CORRADETTI, Ferruccio
Nacque a San Severino Marche (Macerata) da Corrado e da Pudenziana Scoderoni il 21 febbr. 1867 e si trasferì a Roma in giovanissima età per compiere gli studi classici e musicali. In seguito rivolse la sua attenzione anche ai problemi politici del tempo. Frequentò per un certo periodo la tipografia del padre, vecchio patriota cospiratore; militò nel partito repubblicano e fu più volte arrestato per attacchi contro la corruzione della pubblica amministrazione. Fuggito in Francia nel 1889, fece ritorno in Italia l'anno seguente e affrontò un processo che tuttavia lo vide assolto. Collaborò con vari giornali e riviste d'idee avanzate e pubblicò poesie in dialetto romanesco, novelle e articoli apparsi in riviste letterarie del tempo. Aderì ai moti socialisti di fine secolo.
In quello stesso periodo, condotto a termine lo studio del canto intrapreso a Roma con G. Faini, il C. debuttò come baritono al teatro Quirino di Roma nel Campanello dello speziale di G. Donizetti, rivelando subito doti non comuni per la perfetta dizione, la disinvoltura scenica, e una giusta emissione vocale. A questo felice esordio fece seguito l'interpretazione di Alfio nella Cavalleria rusticana a Rovereto. La sua attività artistica proseguì attraverso una serie di successi nei più svariati ruoli del repertorio melodrammatico, per i quali fece sfoggio di una sorprendente duttilità vocale e interpretativa che lo pose tra i cantanti più amati e più ammirati dal pubblico di quel tempo. Richiesto nei maggiori teatri italiani e stranieri, superò le cinquecento recite del Barbiere di Siviglia e del Don Pasquale, di cui restano eloquenti testimonianze in alcune incisioni dell'epoca, e, con esiti altrettanto felici, sostenne i ruoli di Rigoletto e di Jago nell'Otello di G. Verdi. Nel genere verista, per la prima volta, dette vita ai personaggi di Tartaglia nelle Maschere di P. Mascagni, di Kozal ne La sposa venduta di B. Smetana, di Shakespeare nel Sogno di una notte di mezza estate di A. Thomas, di Juan Choppa nella Chabrera di G. Dupont, di Ermogene in Manuel Mendez di L. Filiasi. Particolare risalto ebbe la sua interpretazione di Tonio nei Pagliacci di R. Leoncavallo, tanto che questi ne rimase entusiasta e scrisse per lui l'opera Malbruck, ispirata a una novella del Decamerone e rappresentata prima a Roma, al teatro Nazionale, il 19 genn. 1910, quindi al teatro Apollo di Parigi (15 novembre) per sei mesi consecutivi, con enorme successo.
In quest'epoca la fama del C. aveva ormai conquistato i pubblici italiani e stranieri, d'Europa e d'oltreoceano; tra l'altro tornò più volte sulle scene di famosi teatri, tra cui il Solis e Urquiza di Montevideo, il Lirico di Rio de Janeiro, il teatro di Stato di Amsterdam. A Roma, dove era avvenuta la sua formazione musicale, il C. si esibì varie volte al teatro Nazionale, ove fu primo interprete della Fadette di M. De Rossi (28 genn. 1896) e al teatro Costanzi; nel 1901 vi cantò con la moglie Bice Adami il già citato ruolo di Tartaglia nelle Maschere di P. Mascagni e di De Sirieux nella Fedora di U. Giordano; nel 1905 sostenne il ruolo di Marcello nella Bohème, di David ne L'amico Fritz e di Douglas nel Guglielmo Ratcliff di P. Mascagni; nel 1913 interpretò il personaggio di Crisostomo nell'Uguale fortuna di V. Tommasini e il critico A. Gasco sulla Tribuna lo definì "un don Crisostomo degno di ammirazione"; nello stesso anno sostenne il duplice ruolo di Larkens e poi Sonora ne La fanciulla del West di G. Puccini; in Italia apparve ancora sulle scene della Fenice di Venezia, del Verdi di Padova, del teatro Comunale di Trieste e di altri teatri.
Fra le città estere che conobbero i successi del C. figurano Londra, Barcellona, Il Cairo, Berlino, dove eseguì accanto ad A. Bonci Rigoletto, Don Pasquale, Puritani, Barbiere di Siviglia e Elisir d'amore (P.Caputo, p. 33).
Al Colón di Buenos Aires cantò sotto la direzione di A. Toscanini Le nozze di Figaro e Don Giovanni con R. Storchio, dando vita a interpretazioni che rivelarono un'ulteriore maturazione di valori espressivi e musicali.
Nei primi anni del secolo gli venne offerta la direzione artistica della Fonotipia e la cattedra di canto all'Accademia di S. Cecilia in Roma, ma il C. rifiutò entrambi gli incarichi per continuare lasua attività artistica verso la quale si sentiva irresistibilmente attratto. Nel 1913 abbandonò l'Italia e si stabilì definitivamente negli Stati Uniti dove proseguì e concluse la sua carriera.
In realtà, anche dopo essersi ritirato dalle scene teatrali, continuò a esibirsi in concerti pubblici o radiofonici, riproponendo alcune delle sue più riuscite interpretazioni: Rigoletto, Otello, Pagliacci, Le nozze di Figaro, Il barbiere di Siviglia. A New York avviò anche una scuola di canto, con la quale manifestò valenti capacità di didatta e, contemporaneamente, svolse attività di critico musicale su importanti giornali americani, tra cui la Gazzetta del Massachussets, firmandosi con lo pseudonimo di Shaunard e la Vedetta Artistica di New York; fu inoltre corrispondente della Rassegna melodrammatica di Milano. Anche in questo nuovo incarico il C. si dimostrò all'altezza della situazione rivelando, insieme alla preparazione culturale, una chiarezza di idee e una ponderatezza di giudizi che esaltano pienamente la sua figura di uomo e di artista.
La musica e il canto, in particolare, lo seguirono fino alla soglia della morte, quando, convalescente di una polmonite, volle provare al pianoforte il ruolo del conte di Luna dal Trovatore, che avrebbe dovuto eseguire di lì a pochi giorni davanti al pubblico. Alla fine della esecuzione, il C. fu colto da collasso: era il 19 giugno 1939.
Degno rappresentante della scuola vocale romana, iniziata con A. Cotogni, il C. dette prova di sorprendente tecnica e sensibilità musicale, passando con estrema disinvoltura dai ruoli buffi a quelli drammatici e piegando la sua linea vocale alle diverse esigenze del linguaggio stilistico. Nel repertorio verista rinunciò all'espressione tronfia e decadente con cui venivano abitualmente sostenuti certi personaggi, e ne modellò il carattere sottolineando, con la nobiltà del canto e le doti di attore, tutte le sfumature psicologiche: particolare menzione merita l'interpretazione di Michonnet nell'Adriana Lecouvreur di F. Cilea. Ritiratosi dalle scene, si presentò ancora in pubblico nei concerti e non disdegnò di esibirsi a fianco degli allievi in occasione dei loro saggi di canto. Durante queste prestazioni apparve sempre in perfetta forma vocale e una critica apparsa nel Corriere d'America, nel giugno del 1939, alla vigilia della morte, affermò che "in lui scompariva la patina bufalina che gli anni pongono sulla voce dei baritoni e rimanevano le grazie elastiche e saporose e variate di chi sa modellare l'ugola con la sensibilità e con l'intelligenza".
Dal suo matrimonio con Bice Adami nacque Iris che, adottando il doppio nome Adami Corradetti, si affermò sulle scene dei maggiori teatri italiani.
Bibl.: Recens. in La Tribuna, 21 febbr. 1913; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1977, I, p. 188; II, p. 69; IV, pp. 48, 79, 114; P. Caputo, Cotogni, Lauri Volpi, Bologna 1980, pp. 31-34, 50, 91; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 67 s.; A. Flamma, Italiani in America, New York 1936, pp. 92 s.