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FESTO

di Doro Levi - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)
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FESTO

Doro Levi

(ΦαιστόϚ; XV, p. 167)

Scavi italiani, ripresi nel 1950, hanno rivelato l'esistenza di vaste strutture di palazzi più antichi, per cui il palazzo tardo-minoico messo in luce da L. Pernier può chiamarsi non secondo, ma quarto palazzo. Già in questi palazzi sono largamente usati, per pavimenti e zoccoli di pareti, lastre e blocchi di finissimo gesso alabastrino venato di vari colori. Fin dal loro apparire questi ruderi ci hanno restituito suppellettili consistenti soprattutto in ceramiche, dalle forme e decorazioni più svariate, manifestanti sin dagli inizi una rigogliosa ed elegante policromia (tipo chiamato di Kamares, dal nome della grotta nella quale si sono rinvenuti i primi frammenti).

Un vano del palazzo minoico che, per ragioni a noi inspiegabili, ha avuto rifatto il pavimento in un secondo tempo, palesa come nel primo momento la decorazione dipinta fosse associata, nella ceramica, a un ornato in rilievo: per questa duplice tecnica ricordiamo, per es., un ampio vaso troncoconico, con l'intiero corpo decorato da un alto giglio in rilievo, ma contemporaneamente con la superficie dipinta in policromia. Solamente dipinti appaiono in seguito alcuni vasi, soprattutto tazze, dalle pareti estremamente sottili che perciò vengono chiamati ''a scorza d'uovo''; tra le ceramiche decorate è una coppa con la rappresentazione, in forma fortemente stilizzata, della ''dea dei serpenti'' fiancheggiata da due ancelle danzanti. Contemporaneamente cominciano ad apparire le prime manifestazioni della scrittura lineare, ancora incerta e in qualche dettaglio legata alla precedente scrittura geroglifica. Verso la fine dell'età medio-minoica, la fantasiosa ricchezza e varietà della ceramica comincia a impoverirsi, ma in compenso viene a manifestarsi un inizio di timido e acerbo naturalismo. Un'olla policroma rappresenta, in mezzo a svariate decorazioni dipinte, un agrimi che cozza con le corna contro una roccia. Per questo momento finale della primitiva età palaziale ricordiamo la graziosa statuetta femminile con un velo scendente sulle spalle da un copricapo conico, nonché un tratto del fusto di un'ampia coppa sul quale sono rappresentati dei delfini che si precipitano verso il fondo roccioso del mare.

A ovest del piazzale occidentale del palazzo e in altre aree, più distanti, a sud-est e a nord-ovest si sono cominciati a riscontrare i resti della città. Già i primi saggi hanno restituito ruderi di quartieri di abitazione minoici di diversi periodi, con vasi dalle forme e decorazioni più svariate, rigogliose e fantasiose. A ovest del piazzale superiore, quello sovrastante di ben 7 m la gradinata, è stato messo in luce un notevole quartiere miceneo ricco di ceramiche, e vicino a esso, sulle terrazze delle due colline, un vasto e imponente complesso di case ellenistiche. Un vano di questo dimostra la conservazione sul posto di tradizioni antiche, nella disposizione analoga a quella del megaron miceneo, con due colonne fiancheggianti l'eschara centrale. Proprio a ovest dell'ala meridionale del palazzo sono stati rinvenuti i resti di un interessante quartiere di epoca geometrica che risulta sovrapposto a costruzioni minoiche. Fortuiti, ma di notevole interesse, sono alcuni rinvenimenti riferibili all'età greca arcaica. Il pur promettente scavo della città è stato provvisoriamente interrotto per consentire lo studio e la pubblicazione definitiva dei materiali.

Bibl.: D. Levi, I risultati dei recenti scavi di Festo, in Enc. Arte Antica, v, Roma 1963, pp. 94-102, s. v. Minoico-micenea, arte; L. Rocchetti, ibid., Suppl. 1970 (1973), pp. 331-33, s. v. Festo (con bibl.); L. Vagnetti, L'insediamento neolitico di Festòs, in Annuario Sc. Arch. Atene, 50-51, n. s. 34-35, 1972-73 (1975), pp. 7-138; D. Levi, Festòs e la civiltà minoica, i (Incunabula Graeca 60), Roma 1976 (con bibl.); Y. Duhoux, Le disque de Phaestos, Lovanio 1977; C. Laviosa, La casa TM III a Festòs. Osservazioni sull'architettura cretese in età micenea, in Antichità Cretesi. Studi in onore di Doro Levi, i, Catania 1977, pp. 79-88; V. La Rosa, Capitello arcaico da Festòs, ibid., ii, ivi 1978, pp. 136-48; L. Mercando, Lampade, lucerne, bracieri di Festòs (scavi 1950-70), in Annuario Sc. Arch. Atene, 52-53, n.s. 36-37, 1974-75 (1978), pp. 15-167; L. Rocchetti, La ceramica dell'abitato geometrico di Festòs a occidente del palazzo minoico, ibid., pp. 169-300; K. Branigan, Phaestos. New light on an old palace, in Antiquity, 53 (1979), pp. 102-06; D. Levi, Festòs e la civiltà minoica, ii 1 (Incunabula Graeca 77), Roma 1981; E. Fiandra, Precisazioni sul MM II A a Festòs, in Pepragmena tou D' diethnous kritologhikou synedriou (Iraklion 29 agosto-3 settembre 1976), A' i, Atene 1981, pp. 169-96; D. E. Konstantinides, To vathron tavrokathpsion tou anaktorou tis Phaistou, ibid., pp. 271-80; A. Di Vita, E. Cantarella, Iscrizione arcaica giuridica da Festòs, in Annuario Sc. Arch. Atene, 56, n. s. 40, 1978 (1982), pp. 429-35; S. Damiani Indelicato, Piazza pubblica e palazzo nella Creta minoica, Roma 1982; Id., La piazza pubblica e il palazzo nella Creta minoica. Un esempio. La città di Festòs, in Ann. Sc. Norm. Pisa, 12 (1982), pp. 445-67; Id., A new Kouloura at Phaistos, in Amer. Journ. Arch., 88 (1984), pp. 229-30; D. Levi, Scavi e ricerche a Festòs (Creta), in Scavi e ricerche archeologiche degli anni 1976-79 (CNR, Quaderni de La ricerca scientifica, 112), Roma 1985, pp. 35-49; V. La Rosa, Preliminary considerations on the problem of the relations between Phaistos and Haghia Triada, in Scripta Mediterranea, 6 (1985), pp. 45-54; J. Weingartner, The sealing structures of Minoan Crete: MM II Phaistos to the destruction of the Palace of Knossos. The evidence until LM IB destructions, in Oxford Journ. Arch., 5 (1986), pp. 279-98; M. Follieri, G. B. L. Coccolini, Travi carbonizzate del Palazzo minoico di Festòs, in Annuario Sc. Arch. Atene, 57, n. s. 41-42, 1979-80 (1986), pp. 173-85; V. La Rosa, Un inedito di Pernier, in Magna Graecia, 22, 9-10 (settembre-dicembre 1987), pp. 14-17; D. Levi, F. Carinci, Festòs e la civiltà minoica, ii 2 (Incunabula Graeca 77), Roma 1988.

Vedi anche
Teodoro Lèvi Archeologo italiano (Trieste 1898 - Roma 1991); ispettore alle antichità nella soprintendenza di Firenze, poi (dal 1935) prof. di archeologia e storia dell'arte classica nell'univ. di Cagliari; dal 1947 direttore della Scuola archeologica italiana di Atene. Socio naz. dei Lincei dal 1968. Ha diretto ... antichità Età antica, in contrapposizione all’età di mezzo (o Medioevo) e all’età moderna. In particolare, con il nome di a. si continua convenzionalmente a indicare lo studio di alcune discipline sussidiarie della storia antica, e specialmente quello delle istituzioni pubbliche e sacrali, mentre altre discipline ... Neolitico Periodo più recente dell’età della pietra, definito dall’uso di strumenti di pietra levigata mentre perdurano, sempre più perfezionati, strumenti di pietra scheggiata, di tradizione paleolitica. Il N. è caratterizzato da un cambiamento fondamentale nel modo di vita dell’uomo: da cacciatore-raccoglitore, ... ellenismo Il periodo della storia greca dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla battaglia di Azio, con la quale Roma si assicurò il predominio sull’Egitto (31 a.C.). In esso la civiltà greca si diffuse sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalla Macedonia fino all’India, dal Mar Nero e dal Danubio ...
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Vocabolario
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festare
festare v. intr. e tr. [der. di festa] (io fèsto, ecc.), ant. – 1. intr. (aus. avere) Fare festa: in ogni parte si cantava E con somma allegrezza si festava (Boccaccio). 2. tr. Festeggiare, celebrare solennemente una festività. ◆ Part....
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