fiamma
fiamma [Der. del lat. flamma, dal tema di flagrare "ardere"] [FTC] [CHF] Sorgente di calore e di luce costituita da masse gassose (in cui possono essere contenute anche particelle solide o liquide) ottenute, nella maggior parte dei casi, per combustione, di solito con l'ossigeno dell'aria, di una sostanza. La sostanza che origina la f. può essere solida, liquida o gassosa; nei solidi o nei liquidi il calore che si sviluppa nella combustione serve anche a mantenere la f., provocando lo sviluppo (per distillazione o per decomposizione) di ulteriori masse di gas che sostituiscono quelle bruciate. In una f. si possono distinguere diverse zone con differente luminosità e temperatura (v. fig.). La luminosità di una f. è in relazione, oltre che con la temperatura, con la presenza di particelle carboniose finemente suddivise o di alcuni ossidi metallici (di cerio, di torio, ecc.), variamente sfruttati nella realizzazione di lampade a fiamma. Gli andamenti assunti dalla temperatura e dalla composizione al-l'interno della f. sono di assai difficile determinazione sperimentale a causa delle dimensioni piuttosto piccole della zona che occorre esplorare; per es., per f. originate dalla combustione (a pressione atmosferica) di idrocarburi con aria (per es., acetilene) la dimensione lineare (spessore) della regione di massima luminescenza è generalm. minore di 1 mm. Nel meccanismo di formazione e di mantenimento della f. giocano un ruolo essenziale due fenomeni di trasporto: il flusso termico per conduzione dalla zona di reazione alla zona di trasporto (zona fredda), dove avviene il preriscaldamento della miscela combustibile, e la diffusione dei radicali liberi (a vita molto breve) ottenuti nelle fasi intermedie attraverso le quali si evolve la reazione globale. L'emissione di radiazioni nel campo dello spettro visibile e, quindi, la luminosità della f. è dovuta, appunto, alla presenza di talune specie di radicali liberi (CH, per es.). ◆ [CHF] F. fredda: lo stesso che chemiluminescenza (←). ◆ [STF] [ACS] F. sensibile: rivelatore acustico del passato, costituito dalla f. emessa da un becco a gas provvisto di una capsula con lamina elastica, che, vibrando per effetto di suoni incidenti su essa, fa variare la pressione e quindi l'altezza della f.; prima dell'avvento dei moderni trasduttori acustoelettrici (microfoni e simili) era uno dei più semplici e sensibili dispositivi per studiare, mediante la fotografia e la cinematografia oppure mediante oscilloscopi a specchio rotante, forme d'onda di suoni. ◆ [CHF] Analisi alla f.: metodo di analisi chimica qualitativa, consistente nell'osservare la colorazione caratteristica impartita dalla sostanza in esame a una f.; si esegue portando nella zona non luminosa di un becco Bunsen l'estremità di un filo di platino sulla quale si è posta una piccolissima quantità della sostanza da esaminare, inumidita con acido cloridrico; per es., i sali di sodio impartiscono alla f. un'intensa colorazione gialla, quelli di potassio una colorazione rosa, quelli di litio rossa, quelli di bario verde, ecc. ◆ [MCF] Propagazione del fronte di f.: v. onde nei gas: IV 290 f. ◆ [OTT] [CHF] Spettro di f.: quello della luce emessa nella combustione d'una sostanza; in esso sono presenti righe caratteristiche che possono essere utilizzate nell'analisi chimica per rivelare o determinare i vari elementi; poiché la quantità di elemento necessaria a produrre queste righe è molto piccola, questo metodo di analisi spettroscopica ha grande importanza per la sua sensibilità.