fiaccare
Nel senso di " indebolire ", " consumare ", con costrutto transitivo, in If XII 15 [il Minotauro] quando vide noi, sé stesso morse, / sì come quei cui l'ira dentro fiacca: così intende il Torraca, seguito da molti altri commentatori, che attribuisce al pronome cui il valore di complemento oggetto; ma si può intendere, con il Porena: " cui l'ira rompe internamente, cioè vince nell'animo "; il Buti chiosava " l'ira sì rompe l'anima dalla sua costanzia ". Con costrutto intransitivo pronominale, in If VI 54 per la dannosa colpa de la gola, / come tu vedi, a la pioggia mi fiacco, " mi consumo ", " mi logoro " (v. Tommaseo, Dizionario), " mi abbatto ", " mi struggo " (Chimenz). Il Boccaccio spiega: " in questo tormento mi rompo ". Interessante appare la tesi del Pézard, secondo cui il verbo potrebbe valere in questo caso " macérer, detremper ", e quindi D. alluderebbe al tormento fisico di Ciacco, macerato dalla greve pioggia.
Nel senso di " rompere ", " spezzare " che, secondo le chiose degli antichi, dovette essere il più comune, il verbo è usato, con valore passivo, in Pg VII 75 fresco smeraldo in l'ora che si fiacca, " quando la pietra viene spezzata, rotta [" quando se rompe " per il Lana; " cum frangitur " per Benvenuto] e compare nella maggiore freschezza e intensità il suo verde ". Il Pézard (p. 1688 ss.) traduce il verso dantesco con l'espressione " fraîche émeraude .en vert vin detrempée " perché, rifacendosi agli antichi lapidari e citando anche un luogo dell' Intelligenza ( XXII 1-7), pensa che D. alluda qui alla consuetudine d'immergere lo smeraldo in olio o in vino per renderne più luminoso il colore.
Ancora con costrutto transitivo e con analogo significato, in Fiore XXXIII 3 lo vento... alberi e vele e ancole fiaccava, e in If VII 14 Quali dal vento le gonfiate vele / caggiono avvolte, poi che l'alber fiacca [sottintendendo il soggetto: " il vento fiacca, rompe l'albero "], / tal cadde a terra la fiera crudele. Così spiegano il Lombardi e il Del Lungo. Benvenuto intende " frangitur " e il Buti " è fiaccato ". Il Venturi parla di neutro passivo e chiosa " si fiacca "; ugualmenteil Torraca, che cita come esempio precedente Maestro Francesco da Firenze (De le grevi doglie 24) e parla di forma neutra (cfr. Torraca, in " Bull. " II [1895] 140, e Parodi, Lingua 280). La maggior parte dei commentatori moderni, in questo caso, attribuisce al verbo costrutto intransitivo e il senso di " cedere ", " spezzarsi ".