FERRETTI
Famiglia di stuccatori e scultori provenienti da Castiglione in Val d'Intelvi sul lago di Como (Castiglione d'Intelvi in provincia di Como) ed attivi dalla fine del secolo XVII e per tutto il successivo soprattutto in Germania e in Ungheria, nei grandi cantieri delle residenze dei principi locali, dove si occuparono delle decorazioni plastiche.
Un Alessandro, autore dell'Annunciazione e di altri dipinti nell'oratorio del Restello, presso Castiglione d'Intelvi, è probabilmente lo stesso attivo intorno al 1732 nel castello di Stoccolma (Thieme-Becker). Sempre ad un Alessandro si fa riferimento in forma dubitativa per un incarico del 2 genn. 1742 relativo alla decorazione della cupola nel santuario di Vicoforte presso Mondovì (Schede Vesme, 1966, p. 468).
Un Carlo, probabilmente padre di Domenico, risulta attivo a partire dal 1717 circa nel castello e nella palazzina della Favorita di Ludwigsburg alle dipendenze del capomastro P. Retti; le statue di Dei fluviali eseguite da Carlo sono nel lato del corpo principale che si affaccia sul giardino. Nel 1737 lavorò ad Ansbach, dove lasciò anche un busto del Margravio Karl Wilhelm Friederich von Ansbach-Bayreuth. La datazione di quest'opera è invece anticipata al 1717 da Hermanin (1938, p. 69), che riferisce a Carlo anche molte opere per il castello di Monrepos a Egglosheim.
Domenico, figlio di Carlo, nacque nel 1701 a Castiglione d'Intelvi. Nelle Schede Vesme (1966, p. 468) è riportato un documento in cui risulta che il 19 apr. 1741 Carlo Emanuele III di Savoia gli concedeva di sfruttare gratuitamente per sei anni i marmi provenienti dalle cave di Vandiè, in previsione dell'apertura di una scuola di scultura. Domenico sposò una figlia di Giulio Quaglio (Cavarocchi, 1965). Lavorò nel castello di Rastatt, nel castello reale di Stoccarda, a Ludwigsburg e a Würzburg (Hermanin, 1938, p. 35). Nel 1747 passò da Vienna al Württemberg, fermandosi a Stoccarda, dove nella "Residenz" realizzò gruppi della Guerra e della Pace, dell'Arte e della Scienza, del Commercio e dell'Agricoltura (Thieme-Becker). Nel 1763 scolpì a Ludwigsburg gruppi allegorici per la "Residenz" e in quella città lavorò per molti anni nella manifattura di porcellana. Tornò negli ultimi anni della propria vita a Stoccarda, dove morì il 26 genn. 1774.
Bernardo, nato probabilmente intorno alla metà del XVII secolo, già a partire dal 1688 risulta proprietario di una casa a Buda (Budinis, 1936); per la Municipalità di quella città scolpì le statue del Monumento alla Trinità,dopo la pestilenza del 1691.
Il contratto per quest'opera venne stipulato il 3 sett. 1692 e il progetto del monumento, noto grazie ad un disegno, è opera dell'architetto Venerio Ceresola. La prima pietra fu posta il 5 ag. 1700, ma a causa di difficoltà economiche il monumento fu inaugurato solo nel 1706: su un basamento si ergeva l'obelisco che sosteneva il gruppo della Trinità ed aveva alla base le statue di S. Stefano con le insegne regali (le uniche opere interamente riferibili a Bernardo), di S. Sebastiano,di S. Francesco Saverio e di S. Rocco. Nel 1710 fu smontato e trasportato a Ujlak, un sobborgo di Buda, perché in quell'anno, in seguito ad un'altra pestilenza, fu decisa la realizzazione di un monumento più grande.
Figlio di Bernardo, Giovanni Bernardino nacque probabilmente a Buda attorno al 1695 e vi morì nel 1713 a 18 anni; di lui si sa solo che lavorò assieme al padre alla seconda versione, la più grandiosa, del Monumento alla Trinità della città di Buda in occasione della fine della pestilenza del 1710.
Giorgio, padre di Antonio, nacque a Castiglione d'Intelvi probabilmente sul finire del XVII secolo; nel 1701 (Schede Vesme,1966, p. 469) ricevette un pagamento di 1.200 lire come compenso per una statua della Carità e per due putti di marmo di Carrara ed altre 300 lire per aver assistito alla loro messa in opera sull'altare maggiore della nuova chiesa dei padri di S. Filippo Neri a Torino. Nel corso del 1701 è registrato un altro pagamento di 900 lire per le stesse opere; nel 1703 venne pagato con 550 lire per i putti, i cherubini ed altri lavori per la medesima chiesa. La Bossaglia (1964, p. 14) propone di identificarlo con quel Giorgio F. che, a partire dal 1712 e forse fino al 1723 circa (Thieme-Becker), insieme con il figlio Antonio, lavorò come stuccatore nel castello di Mannheini in Germania: in tal caso il percorso di questo artista sarebbe segnato da un lungo e importante soggiorno Oltralpe e da un rientro in Italia, dove nel 1758 fece, sempre in collaborazione col figlio, le statue dei Santi patroni e di angeli poste sul davanzale della loggia del duomo di Cremona. La notizia di una permanenza a Mannheini è riportata anche in Hermanin (1938, p. 35) e i due artisti sono citati inoltre in una lettera del novembre 1718 (Martinola, 1963, p. 98) fra gli stuccatori italiani attivi nel castello di Mannheim, dove padre e figlio eseguirono la decorazione a stucco nell'appartamento principesco e nella parte più antica dell'edificio. Il Carboni (1760, p. 185) riferisce a Giorgio anche le statue, ora disperse, che si trovavano sulla terrazza, nel giardino e sulla facciata di palazzo già Avogadro (ora Bettoni - Cazzago) a Brescia, mentre la bibliografia più recente le menziona tra le opere di Antonio.
Figlio di Giorgio, Antonio nacque anch'egli a Castiglione d'Intelvi e compì la propria formazione in Germania, affiancando il padre nel lavoro di stuccatore (Bossaglia, 1964, p. 14): una traccia evidente del soggiorno Oltralpe, collocabile cronologicamente fino alla metà del secondo decennio del XVIII secolo, è stata riconosciuta infatti (ibid.) nella maggiore attenzione ai contrasti chiaroscurali che si nota nelle sue opere scultoree rispetto a quelle dovute ad artisti bresciani o di sicura formazione italiana. Nel 1747 compì le quattro statue per l'attico della Biblioteca Queriniana a Brescia, raffiguranti le Scienze e quattro puttini (Masetti Zanini, 1982); con suo padre completò nel 1758 la decorazione del cornicione del portico che immette nel duomo di Cremona con le statue dei Patronidella città,di putti e angeli. Sono disperse le statue compiute per il coro della chiesa bresciana di S. Girolamo, soppressa, e quelle raffiguranti la Fede e la Carità ed altre di puttini per la chiesa di S. Clemente, completamente riedificata nel XIX secolo da Rodolfo Vantini.
Ancora visibili sono i due angeli sul coronamento esterno della chiesa della Carità di Brescia, l'uno (quello che sorregge la casa) attribuito ad Antonio, l'altro ad Alessandro Callegari (con l'eccezione del Maccarinelli, 1747, che li vuole entrambi di quest'ultimo, e del Guerrini, 1944, che invece parla di Antonio Callegari per le due figure).
L'opera più importante che Antonio lasciò nella città lombarda è verosimilmente la decorazione interamente a stucco nella chiesa parrocchiale del sobborgo di Folzano, riferibile al sesto decennio del XVIII secolo.
Si tratta dell'ancona che cinge la pala di G. B. Tiepolo sull'altare maggiore con Santi vescovi, una santa monaca ed angeli,mentre in alto è una lunetta con il Compianto sul Cristo morto; nei pennacchi della cupola e del presbiterio sono gli Evangelisti e i Dottori della Chiesa;nella prima campata a sinistra si trova il Battesimo di Cristo, nella seconda sullo stesso lato sono un Santo martire e S. Margherita da Cortona. Nella prima campata a destra si trova invece la Resurrezione di Cristo e nella seconda un'ancona con S. Domenico e una S. Caterina(?) che affiancano una statua lignea della Madonna con il Bambino,anche questa attribuita ad Antonio (Vezzoli, 1964, p. 476).Ad Antonio spetta anche la statua dell'Assunta posta sulla porta della parrocchiale di Botticino Sera (Brescia), mentre il Pasta (1777) gli riferisce i due puttini sopra la nicchia della Vergine presso l'altare della Vergine Addolorata. Le statue collocate sulla balaustra della terrazza, nelle nicchie della facciata e nel giardino di palazzo già Avogadro nell'attuale via Moretto (ora Bettoni-Cazzago) a Brescia andarono invece disperse nella ristrutturazione ottocentesca del palazzo.
Fonti e Bibl.: F. Maccarinelli, Le glorie di Brescia [Brescia 1747], in Supplem. ai Commentari dell'Ateneo di Brescia per il 1959,a cura di C. Boselli, Brescia 1959, p. 16; G. B. Carboni, Le pitture e sculture di Brescia che sono esposte al pubblico...,Brescia 1760, pp. 8 s., 37, 124 s., 129, 185 (per Giorgio e per Antonio); A. M. Panni, Distinto rapporto delle dipinture che trovansi nelle chiese della città e sobborghi di Cremona,Cremona 1762, p. 2; A. Pasta, Le pitture notabili di Bergamo..., Bergamo 1777, p. 17; C. Budinis, Gli artisti ital. in Ungheria,Roma 1936, p. 105 (per Bernardo e Giovanni Bernardo); F. Hermanin, Gli artisti ital. in Germania, II,Roma 1938, pp. 35, 69 (per Carlo, Domenico e Giorgio); Catalogo delle cose d'arte e di antichità d'Italia: Brescia,a cura di A. Morassi, Roma 1939, p. 509; P. Guerrini, L'istituto del Buon Pastore già delle Penitenti e la chiesa della Carità. Memorie sventure e dolori, in Mem. stor. della Diocesi di Brescia,XII (1944), p. 155; G. Martinola, Lettere dai paesi transalpini degli artisti di Meride e dei villaggi vicini (XVII-XIX), Bellinzona 1963, pp. 41 (per Bernardo), 98 (per Giorgio e Antonio); R. Bossaglia, Stucchi decorativi in Lombardia,in Arte e artisti dei laghi lombardi, Como 1964, II, pp. 14-16; G. Vezzoli, La scultura dei secoli XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III,Brescia 1964, pp. 475-477; F. Cavarocchi, Artisti della Valle Intelvi e della diocesi comense attivi in Baviera alla luce di carte d'archivio del Ducato di Milano,in Arte lombarda, X (1965), p. 143 (per Domenico); Schede Vesme. L'arte in Piemonte, II,Torino 1966, pp. 468 s. (per Alessandro, Domenico e Giorgio); F. Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, V, Brescia 1976, p. 118; A. Masetti Zanini, Pagamenti queriniani per la costruzione della Biblioteca, in Cultura, religione e politica nell'età di A. M. Querini, Atti del Convegno, Venezia-Brescia ... 1980, Brescia 1982, p. 475; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI,pp. 475 s.