CALONGHI, Ferruccio
Nacque a Cremona il 1º marzo 1866 da Bartolomeo e Annalena Mora. Si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia dell'università di Torino, dedicandosi allo studio delle lingue e letterature classiche ed in particolare della lessicografia latina. Prese infatti contatto, fin dal 1886, con il fondatore della casa editrice Rosemberg e Sellier, Ugo Rosemberg, per la traduzione della sesta edizione del Kleines lateinischdeutsches Handwörterbuch di K. E. Georges. A Torino il C. fu allievo di E. Stampini, la cui influenza fu decisiva per il suo orientamento scientifico.
La scuola di Torino, che sarà così ricca di fermenti e di sviluppi negli studi del mondo greco-latino, tendeva a superare la vecchia impostazione classico-umanistica, alla Vallauri, recuperando le tecniche e il metodo della filologia tedesca, senza peraltro rinunciare alla tradizione dello scrivere latino in "bello stile". In questo contesto si completò la formazione culturale del C. che, laureatosi con "somma lode", nel 1889 veniva nominato reggente del ginnasio internazionale di Torino.
Dall'ottobre 1893 passò, come insegnante di lettere latine e greche, nel liceo di Messina e poi, dal 1895, al liceo "Doria" di Genova.
Libero docente di letteratura latina, nel 1907, presso l'università di Torino e quindi di Genova, insegnò in questa università, per circa otto anni, dal 1913, anche esegesi delle fonti del diritto romano e, per un anno, storia del diritto romano, svolgendo apprezzati corsi sulle Institutiones di Gaio. Con Funaioli, Giarratano, Marchesi e altri partecipò al concorso bandito, nel 1915, dall'università di Messina per professore straordinario di lingua e letteratura latina. Classificato al terzo posto, dopo Marchesi e Funaioli, non fu, però, chiamato all'insegnamento universitario, pare a causa della guerra (secondo quanto scrisse, in una lettera del 10 ott. 1936, indirizzata al ministero della Pubblica Istruzione, il rettore dell'università di Palermo, G. Scaduto).
In quegli anni il C., pur proseguendo nel lavoro di rifacimento del Dizionario, si dedicò, in particolare, allo studio della tradizione manoscritta del testo tibulliano, attraverso numerosi contributi che culminarono nella importante edizione critica per il Corpus Paravianum.
Collaborò, con una certa continuità, anche se non con vasto impegno, alla torinese Rivistadi filologia e d'istruzione classica, diretta allora da E. Stampini. La collaborazione praticamente si esaurì con la nuova serie, iniziata nel 1923sotto la direzione di G. De Sanctis e A. Rostagni, forse per il nuovo indirizzo della rivista, più ampio e vigorosamente storico, che non accoglieva ricerche ispirate a un filologismo puramente tecnico. Nel 1925 il C., già nazionalista, aderì al partito fascista, svolgendo anche una modesta attività politica locale a Genova. Nel 1927 il C., dopo un contrastato concorso, bandito nel 1925 dall'Istituto superiore del magistero pareggiato del Piemonte, venne chiamato a Messina, ove insegnò fino al 1930, quando ottenne il trasferimento a Palenno in sostituzione del Landi.
Con decorrenza 1º dic. 1930 vi fu nominato professore stabile; il 29 ott. 1936 venne collocato a riposo. Su proposta del rettore gli venne conferito il titolo di "professore emerito", quantunque non sussistesse il requisito dei venti anni di insegnamento universitario prescritto dall'art. 111 del T. U.; il 24 maggio 1938 venne insignito dell'onorificenza di grande ufficiale della Corona d'Italia.
Ritiratosi a Genova con la moglie Enrichetta, vi morì il 1º febbr. 1945.
Il C. fu un rappresentante minore della filologia italiana; i suoi interessi, essenzialmente lessicali, si concentrarono nella lunga fatica per la traduzione e rielaborazione del piccolo Dizionario del Georges, che, apparso all'inizio in dispense, ebbe una prima edizione nel 1891 e una seconda nel 1901; per la parte dall'italiano al latino, uscita nel 1895, il C. si giovò della collaborazione del prof. Pietro Rivoire. Dal 1910 si dedicò a una profonda revisione del lessico che, interrotta nel periodo di guerra, fu ripresa nel 1923.Il manoscritto, forse già completo per la terza edizione, era nel 1930 nelle mani dell'editore, ma, probabilmente, il figlio di Ugo Rosemberg, Ernesto Romano, subentrato nel 1932 al padre nella direzione dell'azienda, chiese al C. un ampliamento dell'opera che abbracciasse la latinità dalle leggi delle XII tavole fino ai Padri della Chiesa. La terza edizione, già composta nel 1943, ma distrutta dai bombardamenti dell'8 agosto di quell'anno a Torino, poté vedere finalmente la luce nel 1950, postuma, con il solo nome del Calonghi.
Il Dizionario ha goduto, in un lungo arco di anni, meritata fama; premiato con medaglia d'oro all'Esposizione generale italiana, divisione didattica, del 1898, ha avuto numerose ristampe; la terza edizione fu accolta dal favore di autorevoli critici. Alcune trascuratezze e imperfezioni, specialmente per la parte etimologica, non tolgono valore all'opera, che si allinea fra i migliori testi della lessicologia pedagogica.
Il C., pur mantenendo contatti con l'ambiente universitario torinese, rimase estraneo al robusto fervore culturale di quell'ateneo; le sue ricerche, oneste, ma di modesto respiro, mostrano buone attitudini esclusivamente per l'esegesi e l'intelligenza accorta del testo. Il Pasquali, che gli fu amico e lo difese, in un'arguta recensione, da certuni rilievi avanzati dall'Arnaldi, lamentò, appunto, la mancanza di una storia del testo nella edizione critica di Tibullo, cogliendo così il limite dello studioso. Tra i suoi scritti gli unici validi restano quelli tibulliani, che modificarono molte conclusioni del Cartault e segnarono un avanzamento nello studio del corpus.
Opere: Aoristo greco, Torino 1889; Note quintilianee, Padova 1903; De elegia Romanorum amatoria, Roma 1907; Ilprologo delle Metamorfosi di Apuleio, in Riv. di filol. … classica, XLIII (1915), pp. 1-33; Luciano - Il Pescatore e alcuni dialoghi dei morti, Milano-Palermo s.d. (ma 1916); Ilcodice Beriano di Tibullo, in Atti della Reale Acc. delle scienze di Torino, LI (1916), pp. 1229-1252, 1431-1463; Il codice bresciano di Tibullo, in Riv. di filol. … classica, XLV (1917), pp. 38-69, 208-239, Tibulliana I, Alcune lezioni del cod. V (Vat. 3270), ibid., XLVI (1918), pp. 99-107, 226-240; Tibulliana II, Alcune lezioni del cod. Ambrosiano, ibid., XLVII (1919), pp. 223-240; Marginalia, in Misc. Pandiani, Genova 1921, pp. 1-20; Noterelle tibulliane I, 3, 17; III 4, 25, in Misc. Stampini, Torino 1921, pp. 77-81; Albii Tibulli aliorumque carminum libri IV, Augustae Taurinorum 1928; Leggendo il "Brutus" ciceroniano, in Historia, III(1929), pp. 692-700; Un passo diGellio, ibid., IV(1930), pp. 280-293; Il cod. Papa di Tibullo, in Riv. indo-greco-italica, XIV(1930), pp. 41-57; Un codice tibulliano nella Real Biblioteca dell'Escorial, in Historia, IV(1930), pp. 294-312; Due codd. tibulliani della Bibl. civica di Bergamo, in Riv. indo-greco-italica, XVII(1933), pp. 29-49; Rapidus e rabidus, ibid., XIX (1935), pp. 47-56.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. del ministero della Pubblica Istruzione, Arch. Dep., Vers. Monteforte, fasc. Calonghi; Boll. d. Min. d. Pubbl. Istr., 25 maggio 1916, pp. 1221-1226; 24 marzo 1927, p. 8385. Recensioni: di G. Pasquali, in Atene e Roma, XIX(1916), pp. 210-212; E. Bignone, in Riv. di filol.… class., XLV(1917), pp. 328-32; E. S[tampini], ibid., XLIX (1921), p. 1355; F. Levy, in Philol. Wochenschrift, XLVIII(1928), coll. 1092-1096; H. Stewart, in Classical Review, XXII(1928), pp. 197 s.; B. L. Ullmann, in Classical Philology, XXIII(1928), pp. 199-201; F. Arnaldi, in Riv. di filol.… class., n.s., VII (1929), pp. 419 s.; G. Pasquali, Leggendo, in Studi it. di filol. class., VII(1929), pp. 316-320; A. Ernout, in Revue de philologie, LV(1929), p. 235; L. Castiglioni, in Riv. di filol… class., n.s., IX (1931), pp. 261 s.; J. Marouzeau, in Revue des études latines, XXVIII(1950), p. 490; J. Delz, in Gnomon, XXII(1950), pp. 410 s.; A. Dumont, in Les études classiaues, XIX(1951), p. 449; L. Ferrero, in Riv. di filol. … class., n.s., XXIX (1951), pp. 183-186; M. Gigante, in La parola del passato, VI(1951), pp. 464-472; E. Malcovati, in Athenaeum, n.s., XXIX (1951) p. 147; K. Jax, in Anzeiger für die Altertumswissenschaft…, V(1952), pp. 236 s.; cfr. inoltre M. Ponchont, Etude sur le texte de Tibulle, Paris 1924; D. Garbarino, Dal nulla al miracolo econ. Storia moderna dell'industria torinese, Torino 1962, pp. 65, 76; Chi è? Diz. degli italiani d'oggi, Roma 1936, pp. 158 s.