FERRERO DELLA MARMORA, Carlo (Carlo Emanuele)
Primogenito degli otto figli maschi nati dal marchese Celestino e da Raffaella Argentero di Bersezio, nacque a Torino il 29 marzo 1788.
Iniziò la carriera militare a soli sedici anni facendo parte della guardia d'onore istituita per scortare Napoleone in occasione della sua venuta a Torino. Il 14 ag. 1806 fu nominato sottotenente nel 260 reggimento cacciatori a cavallo dell'armata di Francia. L'anno successivo prese parte alla campagna di Prussia e dal 1808 al 1810 a quella di Spagna. Il 12 sett. 1810 a Escalona riportò una brutta ferita al ginocchio destro.
La ferita riportata lo rese zoppo per tutta la vita, ma ciò non gli impedi di continuare la carriera; il 14 sett. 1812 ottenne la promozione a luogotenente. Il 14 luglio 1813 divenne capitano nel 21º reggimento cacciatori a cavallo e prese parte alla campagna di Sassonia, ma dopo alcuni mesi di bivacchi, di marce forzate e di combattimenti si riacutizzarono i dolori dell'antica ferita, per cui nel settembre 1813 presentò domanda per essere congedato.
Caduto Napoleone, entrò nell'esercito piemontese come luogotenente aggregato ai dragoni del re (9 ag. 1814) ed il 31 genn. 1816 fu ammesso in qualità di milite nell'Ordine militare di Savoia. Nel settembre 1817 fu promosso capitano; il 28 sett. 1819 maggiore comandante della milizia provinciale di Biella.
Il 31 genn. 1821 il F. venne nominato capitano di cavalleria e destinato allo stato maggiore del principe Carlo Alberto, di cui diverrà grande amico e confidente. Il 18 sett. 1824 fu nominato suo primo scudiero, il 18 febbr. 1831 fu promosso maggiore di cavalleria ed il 28 apr. 1831 divenne gentiluomo di camera di Carlo Alberto, mantenendo anche la carica di primo scudiero. Con l'ascesa al trono del nuovo sovrano, la carriera del F. proseguì piuttosto velocemente: il 3 nov. 1831 fu promosso luogotenente colonnello di cavalleria comandante la compagnia delle guardie del corpo di Sua Maestà, nel novembre del '34 raggiunse il grado di colonnello, nel gennaio 1839 quello di maggiore generale, ottenendo, però, soltanto nel gennaio del '45 anche la paga ed i vantaggi del grado. Nel frattempo, il 7 febbr. 1843, era stato nominato regio commissario presso l'Associazione agraria di Torino.
Il 24 febbr. 1844 il F. fu ammesso tra i membri della Société française de statistique universelle ed il 20 apr. 1846 entrò a far parte anche della Società economica barcellonese. Nel 1848 partecipò alla prima guerra d'indipendenza in qualità di maggiore generale. Ebbe occasione di essere vicino al sovrano e di seguirlo durante tutte le fasi della campagna. Quando ormai questa stava volgendo al termine, partecipò all'ultima resistenza opposta dall'esercito piemontese contro gli Austriaci a Milano e fu presente all'episodio di palazzo Greppi, che vide Carlo Alberto ed i suoi principali collaboratori assediati dai Milanesi in tumulto all'interno del palazzo, allorché si era diffusa la notizia dell'ormai imminente armistizio. Terminata la prima fase della guerra, il F. fu nominato senatore (14 ott. 1848); il 3 marzo 1849 fu promosso luogotenente generale e primo aiutante di campo di Sua Maestà; con tale grado prese parte alla campagna contro l'Austria del '49. Dopo la sconfitta di Novara e la partenza per l'esilio di Carlo Alberto ricevette dal governo l'incarico di raggiungere il sovrano ormai in viaggio verso Oporto, per fargli firmare l'atto formale di abdicazione.
Il F. ha lasciato un dettagliato diario di questa missione, compiuta insieme con il conte Gustavo Ponza di San Martino, in cui descrive minuziosamente tutte le tappe del viaggio da Torino a Tolosa, dove raggiunse Carlo Alberto, che il 3 apr. 1849 firmò l'atto ufficiale di abdicazione (Degli Alberti, 1906, p. 223).
Rientrato a Torino, il 24 apr. 1849 il F. venne nominato primo aiutante di campo del nuovo re e, dopo la morte di Carlo Alberto, tra l'agosto e l'ottobre del '49 si recò ad Oporto, in qualità di membro di una delegazione governativa, per seguire e sbrigare tutte le formalità necessarie al trasporto della salma a Torino.
Negli ultimi anni della sua vita prese attiva parte ai lavori del Senato. Nel 1850, in occasione della discussione della legge Siccardi sull'abolizione del foro ecclesiastico, si schierò fra gli oppositori di tale progetto. In relazione a ciò presentò le proprie dimissioni, poi respinte dal governo, da primo aiutante di campo del re, poiché giudicava che tale carica fosse in contrasto con l'indirizzo di opposizione al governo ch'egli aveva assunto a proposito della legge Siccardi.
Non accontentandosi di dare il proprio voto contrario al progetto di legge sull'abolizione del foro ecclesiastico, il F. stampò, nell'aprile del '50, una memoria in risposta ad un opuscolo intitolato In proposito del foro ecclesiastico, studi fatti e da farsi (Degli Alberti, 1906, pp. 212 s.).
Il 26 febbr. 1850 fu nominato cavaliere, dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; il 13 maggio fu autorizzato a fregiarsi della Legion d'onore ed il 23 marzo 1853 venne nominato cavaliere della Ss. Annunziata. Dal 1836 gli era stato riconosciuto il titolo di principe di Masserano, già di Ferrero-Fieschi.
Il F. morì a Torino il 21 febbr. 1854 e venne sepolto a Biella nella chiesa di S. Sebastiano. Nel 1820 si era sposato con Marianna Gattinara di Sartirana e Breme.
Da questo matrimonio nacquero sei figli: tre femmine (Albertina, Emilia e Filippina) e tre maschi (Tommaso, Vittorio e Guido). Il primogenito ed crede dei titoli paterni, Tommaso (1826-1900), intraprese anch'egli la carriera delle armi; partecipò alla campagna del '48 come sottotenente nel reggimento "Novara cavalleria". Successivamente abbandonò per un certo periodo il servizio militare, per riprenderlo nel 1866, allo scoppio della guerra contro l'Austria, come capitano di cavalleria. Per due legislature fu deputato per i collegi di Torino I e di Novara II nelle legislature XIII e XV rispettivamente. Vittorio (1828-1859 era guardiamarina quando scoppiò la guerra del '48 ed in quell'occasione abbandonò, il proprio reggimento a Genova per raggiungere il campo di battaglia. Rimandato al suo reggimento, seguì la flotta sarda nelle acque di Venezia nel 1848 e nel 1855-56 partecipò alla guerra di Crimea.
L'ultimo figlio, Guido (1830-1862), di salute cagionevole fin dalla nascita, presto per qualche tempo servizio come soldato del genio, ma non intraprese la carriera militare.
Fonti e Bibl.: L'archivio della famiglia Ferrero della Marmora è conservato presso la Sezione di Archivio di Stato di Biella. Per quanto concerne le carte relative al F. cfr. Il marchese C. F. d. M. (1788-1854), a cura di M. Cassetti-G. Bolengo, Vercelli 1988. Per notizie sulla sua carriera cfr. anche in Archivio di Stato di Torino, Sezioni riunite, Indice Patenti controllo Finanze, 1831-1842, 1843-1850, ad nomen.
Per notizie sulla sua vita cfr. M. Degli Alberti, Alcuni episodi del Risorgimento italiano illustrati con lettere e memorie inedite del marchese C. E. d. M., Torino 1906; Id., Piemonte e Piemontesi sotto il primo Impero, in Bibl. di storia ital. recente (1908), pp. 21-167; R. Romeo, Cavour e il suo tempo, II, Torino 1977, ad Indicem. Brevi notizie biografiche in Enc. militare, III, p. 707; Enc. Italiana, XX, p. 401; Diz. del Risorg. naz., II, III, pp. 78 s.