui rami di una pianta ospite (pianta epifita), poi comincia a produrre radici che, vere colonne, giungono a terra e si fissano al suolo. Altre radici spuntano lateralmente, si piegano ad angolo retto e vanno a terra. In breve il baniano soffoca l'albero su cui è cresciuto formandogli intorno un piccolo bosco costituito dai suoi stessi tronchi.
Un'altra pianta simile è il Ficus religiosa o fico delle pagode, diffuso in India, che sviluppa un fitto insieme di rami, radici, foglie. Secondo la leggenda, sotto i rami di uno di questi alberi si sarebbero riposati i 7.000 soldati dell'esercito di Alessandro Magno.
I frutti di fico piacciono a tutti, e molto. La pianta di Ficus carica, quella che conosciamo e che cresce, sia selvatica sia coltivata, in tutti i paesi dell'Europa meridionale e del Mediterraneo, è la produttrice delle note, squisite, infruttescenze che maturano a fine giugno (i fioroni) e a settembre ( i settembrini).
È un albero che può raggiungere i 10 m d'altezza, ma anche rimanere arbusto. Ha rami fragili e irregolari che formano una corona piuttosto rada. La corteccia è grigia, sottile, le foglie sono palmate, coriacee e contenenti un latice per cui la pianta, nei tempi antichi, era considerata simbolo di fertilità. I fiori sono a sessi separati, ma sia quelli maschili sia quelli femminili si trovano nella stessa infiorescenza a coppa. I fichi selvatici, detti caprifichi, portano nello stesso ricettacolo sia il fiore maschile, produttore di polline, sia un tipo di fiore femminile a stilo corto, detto fiore gallìgeno, in cui una vespa (Blastofaga psenes) depone le sue uova. È lì che le larve crescono e si nutrono fino alla maturità. La vespa si copre però di polline che trasporterà sul fiore del fico coltivato, quello di cui mangiamo i frutti. Qui il polline feconda il fiore femminile, diverso da quello del caprifico perché ha lo stilo lungo e non adatto ad accogliere le uova della vespa: da questo incontro si formerà il frutto commestibile. Per facilitare l'incontro con la vespa impollinatrice si usava, e raramente si usa tuttora, mettere tra i rami del fico coltivato rami fioriti di caprifico che richiamano gli insetti. In tal modo è assicurata l'impollinazione e la fruttificazione.
Era molto frequente nell'antichità che un albero, importante per l'alimentazione o per la cura di malattie o anche per sue certe caratteristiche botaniche, fosse considerato caro agli dei. Così è avvenuto per il fico. In Grecia era sacro al dio Dioniso e simbolo di fecondità. A Roma si diceva che Romolo e Remo fossero nati all'ombra di un fico che veniva per questo venerato. Nell'Antico Testamento si racconta che Adamo ed Eva, commesso il peccato originale e presa coscienza della loro nudità, si coprirono con foglie di fico. In India è la pianta sacra a Visnù e a Shiva, e Buddha ottenne l'illuminazione all'ombra di un fico che nel buddismo è simbolo di saggezza e conoscenza.