FIAMMINGHI (fr. Flamands; sp. Flamencos; ted. Vlamen o Flamen; ingl. Flemings)
Insieme al nome regionale di Fiandra (Flandria, Flandra), s'incontra, a cominciare già dai secoli VIII e IX, anche quello dei suoi abitanti, in forme variabili: Flandri, Flandrenses, Flamingi. L'etimologia è ignota. L'uso moderno ha fissato poi i due termini in accezioni alquanto diverse, perché mentre quello di Fiandra è rimasto alla pianura marittima che si estende dalle colline dell'Artois, in Francia, alle rive della Schelda inferiore, nell'Olanda il nome di Fiamminghi si è esteso, in contrapposto al territorio linguistico neolatino adiacente (Francesi, Valloni), a tutta la popolazione basso-tedesca della Francia e del Belgio; ma a questa soltanto, sebbene, sotto il riguardo linguistico, non vi sia distacco fra la zona fiamminga e quella olandese. Il distacco è costituito, invece, dalle condizioni culturali, per l'affievolirsi, nella zona fiamminga intensamente industrializzata, delle vecchie tradizioni popolari che la collegavano alla popolazione tedesca, e per il graduale prevalere della cultura cittadina francese. V. belgio.
Lingua. - Il fiammingo adoperato come lingua letteraria nel Belgio settentrionale e parificato ora in tutto il Belgio al francese, anche come lingua ufficiale, si fonda particolarmente sulla parlata delle classi colte di Anversa e Gand (Gent), ma è stato poi ravvicinato all'olandese letterario per opera del "Movimento fiammingo" (vlaamsche beweging).
Dal punto di vista glottologico, il fiammingo (vlaamsch) è uno dei tre rami in cui si divide il francone occidentale: esso nei suoi due dialetti principali (fiammingo occidentale e orientale), occupa meno della metà del territorio linguisticamente germanico del Belgio. A oriente di una linea ideale che da Anversa scende verso sud, fino ai limiti del confine linguistico vallone, non si parlano più dialetti fiamminghi, ma brabantini (brabantsch) e più a oriente ancora, fra Aarschot e la Mosa, dialetti limburgici occidentali (westlimburgsch). Il fiammingo occidentale, parlato fra Dunkerque e il confine colla Zelanda olandese e a sud fino a Menin (Meenen), ha alcuni caratteri che lo riuniscono anche al frisone, talché alcuni linguisti lo chiamano friso-francone (spec. importante la mancanza di dittongazione di î, û, e il mutamento di l in u in determinate condizioni, p. es. kut, oland. koud, a. franc. kald, cfr. got. kalds, ted. kalt).
Bibl.: E. Houzé, Ethnogénie de la Belgique, Bruxelles 1882 (con bibl.); K. Braemer, Nationalität und Sprache im Königreich Belgien, in Forsch. zur deutschen Landes- und Volkskunde, II, 1887 (carte); G. Celis, Volkskundige Kalender for het Vlaamsche Land, Gand 1923; M. A. Lefèvre, L'Habitat rural en Belgique, Liegi 1926. Per la lingua, v. olanda: Lingua.