FETONTE (Φαέϑων, Phaethon)
Figlio di Helios e di Clirnene, secondo la tradizione esiodea, oppure di Merope, o di Rhode figglia di Asopo, o di Prote, figlio di Neleo (o Nereo). Volle guidare il carro del padre, ma i focosi cavalli gli presero la mano e lo portarono così vicino alla terra da provocare incendi e disastri. Zeus allora lo colpì col fulmine e F. precipitò nell'Eridano. Le sorelle di lui, le Eliadi, né piansero la morte e furono mutate in pioppi e le loro lacrime in ambra; Eridano divenne la costellazione del Fiume. Eschilo, Euripide e i poeti alessandrini diedero poi altre versioni del mito.
Gli episodî della saga di F. furono spesso rappresentati. Pausania (ii, 3, 2) ricorda una raffigurazione nei Propilei di Corinto e F. ed Helios sulla quadriga compaiono nelle monete corinzie (Hitzig-Blümner, Tav. ii, 9). Una pittura è descritta da Filostrato (i, ii). In alcuni stucchi dalla Farnesina, nel Museo Nazionale Romano, è raffigurato F. che chiede ad Apollo di condurre il carro e F. che guida il carro del Sole accompagnato dalle Ore. La stessa scena compare su un fregio da Bolsena. In una sardonica di Firenze è raffigurata la caduta di F. e lo stesso tema è ripreso in una matrice di vaso aretino del museo di Boston. Su alcuni sarcofagi romani del Il e III sec. d. C. si ripetono le due scene principali della saga: la preghiera per ottenere il carro e la caduta nell'Eridano.
Bibl.: L. Preller-C. Robert, Griechische Mythologie, 4, Berlino 1894, p. 438 ss; G. Knaack, in Roscher, s. v.; id., Questiones Phaethontae, in Philolog. Untersuch., VIII, 1886; id., in Hermes, XXII, p. 637 ss.; G. Türk, in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, cc. 1508-15, s. v. Phaeton; F. Bernabei, in Not. Scavi, 1895, p. 42, fig. 1; W. Helbig, Fuehrer, 1331 (E destra 1074); A. Furtwängler, Gemmen, I, tav. 58, 2 e II, 263; Wieseler, Phaethon, Gottinga 1857, tav. nn. 4-5; cfr. p. 52 ss.; C. Robert, Antike Sarkophagreliefs, III, 3, Berlino 1919, p. 405 ss.; figg. 332-350; P. Hartwig, in Philolog. Untersuch., N. F., XIV, p. 478 ss.; E. Gabrici, in Rendic. Acc. Lincei, ser. V, XX, 1911, p. 564, fig. i; F. Weege, Das goldene Haus des Nero, in Jahrbuch, XXVIII, 1913, p. 171 ss.; G. A. Mansuelli, Ricerche sulla pittura ellenistica, Bologna 1950, p. 72, fig. 77; M. P. Nilsson, Geschichte der griechischen Religion (Handbuch, V, 2, 2) Monaco 1950, pp. 522-648, 649 A i.