GILBERTI, Ferruccio
Nacque a Udine il 14 ott. 1876 da Giambattista e da Francesca Corazzoni. Nel 1894 conseguì a pieni voti il diploma di perito agrimensore presso l'istituto tecnico di Udine. Dopo un breve periodo nel quale esercitò la libera professione, fu assunto presso le Cartiere Rossi nello stabilimento di Arsiero in provincia di Vicenza; in poco tempo fu nominato capo reparto.
Nell'azienda Rossi rimase per otto anni e acquisì rilevanti capacità nella gestione degli impianti di produzione della carta tanto che, nel 1906, la proprietà delle Cartiere Ambrogio Binda, con sede a Milano e con stabilimenti a Vaprio d'Adda, Conca Fallata e Crusinallo, gli offrì il posto di direttore degli impianti di Vaprio.
Le Cartiere Binda, fondate da Ambrogio nel 1855, nei primi anni del Novecento davano lavoro a 290 persone fra dirigenti e impiegati, nonché a 750 operai con una produzione totale di 300.000 quintali annui. Il G. lasciò il Veneto e si trasferì alla Binda occupandosi, da principio, del funzionamento e della manutenzione degli impianti; in seguito, in stretta collaborazione con l'amministratore B. Donzelli, divenne responsabile del rinnovamento del sistema di produzione prima a Vaprio d'Adda poi, dal 1910, a Conca. In questa veste si preoccupò di incrementare la dotazione tecnologica con nuove "macchine continue" e "in tondo", come pure di elevare la potenza installata; le innovazioni apportate permisero quindi di avviare nuove linee commerciali verso l'estero.
Nel 1926 il G. si dimise dal suo incarico seguendo il Donzelli, il quale aveva, a sua volta, lasciato le Cartiere Binda nel 1925 per divergenze con gli altri amministratori relative sia alla necessità di aggiornamenti tecnologici che favorissero l'incremento della produttività, sia alla convinzione che solo politiche commerciali più aggressive garantissero la conservazione degli spazi di mercato conquistati. All'inizio degli anni Venti, dunque, in un quadro economico nazionale ed europeo attraversato da crisi finanziarie e produttive, Donzelli e il G., legati da reciproca stima e amicizia, compresero tempestivamente la necessità, per l'industria cartaria italiana, di procedere a fusioni tra imprese per avere margini di crescita.
In particolare si doveva superare la storica parcellizzazione delle unità produttive e sanare, nel frattempo, molte situazioni prossime al fallimento. Dato corso al processo di accorpamento era conveniente avviare una razionalizzazione finalizzata a incrementare la produttività e la qualità dell'offerta. Per conseguire questi obiettivi i due imprenditori intendevano fare leva proprio sull'innovazione tecnologica e sull'utilizzo di un'organizzazione commerciale "a rete" collegata con altre importanti cartiere internazionali e con filiali sparse in tutto il territorio nazionale. Nell'ambito di questo progetto industriale al G. era affidata la responsabilità delle linee di produzione: egli fu promotore di un continuo ammodernamento degli impianti ma anche dell'applicazione di un piano di gestione delle strutture produttive ispirato a criteri di efficienza nel funzionamento dei macchinari e di economicità nello sfruttamento delle materie prime e della forza motrice. In particolare rivolse la sua attenzione verso una politica delle scorte collegata all'andamento delle vendite per ridurre gli ingenti oneri di stoccaggio delle materie prime e del prodotto finito.
L'avvio dell'avventura industriale del duo Donzelli - G. coincise con l'acquisto, nel 1926, della Cartiera Vignola appartenente a una società in dissesto finanziario. Il G. formulò personalmente un piano di ristrutturazione dello stabilimento, delle strutture di produzione e dell'organizzazione del lavoro allo scopo di arrivare a produrre carta valori; quindi, nel 1927, Donzelli e il G. acquisirono la maggioranza del capitale della Cartiera di Gemona in Friuli che, di lì a poco, doveva essere dichiarata fallita.
Anche in questo caso il G. si impegnò per un rinnovamento degli impianti e per dare un'organizzazione più dinamica all'amministrazione con l'accorpamento di alcuni uffici e l'introduzione di alcune figure professionali indirizzate alla promozione commerciale; le finalità perseguite dal G. furono quelle di garantire un efficiente controllo dei centri di costo e una maggior concertazione nelle decisioni. Il processo di ristrutturazione permise alla Cartiera di Gemona di arrivare a produrre su ampia scala carte di tipo fine, finissimo e speciali.
Due anni dopo, nel 1929, il G. e il Donzelli, forti dei buoni andamenti negli stabilimenti controllati, impegnarono le loro risorse nell'acquisizione di un importante complesso industriale, la Cartiera Andrea Maffezzoli di Toscolano del Garda, situata in provincia di Brescia e attiva dal 1921. Anche in questa circostanza l'operazione fu portata a termine sfruttando lo stato di dissesto della società gerente.
All'opera di riorganizzazione tecnica e amministrativa si dedicò, al solito, il G. con l'eliminazione di alcune linee commerciali valutate obsolete e con l'introduzione di un nuovo impianto per la produzione della cellulosa di paglia, considerato all'avanguardia sul piano europeo e che permetteva una riduzione dei costi e un ampliamento della gamma dei tipi di carta immessi sul mercato. La riconversione comportò il licenziamento di molti operai i quali però poterono essere reinseriti nei primi anni Trenta sulla base dell'incremento di fatturato conseguito in breve tempo.
La politica di aggregare stabilimenti in situazione critica portò nel 1935 al controllo della Cartiera di Besozzo, in provincia di Varese, per la quale il G. elaborò il medesimo piano di trasformazione dell'assetto della gestione già sperimentato nelle altre fabbriche.
In aggiunta curò particolarmente l'installazione di un "processo di produzione continua" funzionale alla realizzazione di carta di ogni tipo e dimensioni, secondo procedimenti adottati in altri paesi europei. La nuova opportunità produttiva permise ancora una volta la riassunzione di una parte del personale licenziato tra il 1931 e il 1933.
Tutti gli stabilimenti controllati da Donzelli e dal G., avviata la ristrutturazione produttiva e delle linee commerciali, entravano successivamente a far parte di un'unica società industriale, l'anonima Cartiere Beniamino Donzelli (CBD), trasformata in seguito in società per azioni. Contemporaneamente alla CBD si costituì l'Azienda cartaria italiana con l'obiettivo di creare e gestire una rete di filiali in tutta Italia per rendere più celere lo smercio dei prodotti.
Durante la seconda guerra mondiale, per le difficoltà di reperire all'estero materie prime come la cellulosa o di garantire un approvvigionamento costante di combustibile, si registrò in tutti gli stabilimenti del gruppo CBD un calo della produzione. Tuttavia, nonostante la guerra rendesse alquanto arduo produrre e commerciare, il G. puntò a non interrompere l'attività nei vari stabilimenti e a conservare, per quanto possibile, tutta la forza lavoro impiegata all'inizio del conflitto. Né le avversità belliche modificarono la politica di ampliamenti e acquisizioni del gruppo Donzelli: nel 1941 la CBD si assicurò la maggioranza del capitale delle Cartiere meridionali, con sede a Roma, in cui il G. assunse la carica di vicepresidente.
A conferma dell'impegno di mantenere in funzione le varie cartiere, quando lo stabilimento di Toscolano del Garda fu colpito da un bombardamento il G. si adoprò perché, in tempi brevi, fosse ripresa la produzione. E ancora, durante l'occupazione tedesca, con una tattica dilatoria riuscì a sottrarre la medesima fabbrica al progetto di riconversione in officina per la produzione di componenti di sommergibili.
Nel corso dell'intero periodo in cui fu responsabile della gestione amministrativa della CBD, il G. attuò una politica attenta alle esigenze dei dipendenti, aperta alle richieste di adeguamento salariale e di riduzione dei carichi di lavoro presentate dai lavoratori.
In varie occasioni si dimostrò pronto al dialogo con le rappresentanze sindacali, ricercando un clima di collaborazione che stemperasse le occasioni di maggior conflitto. Negli anni della guerra si adoperò anche per garantire un sostegno economico alle famiglie di operai particolarmente numerose e nelle fasi di congiuntura negativa, quando si imponevano numerosi licenziamenti, si impegnò particolarmente perché i dipendenti con diversi figli a carico fossero esclusi da simili provvedimenti. Inoltre, già negli anni Venti e Trenta, per suo impulso la CBD, sia nella sede centrale di Milano sia negli altri stabilimenti, aveva messo in opera una serie di previdenze a favore delle maestranze fra cui il finanziamento di cure sanitarie per i figli degli operai, un sistema di pensione integrativa e la costruzione di case per tutti i dipendenti del gruppo con mutui garantiti dall'azienda; furono poi previsti finanziamenti per la costruzione e la manutenzione di strutture educative come asili e scuole materne presso ogni unità produttiva.
Nell'immediato dopoguerra il G. seguì personalmente la riapertura degli stabilimenti, attingendo anche al suo patrimonio personale e, negli anni della ricostruzione, elaborò un piano di ammodernamento tecnico che lo portò nel 1950 a occupare la carica di consigliere delegato; due anni dopo, alla morte del Donzelli, fu nominato presidente dell'azienda.
All'inizio degli anni Cinquanta l'attitudine sempre viva a nuove sfide industriali, insieme con le potenzialità inerenti all'ingente patrimonio personale accumulato, spinsero il G. a entrare come socio nella società per azioni Vetreria Lusvardi assumendo, come nelle precedenti esperienze, un ruolo attivo prima come consigliere e poi come presidente. In seguito, sempre inizialmente come consigliere e quindi vicepresidente, promosse lo sviluppo tecnologico e commerciale della Laminati plastici spa con sede a Milano. Sul finire della carriera, per la riconosciuta capacità di individuare e sviluppare sempre nuove opportunità commerciali e industriali, fu chiamato a presiedere la Società italiana alberghi turismo (SIAT), con sede a Courmayeur in Valle d'Aosta, allo scopo di coordinare una serie di iniziative per lo sviluppo dell'attività turistica. Nel 1967 fu, infine, nominato presidente onorario della Cartiere Beniamino Donzelli.
Il G. ricoprì per diversi anni la funzione di commissario di sconto presso la Cassa di risparmio delle provincie lombarde e venne nominato commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia, grand'ufficiale nell'Ordine al merito della Repubblica nonché cavaliere di gran croce nell'Ordine di S. Gregorio Magno.
Il G. morì a Milano il 12 sett. 1968.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. della Federazione nazionale cavalieri del lavoro, fascicolo personale; G. Enrico, L'industria della carta. Tecnologia ed impianti, Milano 1961, p. 43; A. Fedrigoni, L'industria veneta della carta dalla seconda dominazione austriaca all'Unità d'Italia, Torino 1966, ad indicem; D. Ferrari, Le carte della carta, Milano 1999, ad indicem; Enciclopedia Motta, Milano 1969, p. 14; Diz. biogr. friulano, Udine 1992, p. 249.