Vedi FESTO dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
FESTO (Φαιστός, Phaestus)
Importante città nella parte meridionale dell'isola di Creta, su un gruppo di basse, ma ripide colline, che dominano la pianura di Messarà, la più fertile regione dell'isola. È sulla riva sinistra del Geropotamòs, l'antico Letèo. Fu abitata dal Neolitico all'età bizantina; il massimo periodo di fioritura fu nell'Età del Bronzo (v. minoico-micenea, civiltà), specialmente nella prima metà del secondo millennio a. C. Gli scavi, iniziati nel 1900 dalla Missione Archeologica Italiana con F. Halbherr e L. Pernier, furono interrotti dopo il 1909, e ripresi nel 1929 fino all'inizio della seconda guerra mondiale. Dal 1950, la Scuola Archeologica Italiana di Atene vi sta facendo saggi di notevole importanza. (Per la cronologia, v. minoico-micenea, civiltà).
La storia di F. fino alla piena età greca è data dai ritrovamenti archeologici, ma ricostruirla è difficile a causa della scarsissima conoscenza delle necropoli festie. Durante il Neolitico, F. fu, sembra, il centro più notevole della Messarà e il secondo dell'isola dopo Cnosso (v.), ma questo può esser dovuto alla scarsa esplorazione del Neolitico cretese. All'inizio del secondo millennio a. C. non sembra superare i numerosi e ricchi villaggi esistenti sulle prime pendici dei monti, intorno alla pianura (Haghìa Triada, Kumàsa, Plàtanos, Marathokèphalo, ecc.). La sua preminenza dal secondo millennio al XV sec. a. C. è dovuta alla sua posizione privilegiata, lungo la via che univa Komò, il porto di F. sulla costa S, a Cnosso e al suo porto (v. cnosso). Lungo questa via si svolgeva il commercio fra Creta, l'Egitto e, forse, la costa asiatica: lo provano le migliaia di cretule, trovate in un vano del Medio Minoico Il, sotto la sala 25 del palazzo Tardo Minoico, le quali avevano sigillato recipienti importati o da spedire. Queste cretule hanno motivi simili a quelli dei sigilli egiziani. Influenza egiziana mostrano anche i sigilli della Messarà. Oggetti importati dall'Egitto, tuttavia, sono rari: si limitano ad alcuni scarabei. È forse dovuto al contatto con la civiltà della valle del Nilo il trovare che a F. si è usata la scrittura fin dall'inizio del II millennio (disco con segni pittografici). Alla fine del XVIII sec., F. aveva sotttoposto i centri vicini. La decadenza di F. sembra incominciare dopo la costruzione del "secondo palazzo", forse perché il commercio cretese cominciò a svolgersi soprattutto con il N, la Grecia e le isole: F. ne era automaticamente esclusa, mentre Cnosso assumeva una posizione dominante. F. può anche esser passata sotto il dominio di Cnosso. Fra il 1450 e il 1400 a. C. fu distrutta da un incendio, le cui cause - terremoto, sommossa, conquista dei Greci - rimangono incerte. Non esistono a F. documenti in scrittura lineare B.
La popolazione continuò a vivere nella città e nelle rovine del palazzo. I sepolcri di Kalyvia, del Tardo Minoico III A (XIV sec. a. C.), mostrano che F. era ancora ricca. Le rare case, tombe e trovamenti sporadici dal XIV sec. a. C. all'età greca non permettono di farci un'idea della importanza di Festo. È ricordata nel catalogo omerico delle navi (Il., II, 648). La rivalità con Gortina deve esser sorta assai presto, ma le iscrizioni che la provano non sono anteriori al III sec. a. C. All'inizio del V sec. a. C. F. è, insieme a Gortina, una delle prime città che battono moneta: tipi e leggende sono identici a quelli di Gortina, varia solo il nome della città. La cinta murale del III sec. a. C. mostra che F. era assai estesa; circa il 250 a. C., negli accordi con Mileto, è ancora una delle città che dominano in Creta, ma è evidentemente al terzo posto e, forse, riesce a mantenersi indipendente solo con l'aiuto di Cnosso, che desiderava suscitare avversarî a Gortina. Più tardi finî coll'essere assorbita dalla rivale. In età romana la capitale dell'isola è Gortina. Alcune case e tombe bizantine sembrano essere l'ultimo segno di vita. Poi, per molto tempo si dimenticò dove fosse. Il primo ad indicarne esattamente la posizione fu T. B. G. Spratt, nel 1850.
Come centro artistico F. occupò una posizione assai notevole. La sua produzione ha caratteri che la distinguono da quella degli altri centri dell'isola. Ha un posto notevole nel campo dell'architettura; per la ceramica vascolare è alla testa della produzione cretese durante tutto il Medio Minoico II. I ritrovamenti sono troppo scarsi per giudicare se abbia avuto una propria lavorazione di bronzi e di gemme incise. Di oreficerie, abbiamo solo i pochi oggetti delle tombe del Tardo Minoico III. F. ha certo influito sui centri vicini, la cui ceramica, anche se fatta localmente, mostra di essere influenzata da quella di Festo. La ceramica della grotta sacra di Kamàres, sul Monte Ida, attribuita dall'Evans a Cnosso, è sicuramente di fabbrica festia. Non siamo in grado, per ora di farci un'idea della attività artistica di F. a partire dall'inizio del primo millennio a. C. Forse Gortina cominciava già allora a prendere quella preponderanza artistica che gli scavi hanno reso sicura fin dall'VIII sec. a. C.
A) architettura. - All'inizio del Medio Minoico troviamo a F. un grande palazzo, circondato da abitazioni private: palazzo e case rientrano nella tipologia generale dell'architettura minoica (v. minoico-micenea, civiltà), ma hanno speciali caratteristiche che le distinguono. Sono proprî del palazzo festio in età minoica fino dall'inizio del Medio Minoico: 1. L'uso molto esteso di lastre e blocchi di gesso alabastrino per zoccoli alle pareti, pavimenti, soglie, basi, panchine. Solo Haghìa Triàda (v.) supera F. nell'uso del gesso. 2. La frequenza delle panchine lungo le pareti. Sono così frequenti fin dall'inizio del Medio Minoico da doversi escludere che possano caratterizzare dei luoghi di culto. 3. L'uso di mattoni crudi limitato a stretti tramezzi fra i vani. Non furono usati per grossi muri, come è avvenuto a Cnosso, a Mallia e nei palazzi micenei. 4. L'uso, dopo ogni catastrofe del palazzo, di coprire le rovine con uno spesso strato di calcestruzzo con lo scopo di consolidare il terreno di riporto e di impedire possibili frane. Si riscontra anche a Cnosso, ma molto più limitato e in età tarda.
a) Il Palazzo. - In confronto agli altri centri dell'isola, le varie fasi edilizie risultano ben chiare, perché separate da uno strato di calcestruzzo che ha via via sigillato le rovine della fase precedente. Inoltre, i restauri antichi nelle costruzioni di una stessa fase e le modificazioni sono, relativamente, più limitati che altrove.
Fino ai recenti scavi della Scuola Archeologica Italiana di Atene si conoscevano a F. due grandi palazzi successivi, di dimensioni notevoli. Dell'inferiore, il "primo palazzo" del Pernier, era conservato poco più dell'ala occidentale; il superiore, il "secondo palazzo", era conservato su quasi tutta l'area su cui si stendeva. Gli scavi dal 1950 hanno mostrato che, come era stato supposto in base a un ristretto saggio del Pernier, esistono al disotto del "primo palazzo" due edifici anteriori, sovrapposti e indipendenti, conservati talvolta fino a oltre m 2 di altezza. Le due costruzioni sono sufficientemente sontuose ed elaborate da far supporre non case private, ma palazzi signorili.
L'edificio più antico ha già i tratti caratteristici dei palazzi medio-minoici cretesi: piazzale occidentale lastricato (a piccole pietre); facciata occidentale con ortostati di calcare sul plinto sporgente, facciata che ha già le sporgenze e rientranze a dente, caratteristiche dell'architettura minoica; muri a piccole pietre e terra, traversati da travi e coperti da uno spesso strato di intonaco. Gli ortostati sono coperti da un sottile strato di stucco. Sono frequenti le panchine alle pareti. I pavimenti sono in terra battuta, astràki, stucco rosso o bianco, lastre di gesso. Un singolarissimo vano (liv) ha una larga panchina coperta di stucco (alt. m 0,35) e il pavimento di stucco bianco con fascia decorata da un motivo geometrico, quattro lobi doppi in rosso mattone, che si ripetono su due lati della stanza. Il motivo fu scavato nello stucco bianco e la cavità riempita con stucco rosso, a intarsio: è la tecnica che troviamo in età posteriore nell'affresco dei gigli di Ammisos. Alcuni vani dello stesso edificio (xxvii; li; lxii; forse lvii) avevano il focolare fisso, come in case medio minoiche di Mallia e di Cnosso (v.). Nel vano li furono trovate delle cretule e una tavoletta con segni della scrittura lineare A; queste e le tavolette dello stesso strato, sotto al vano 25 del "secondo palazzo", sono finora i più antichi esempî di scrittura trovati a Creta. Grosse mura esterne ai lati del corridoio di ingresso sono state interpretate come i resti di torrioni, o bastioni, per la difesa dell'edificio, torrioni continuati in uso nella fase successiva. È incerto se la rampa lungo il lato N del bastione II, lastricata a blocchi poligonali, appartenga all'edificio della prima fase, o a quello della seconda. La ceramica sui pavimenti data la distruzione dell'edificio (terremoto o incendio) all'inizio del Medio Minoico II.
L'edificio signorile immediatamente soprastante (seconda fase del palazzo medio minoico) è uguale per tecnica e caratteristiche a quello che l'ha preceduto. Fu distrutto, forse da un terremoto, dopo la metà del Medio Minoico II. Non sappiamo quale estensione avessero quest'edificio e quello sottostante. I due strati si ritrovano sotto il vano 25 e sotto il piazzale 40: è probabile che si ricolleghino agli edifici della prima e seconda fase della china S-O.
Il "primo palazzo" del Pernier, al quale per chiarezza viene lasciato il nome sotto cui è stato conosciuto finora, fu costruito subito dopo la distruzione dell'edificio precedente, nella seconda metà del Medio Minoico II. F la fase più recente del palazzo Medio Minoico. È orientato N-S, ha muri spessi m 1-2, con fondamenta che sono spesso, ma non sempre, poco profonde. I muri sono in basso a blocchetti di calcare, irregolarmente rettangolari, in alto a ciottoli, travi e argilla. Come nelle fasi precedenti, ha un piazzale occidentale lastricato a grandi lastre. La facciata principale - volta a O come in tutti i palazzi - è simile a quella della fase più antica, con riseghe assai profonde e denti. Troviamo per la prima volta un ingresso monumentale: un portico (II) con colonna fra due ante. Nell'ala del palazzo conservata sono dei magazzini, i locali di servizio, un vano di culto (viii). Qui troviamo per la prima volta il grande cortile centrale lastricato (xxxiii). Recentemente sono stati trovati i lastroni su cui posavano le basi del colonnato che lo chiudeva ad O. Il piazzale occidentale, in pendenza verso una cisterna, è traversato da marciapiedi e limitato a N da un'imponente gradinata, nella quale si è voluto vedere il teatro di Festo. Il palazzo fu distrutto nel corso del Medio Minoico III (XVII sec. a. C.); ma secondo altri, invece (Evans, Pendlebury, Platon), alla fine del Medio Minoico II.
Un nuovo vasto palazzo, il cosiddetto "secondo palazzo", fu costruito ex novo. Ne rimangono resti notevoli, eccetto all'angolo S-E, precipitato insieme ad un angolo del cortile centrale. Le linee originarie dell'edificio ci son giunte quasi inalterate. Il Medio Minoico III è l'età d'oro dell'architettura minoica: il "secondo palazzo" prova l'alto livello di questo periodo. L'edificio era un poco meno vasto di quello di Cnosso, ma la pianta ne è assai più chiara perché, in generale, le modificazioni e i restauri sono più limitati che a Cnosso e non hanno intaccato le linee architettoniche. È costruito su livelli diversi, che danno movimento all'immensa mole. La facciata O fu spostata di m 7-20 rispetto a quella medio minoica; è interrotta da avancorpi, rientranze e riseghe. È a quattro filari di grandi blocchi squadrati, coperti da un sottile strato di stucco. Al disopra cominciava la costruzione a grosse pietre irregolari, argilla e travi. Intorno al cortile centrale (40) erano varî quartieri che comunicavano per mezzo di corridoi: a S-O, il quartiere di servizio (vani 12-21); a O i magazzini (27-31 e 33-37) preceduti da una sontuosa sala (25). Il magazzino 33 ha grandi pìthoi: il pavimento di lastre di gesso era inclinato verso un vaso cilindrico, che raccoglieva il liquido casualmente versato. Nei due quartieri signorili, quello E (63-64) e quello più grande e sontuoso a N (5o; 77-86) troviamo le caratteristiche sale, aperte su portici. Sotto il pavimento a grandi lastre della sala 50 era una fossa con carboni, ceneri, gusci di chiocciola e ceramica del Medio Minoico III (piattelli, scutellia, tazzine, ecc.): è stato proposto di riconoscervi una fossa con deposito di fondazione, sarebbe il secondo esempio che ne abbiamo a Creta. Ogni quartiere, i magazzini eccettuati, aveva annesso un cosiddetto "bagno", o bacino lustrale. Sulla facciata, si aprivano quattro vani (8-11), forse destinati al culto; per i culti supposti in altri vani mancano le prove. Una delle creazioni più belle e grandiose dell'architettura festia è la grande scala di accesso al primo piano, con un "propileo" (67-69), la cui pianta è, con poche differenze, quella del propileo ellenico. È soprattutto in base all'architettura del "secondo palazzo" che si può giudicare l'alto livello artistico raggiunto dall'architettura di F. alla epoca in cui fu costruito. L'architetto mostra di aver saputo valutare gli effetti coloristici e scenografici e dà spesso una illusione di ampiezza e profondità superiori al vero. La linea architettonica non è mai oscurata dalla decorazione.
Fra il 1450 e il 1400 a. C. il palazzo fu distrutto da un violento incendio e non fu più ricostruito.
b) La città. - Non è mai stata esplorata sistematicamente. L'abitato più antico, neolitico, era in alto, sulla collina di Haghia Photinì, nell'area dove poi sorse il palazzo signorile. L'unico muro neolitico di F., un grosso muro a squadra, fu trQvato recentemente a m 2,36 sotto la sala 25; in generale nel Neolitico abbiamo capanne, alle quali appartengono i focolari trovati sotto il palazzo. Il muro ad O dei vani 17 e 18, creduto subneolitico, appartiene invece alle fasi più antiche del palazzo Medio Minoico. Nel Medio Minoico la città si era estesa sulle pendici N e S della collina di Haghìa Photinì e sull'altura a O, fino al monastero di S. Giorgio di Falandra. Le due colline furono abitate dal Medio Minoico fino all'età romana. È incerto se nell'età minoica la città si estendesse fino all'altura di Affèndi Christòs, dove sono stati trovati muri e frammenti minoici. Un gruppo di case (xl-xliii) era immediatamentè a N-E del palazzo: furono distrutte nel Medio Minoico III. Nella casa xl fu trovato il famoso disco con iscrizione in caratteri geroglifici: la casa 103 fu abitata anche nel Tardo Minoico I e distrutta contemporaneamente al "secondo palazzo". All'angolo N-O del cortile 40, molto al disopra del livello Tardo Minoico I, si ebbe nel Submiceneo un modesto culto all'aperto, che non sembra avere alcun rapporto con il palazzo minoico. Le case scavate a Patrikiès e il vicino deposito di vasi non fan parte dell'abitato di Festo.
Sulla china S-O sono state trovate delle case protogeometriche e geometriche ed un forno di vasaio, che posano sul lastricato del più antico piazzale occidentale, a ridosso dei ruderi del più antico palazzo. In due vani del VII sec. a. C. (della stessa casa?) trovati nel 1927 e nel 1954 fra l'Albergo del Turismo e il Piazzale Occidentale I, erano un caratteristico pìthos orientalizzante in terracotta e frammenti di un secondo. Pìthoi simili furon trovati anche presso il vicino villaggio di San Giovanni. Sulle pendici S, al disotto del palazzo, ma con otientazione diversa, sono le fondamenta, parte dello stereobate e alcuni blocchi dell'alzato di un tempio arcaico. Nell'interno erano dei lebeti di bronzo e alcuni scudi in lamina a sbalzo. Una tarda iscrizione, trovata a S. Giovanni, ha fatto supporre, senza sicure prove, che fosse dedicato alla Magna Mater. Vicino a S. Giorgio a Falandra è stato scavato un vano di età geometrica a interno bipartito da una colonna di cui resta la base. La pianta caratteristica ha fatto supporre che si debba riconoscervi un tempio. Ma proprio a F. la ritroviamo nelle case ellenistiche sul piazzale 94. Data l'assenza di ogni oggetto riferibile a un culto, potremmo avere un vano di casa. La cinta murale del III sec. a. C. include, oltre le due colline abitate in età minoica, anche la collina di Affèndi Christòs e fa supporre che la città fosse assai estesa. Un tempietto ellenistico, forse dedicato ad Apollo, fu costruito al disopra del cortile 48 del "secondo palazzo". Sul piazzale occidentale superiore 94, sono resti di povere case ellenistiche. Uno dei vani è notevole, perché ha il focolare al centro della stanza, fra due colonne poste sull'asse longitudinale del vano. Case grecoromane erano anche su tutta l'area del palazzo.
c) Le tombe. - Salvo poche eccezioni non sappiamo dove fossero i cimiteri neolitici e minoici di Festo. Il deposito di Hàghios Onùphrios, quasi esclusivamente medio minoico, può avere appartenuto a una tòmba circolare che, per alcuni, malgrado la distanza, farebbe parte della necropoli festia. Una tomba circolare, di poco più antica, a Siva (a 5 di F.) è anch'essa troppo distante. Distante è anche una bella tomba circolare a grossi blocchi, scavata dalla Scuola Archeologica Italiana nel 1959, a S di F. fra Kamilari e H. Triàda, tomba che fu usata dalla fase più antica del "primo palazzo" fino al Tardo Minoico III: sarà la sepoltura di un centro abitato, lungo la via che univa F. e il suo porto. Quattordici tombe a camera del Tardo Minoico III, scavate nella roccia, sono state trovate sulle pendici della collina di Kalyvia, a N di F.: il rito è l'inumazione in làrnakes. Alcune tombe protogeometriche sono state trovate recentemente sulla china N della collina di S. Giorgio a Falandra: il rito è l'incinerazione. La necropoli greco-romana è stata supposta a Kamilari.
B) Pittura. -a) La pittura parietale. -Il più antico esempio risale alla prima fase del palazzo medio minoico (vano lxii): sono fasce nere ondulate sul fondo bianco. A questa fase risale anche il pavimento dipinto del vano liv. A F. si preferirono per le pareti motivi di carattere decorativo, come quelli delle nicchie ai lati della porta dal cortile 40 al corridoio 41: simili sono anche quasi tutti i frammenti di stucco dipinto trovati negli scavi. Solo alcuni frammenti del quartiere signorile N fanno supporre l'esistenza di un fregio figurato.
b) La ceramica vascolare. - È rappresentata in tutte le sue fasi, dal Neolitico fino all'età romana.
La ceramica neolitica festia era sempre stata considerata inferiore a quella di Cnosso. Gli scavi dal 1950 hanno mostrato che, accanto ai frammenti di rozzi vasi di impasto scuro, o di argilla grigia, levigata e lucidata alla stecca, ma priva di decorazione, ve ne è un numero notevole variamente decorato. La lucidatura alla stecca, che forma disegno di linee parallele o incrociate; l'incisione di linee e triangoli; le scanalature; le unghiate regolari, sono una decorazione conosciuta anche in altri centri cretesi. Ignote erano finora a Creta nel Neolitico la barbottina rudimentale, quasi una spruzzatura a rilievo, e la decorazione a larghe superfici di ocra rossa sovrapposta, che viene stesa unita all'interno del vaso, e forma triangoli, liste e motivi varî all'esterno.
La ceramica attribuita al Minoico Primitivo è apparsa solo sporadicamente, in piccola quantità. All'inizio del Medio Minoico la fabbrica ceramica festia è particolarmente fiorente. I vasi, di forme svariate, sono decorati secondo tecniche diverse. Sono frequenti i vasi decorati a rilievo, alla barbottina, sia a superficie increspata (barnacle work), sia disposta a costole oblique, o a spirali, o a piccole protuberanze coniche. Questi vasi sono una produzione tipica della Creta meridionale; sono abbondantissimi, per esempio, nelle tombe circolari della Messarà. Sono invece poco apprezzati nel resto dell'isola. Circa la stessa età ha inizio la ceramica policroma, detta anche "Kamàres", perché trovata per la prima volta nella sacra grotta di Kamàres, sul Monte Ida. È dipinta in bianco, rosso, arancio sul fondo bruno o nero lucido del vaso. Gli scavi recenti hanno dato una quantità notevole di questi vasi, la cui massima fioritura è alla fine del Medio Minoico I e nel Medio Minoico II. I più antichi vasi policromi sono assai semplici, come, per esempio, le "teiere" decorate a spirali, o a linee parallele, poco frequenti alla fine della prima fase del palazzo Medio Minoico, ma trovate in quantità notevoli nelle tombe circolari della Messarà e nei recenti scavi delle case festie sotto alla chiesetta di Haghìa Photinì e del deposito di Patrikiès. I prodotti più recenti, della prima e seconda fase del palazzo, sono elegantissimi e originali per la forma e la scelta dei motivi e dei colori, disposti con gusto e fantasia sorprendenti. Hanno spesso pareti sottilissime (a "guscio d'uovo"), la decorazione è dipinta, o impressa a imitazione dello sbalzo. Alcuni esemplari finissimi hanno le pareti interamente coperte di vernice bianco-crema. Alcuni vasi con decorazione plastica hanno una decorazione ricchissima, ma sono pesanti e sovraccarichi. Notevoli sono i frammenti di quattro vasi medio minoici con figure umane e un magnifico vaso con pesci. La ceramica policroma si è trovata solo a F. e a Cnosso, ma quella di F. è qualitativamente più alta di quella di Cnosso: si può pensare che abbia avuto inizio a Festo. Frequente è anche il cosiddetto "Kamàres rustico", con motivi in vernice nera o bruna sul fondo naturale e granuloso del vaso. Una decorazione molto frequente del Kamàres rustico sono, per le brocchette, i gruppi di due foglie in corrispondenza del beccuccio e dell'ansa, motivo trovato solo a F. e nei centri che ne dipendono. Una decorazione frequente in questo periodo sono i vasi a decorazione bruna, listata di bianco, sul fondo grezzo. Eccettuata la barbottina che è eccezionale dopo il Medio Minoico I, gli altri tipi continuarono fino alla distruzione del cosiddetto "primo palazzo", e anche nella seconda metà del Medio Minoico III, ma forme e colori sono meno variati, meno ricchi e i motivi decorativi, ormai esausti, ripetono, semplificandoli quelli dell'età precedente. Le case a N-E del palazzo e il deposito di fondazione del vano 50 presentano ancora i vasi con spirali bianche sul fondo nero, ma eseguiti in modo trascurato e stanco.
La ceramica del Tardo Minoico I è stata trovata a F. in quantità limitata: mostra una sintassi decorativa più semplice di quella di altri centri. I motivi dominanti sembrano essere la spirale ricorrente semplice e i rami obliqui con foglie, motivi che cessarono nelle fabbriche dell'isola alla fine del Tardo Minoico I A, mentre a F. e nella Messarà continuarono fino alla distruzione del palazzo, poco dopo il 1450 a. C. L'abbondantissima ceramica del Tardo Minoico III è poco pubblicata e affatto studiata. È decorata in vernice bruna semilucida sul fondo grezzo, ma esiste anche la decorazione in vernice bianca su fondo nero. La decorazione figurata è rara: un frammento ha una figura umana tra due cavalli; un secondo frammento una nave. I recentissimi scavi hanno dato vasi protogeometrici e geometrici. Mancano per ora vasi policromi simili a quelli di Cnosso: la ceramica del VII sec. a. C. è rappresentata da alcuni pithoi. La ceramica greca e romana è scadente.
C) Plastica. - Alcune testine in terracotta, del Medio Minoico II, erano sotto il "primo palazzo"; sono tipologicamente assai diverse. Un bronzetto di adorante, a Leida, proviene, si dice, da Festo. Altre figurine in terracotta possono interessare solo lo storico delle religioni. Fra i rhytà plastici, il più notevole è un rhytòn a testa umana, trovato erratico vicino al "bagno" 63. Si può datarlo al Tardo Minoico III.
D) Il porto di festo. - Alcuni studiosi lo hanno identificato con il porto di Matala, che fu l'arsenale di Gortina in età ellenistica, ma mancano per ora nella località i resti minoici. L'identificazione con Komò, proposta dall'Evans, sembra accettabile: Komò è un piccolo porto, a S-O di F., dove sono resti di muri antichi, forse una tomba circolare e frammenti di ceramica di tutte le età minoiche. Per l'età greca Polibio (iv, 55, 6) ricorda il porto di F., ma ne tace il nome: quel che dice si adatta tanto a Komò quanto a Matala.
Bibl.: Gli scavi dal 1900 al 1950 (dagli strati più antichi alla fine del Tardo Minoico I) sono pubblicati in L. Pernier, Il Palazzo Minoico di Festòs, I, Roma 1935 ("il primo palazzo"); L. Pernier - L. Banti, Il Palazzo Minoico di Festòs, II, Roma 1951 (il "secondo palazzo"); nel primo volume è data la bibliografia precedente. Per il Tardo Minoico III e l'età ellenica, di cui non è ancora pubblicata la relazione definitiva, si vedano i rendiconti di F. Halbherr e di L. Pernier, in Rend. Lincei, dal 1900 al 1907; Mon. Lincei, XII, 1902, cc. 5 ss.; XIV, 1904, cc. 501 ss.; Boll. d'Arte, dal 1932 al 1937; inoltre i rendiconti di D. Levi cit. sotto. Breve riassunto in L. Pernier e L. Banti, Guida agli scavi italiani a Creta, Roma 1947, p. 39 ss. Il palazzo di F. è ricordato brevemente e spesso con errori e inesattezze in A. J. Evans, The Palace of Minos at Knossos, I-IV, Londra 1921-35; J. D. S. Pendlebury, The Archaeology of Crete, Londra 1939; Fr. Matz, Die Aegaeis, in Hand. d. Arch., IV, Monaco 1950, pp. 179-308, passim e in altri trattati generali sull'arte, la religione e le antichità minoiche. - Scavi del 1939: M. Guarducci, in Annuario Atene, N. S., I-II, 1939-40, (1942), p. 231 ss. - Scavi dal 1950: sono descritti nei rendiconti di D. Levi, in Boll. d'Arte, XXXVI, 1951, p. 335 ss.; XXXVII, 1952, p. 320 ss.; XXXVIII, 1953, p. 252 ss.; XXXIX, 1955, p. 141 ss.; XL, 1956, p. 238 ss. e in Annuario Atene, XXX-XXXII, N. S., XIV-XVI, ss.; XL, 1956, p. 238 ss. e in Annuario Atene, XXX-XXXII, N. S., XIV-XVI, 1952-54 (1955), p. 389 ss.; XXXV-XXXVI, N. S., XIX-XX, 1957-58, pp. 7 ss; 193 ss.; 393 ss. - Vani del Medio Minoico con focolare: D. Levi, in Annuario Atene, XXX-XXXII, N. S. XIV-XVI, 1952-54, pp. 417 e 432; XXXV-XXXVI, 1957-58, p. 198; Boll. d'Arte, XL, 1955, p. 152. - Pavimento dipinto: Boll. d'Arte, XL, 1955, p. 148 e fig. 6 a p. 144; Boll. Istituto Centr. Restauro, 1958, p. 51 s. e figg. 35-37. - Per le tre fasi del "primo palazzo" e la loro datazione: L. Banti, Cronologia e ceramica del Palazzo minoico di Festòs, in Annuario Atene, N. S., I-II, 1939-40, p. 9 ss.; le obbiezioni di N. Platon, in Κρητικὰ χρονικὰ, III, 1949, p. 150 ss., e di F. Schachermeyr, in Klio, 1943, p. 120; la risposta in Il Palazzo min., cit., II, p. 565 ss.; i rendiconti dal 1950 cit. sopra, specialmente Annuario At., cit., XXX-XXXII, 1952-54, p. 391 s. - Piano superiore del "secondo palazzo": Il palazzo min., cit., II, p. 357 ss.; J. W. Graham, The Phaistos "Piano Nobile", in Amer. Journ. Arch., LX, 1956, p. 155 ss. (poco convincente). - Case del VII sec. a. C.: Boll. d'Arte, 1931-32, p. 428; Annuario Atene, XXX-XXXII, 1952-54, p. 468 ss. - Tombe e necropoli avanti gli scavi dal 1950; A. J. Evans, The Sepulcral Deposit of H. Onuphrios Nears Phaestos, appendice a Primitive Pictographs and Prae-Phoenician Script, Londra 1895 (Haghios Onuphrios); L. Savignoni, Scavi e scoperte nella necropoli di Phaestòs, in Mon. Ant. Lincei, XIV, 1904, cc. 501 ss. (Kalyvia); R. Paribeni, in Ausonia, VIII, 1913, notiziario cc. 13 ss. (Siva). - Neolitico: oltre il materiale in Il Palazzo min., cit., I, p. 85 ss., si veda Boll. d'Arte, XXXVIII, 1953, p. 269 ss.; Annuario Atene, XXXV-XXXVI, 1957-58, p. 182 ss. - Minoico primitivo a F. e a Creta: D. Levi, Gli scavi ialiani in Creta, in Nuova Antologia, 1956, p. 236 ss.; id., in Annuario Atene, XXXV-XXXVI, 1957-58, p. 167 ss. - Ceramica del Tardo Minoico I: L. Pernier - L. Banti, Il Palazzo, cit., II, p. 487 ss. e specialmente p. 515 ss. - Vasi con figure umane: D. Levi, in Boll. d'Arte, 1952, p. 336, fig. 27; 1955, p. 144, fig. 7; 1956, p. 252 s., fig. 26; p. 256 e fig. 33 a p. 254. - Vaso con pesci: Annuario Atene, XXXV-XXXVI, 1957-58, p. 213 s. e fig. 27 a p. 212. - Rhytòn a testa umana: L. Pernier-L. Banti, Il Palazzo, cit., II, p. 507 ss. - Templi greci: L. Pernier, Memorie del culto di Rhea a Phaestos, in Saggi di Storia Antica dedicati a G. Beloch, Roma 1910, p. 241 ss. (tempio ellenico sulla china meridionale); Annuario Atene, XXXV-XXXVI, 1957-58, p. 394. - Mura ellenistiche: A. Minto, Fortificazioni elleniche di Festòs, in Annuario Atene, IV-V, 1921-22, p. 161 ss. - Ceramica ellenistica: Boll. d'Arte,, 1936, p. 498 ss. - Monete: I. N. Svoronos, Numismatique de la Crète ancienne, Macon 1890, p. 254 ss. - Tavolette e cretule con scrittura lineare A : L. Pernier, Il Palazzo, cit., I, p. 426 ss.; G. Pugliese Carratelli, Nuove epigrafi minoiche di Festo, in Annuario Atene, XXXV-XXXVI, N. S., XIX-XX, 1957-58, p. 363 ss. - Iscrizioni greche: M. Guarducci, Inscriptiones Creticae, I, 1935, p. 268 ss.; id., Iscrizioni vascolari arcaiche da Phaistòs, in Annuario Atene, XXX-XXXII, N. S., XIV-XVI, 1952-54 (1955), p. 167 ss. - Porto di F.: A. J. Evans, Palace, cit., II, p. 88 ss.; L. Pernier, Il Palazzo, cit., I, p. 6 s. - Culti: L. Pernier-L. Banti, Il Palazzo, cit., II, p. 571 ss.; N. Platon, Τὰ μινωοικὰ ἱερά, in Κρητικὰ χρονικά, VIII, 1954, p. 428 ss.