BONAVIA, Ferruccio
Nacque a Trieste il 20 febbr. 1877 da Edoardo Zernitz e Amalia Bonavia. Assunse il cognome della madre, originaria dell'Istria, probabilmente per ragioni patriottiche. Studiò musica a Trieste e a Milano, conseguendo il diploma di composizione nel 1897. L'anno successivo si trasferì a Manchester, dove per dieci anni fece parte come violinista dell'orchestra della Society Concerts Hallé, diretta da Hans Richter.
Eseguì concerti anche in altre città inglesi e dell'Olanda, fu pure critico musicale del Manchester Guardian fin quasi al 1920. Durante il suo lungo soggiorno in questa città, ricca di fermenti culturali e particolarmente importante per la sua evoluzione spirituale, il B. non solo s'iniziò ai poeti inglesi, ma fu incoraggiato alla composizione musicale, che fu sempre la sua attività prediletta. Nel 1907 si naturalizzò inglese e intorno al 1910 si trasferì a Londra. Qui divenne critico musicale del Daily Telegraph, per cui fino al termine della sua vita redasse notevoli articoli, e corrispondente di altri importanti giornali, come il New York Times.
Alcuni suoi scritti apparvero anche nel periodico Music & Letters dal 1923 al 1934. Collaboratore per le notizie sui musicisti italiani alle nuove edizioni del G. Grove's Dictionary of Music andMusicians (London 1928, 1940 e 1954), curò inoltre, insieme con K. Wright, la quinta e accresciuta edizione del volume di G. Kobbé, The complete opera book, London 1950. Insegnante alla Summer School of Chamber Music a Bangor (Galles settentr.), fu anche membro di giuria per le composizioni per archi in vari concorsi e festival musicali. L'intensa vita londinese fu sfavorevole, però, alla sua attività creativa, bisognosa di grande quiete e serenità; tuttavia il B. continuò a comporre fino alla morte, sebbene la sua principale professione, forse non liberamente scelta e poco congeniale al suo temperamento, fosse ormai quella di critico, scrupoloso e onesto. Il B. morì a Londra il 5 febbr. 1950. Aveva sposato Hilde Anne Tucker, dalla quale ebbe due figli, anche loro interessati alla musica.
Delle sue composizioni si ricordano: l'opera Drama (Trieste, Teatro La Fenice, autunno 1897); gl'intermezzi e i cori per le Coefore di Eschilo (rappresentate all'università di Manchester sotto la sua direzione); un Concerto per violino e orchestra; due Quartetti per archi, di cui uno, in re maggiore, fu suonato dall'Adolf Brodsky Quartet a Manchester e altrove, e l'altro venne eseguito nel 1937 alla Wigmore Hall di Londra dall'Isolde Menges Quartet; un Ottetto per archi; Suite per strumenti ad arco; Suite di vecchia musica italiana; pezzi per violino e musica vocale da camera, "tutti eccellenti lavori eseguiti in molti concerti e pubblicati in gran parte dalla casa Schott di Londra" (Schmidl). Fra i suoi scritti sono da segnalare le brevi biografie di Verdi (Oxford 1930 e London 1947; la prima biografia in inglese basata sui Copialettere verdiani), di E. Elgar (London s.d.), di Brahms (ibid. s.d.), di Mozart (ibid. 1938) e di Rossini (ibid. 1941); una raccolta di saggi sotto forma di immaginarie conversazioni dal titolo Musicians in Elysium (London 1949), gli articoli su Giacomo Puccini and Ferruccio Busoni, in Music & Letters, VI (1925), 2, pp. 99-109; Charles Burney. An eminent Musicologist, in The Daily Telegraph (20 marzo 1926); Alan Kirby, in The Musical Times, 91 (1950), pp. 49-51; Arnold Dolmetsch and hisfamily, in Canon, III (1950), pp. 463-466, e la relazione L'opera in Inghilterra, in Atti del primo congresso internazionale di musicaFirenze 1933, Firenze 1935, pp. 183-188.
Bibl.: R. C[apell], F. B., in Music & Letters, XXXI (1950), 2, pp. 115 s.; C. Schmidl, Diz. universale dei Musicisti, I, p. 215; G. Grove's Dict.of Music and Musicians, I, London 1954, pp. 801 s.; Encicl. della Musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 290.