FIANONA (Flanona, Φλάνων)
Centro dell'Istria orientale, stazione preistorica di notevole importanza, al pari di Albona; oltre che le tracce del suo castelliere, ritrovate a Fianona Castello, stanno a provarlo il suo nome antico di Flanona (i cui abitanti sono detti Flanates), alcuni nomi personali e i culti indigeni persistiti in età romana o direttamente (sentona, Ica, Iria) o celati sotto il nome di Giano, di Silvano e di Minerva, detta anche Flanatica in una iscrizione di Parenzo (Inscr. Italiae, r. x, fasc. iii, n. 194).
Sorgeva all'imboccatura del sinus Flanaticus, che però, secondo Artemidoro (100 a. C.) riportato da Stefano Bizantino, in origine comprendeva non il solo vallone ove si trovava il porto vero e proprio, ma tutto quel golfo che dal IX sec. in poi sarà detto Quarnarius. Già all'inizio dell'Impero F. ricevette lo ius italicum, come apprendiamo da Plinio (Nat. hist., iii, 19, 140); appartenne in origine al Conventus Scardonitanus (Dalmazia settentrionale), ma non è certo che poi, al tempo di Costantino, non venisse attribuita all'Istria. Vi fu decapitato Gallo Cesare nel 354 d. C. per ordine di Costanzo.
Abbastanza numerosi i resti architettonici e le sculture del centro romano che dovette estendersi lungo la marina; di un edificio eretto a spese pubbliche è ricordo in un frammento di iscrizione. Altre lapidi ci conservano il nome di un curator rei publicae (Inscr. Italiae, r. x, fasc. i, n. 88) e di un decurione che mostrano i rapporti di F. con Pola e con Salona. Ci resta anche un'ara attestante il raro culto di Vesta. F. offrì infine pretoriani all'Impero (C. I. L., vi, 209 = Dessau, Inscr. Lat. Selectae, 209 G). La famiglia più importante del luogo fu la Aquilia.
Bibl.: C. I. L., III, p. 389 e p. 1643; Patsch, in Pauly-Wissowa, VI, 1909, c. 2504, s. v.; B. Tamaro, in Not. Scavi, 1928, p. 411; A. Degrassi, ibidem, 1934, p. i ss. con la ricca bibliografia ivi citata; id., I porti romani dell'Istria, in Anthemon, Miscellanea in onore di C. Anti, p. 49; id., Il confine nord-orientale dell'Italia romana, Berna 1954, p. 130 e passim.