FERRARI, Benedetto, detto dalla Tiorba
Nacque a Reggio Emilia in data non precisabile tra la fine del secolo XVI e l'inizio del successivo.
Secondo il -Tiraboschi, si tratterebbe del 1597, dato che nei libri camerali di Modena la morte del F. risulta riportata nel 1681 "in età di 84anni". Ma nel ritratto inserito nella raccolta delle Poesie drammatiche del 1644appare l'iscrizione "Benedictus Ferrarius aetatis ann. XXXX": la nascita del F. allora dovrebbe essere assegnata al 1604. Il Tiraboschi, peraltro, riteneva possibile che il medesimo ritratto con l'iscrizione fosse stato inserito anche nella prima edizione del libretto dell'Andromeda del1637, che egli non conosceva, e in effetti detto ritratto manca nella prima edizione del libretto. Il 1604 come probabile anno di nascita è confermato anche da un altro ritratto nella prima edizione del libretto La maga fulminata, del 1638, sotto il quale si legge "Benedictus Ferrarius aetatis ann. XXXIIII".
I documenti sul suo soggiorno romano tra il 1617 e il 1618 al Collegio Germanico fanno pensare che all'epoca egli fosse molto giovane. Da essi sappiamo che al F. furono date somme di denaro non come salario (come avveniva per gli altri cantori), ma per acquistare vestiti, per liberare il padre dalla prigione e per intraprendere viaggi a Parma. Dal 1º genn. 1619 al 31 marzo 1623 fu musico al servizio della corte dei Famese a Parma: in questo periodo probabilmente fu attivo anche nella cappella musicale della cattedrale di Reggio Emilia: infatti un "Benedetto da Parma" viene menzionato in quella sede nelle liste dei cantori, nel 1618 e nel 1620.
L'8 ag. 1623 scrisse una lettera (conservata nell'Archivio di Stato di Modena) dalla casa dello zio, governatore di Sestola (Lucca), ad Alfonso d'Este, offrendogli sue composizioni a due e a cinque voci, oggi perdute. Nel 1633 dedicò il suo primo libro di Musiche varie, per voce e basso continuo, al duca Francesco I d'Este (stampate a Venezia da Bartolomeo Magni).
La prima rappresentazione dell'Andromeda (libretto del F. e musica di Francesco Manelli), avvenuta a Venezia il 1637 in occasione dell'apertura del teatro S. Cassiano, fu la prima occasione in cui un pubblico pagante fu ammesso in un teatro d'opera. Questo evento segna un punto cruciale della storia del melodramma, che fino ad allora si era manifestato solo in ambiti privati. Nell'Andromeda ilF. partecipò anche come strumentista "colla sua miracolosa Tiorba", come si legge nel libretto.
Nello stesso anno pubblicò a Venezia il secondo libro delle Musiche varie, dedicato a Basilio Feilding, allora ambasciatore inglese a Venezia.
Nel 1638, sempre al S. Cassiano, il F. e il Manelli collaborarono per l'allestimento de La maga fulminata (ripresa nel 1641 a Bologna al teatro Formagliari); la compagnia si sciolse e nel 1639 il F. scrisse sia il libretto sia la musica de L'Armida, per il teatro Ss. Giovanni e Paolo (ripresa a Piacenza nel 1650). Nel 1640 collaborò agli allestimenti bolognesi del Ritorno di Ulisse inpatria di C. Monteverdi e della Delia di Manelli (in quest'ultima suonando la tiorba). Probabilmente risale a questo periodo l'opera Ilpastor fido di cui il F. era librettista e compositore (il libretto fu stampato a Milano senza data).
Nel 1640 lavorò per un terzo teatro veneziano, il S. Moisè, per il quale scrisse il Pastor regio (ripreso nuovamente a Venezia, a Bologna nel 1641 al teatro Guastavillani; poi a Milano, a Genova e a Piacenza). Nella versione bolognese (1641) del Pastor regio si trova il testo del duetto "Pur ti miro, pur ti godo", più tardi utilizzato per L'incoronazione di Poppea di Monteverdi.
Nel 1641 il F. pubblicò a Venezia il terzo libro delle Musiche e poesie varie, dedicate all'imperatore Ferdinando III. Nel 1642, sempre per il S. Moisè, scrisse La ninfa avara, comprendente l'intermezzo La Proserpina rapita.
Nel 1643 ritornò al teatro Ss. Giovanni e Paolo, componendo una parte del terzo atto de La finta savia (su libretto di G. Strozzi; gli altri atti di T. Merula, F. Laurenti e G. B. Crivelli); nello stesso anno e per lo stesso teatro scrisse Ilprencipe giardiniero. Nel 1644 furono pubblicati a Milano tutti i suoi libretti, raccolti in un volume dal titolo Poesie drammatiche.
In occasione delle nozze tra Francesco I d'Este e Vittoria Farnese venne eseguito a Modena nel 1648 il suo balletto Vittoria d'Himeneo.
In una lettera da Piacenza datata 3 apr. 1650 (conservata all'Archivio di Stato di Lucca), inviata al lucchese Ottavio Orsucci, il F. accenna ad una propria composizione: "L'Enone, che lei ha avuta da Bologna è stata una cattiva Enone per me, perché quel cavaliere, che m'ha fatta far la fatica della musica [C. Malvasia] non l'ha riconosciuta manco di parole, che niente costano: andarò con più riguardo per l'avvenire nel far servizio ad altric si tratta probabilmente della Enone abbandonata, il cuilibretto fu pubblicato a Bologna senza menzione degli autori. La datazione della lettera dovrebbe essere spostata al 1651, poiché il F. parla anche della rappresentazione di Alessandro vincitor di se stesso, musicata da P. Cesti, avvenuta a Venezia in quell'anno.
Le cronache di Benedetto Boselli (conservate alla Biblioteca comunale di Piacenza, ms. Pallastrelli, n. 126, p. 203) citano una rappresentazione de L'Egisto (libretto di G. B. Faustini), con musica del F., avvenuta a Piacenza il 22 genn. 1651.
Dal 1ºluglio 1651 al 31 marzo 1653 il F. entrò al servizio della corte di Vienna, in qualità di strumentista nella cappella musicale dell'imperatore Ferdinando III, e con uno stipendio di 105 fiorini. Da una lettera inviata da Vienna all'Orsucci (Arch. di Stato di Lucca) sappiamo che arrivo nella capitale asburgica solo il 12 nov. 1651, dopo essersi fermato a Innsbruck e aver ricevuto doni dall'arciduca Ferdinando Carlo di Tirolo. Alla corte viennese il 12 febbr. 1652 venne rappresentata la sua Dafne in alloro, introduzione cantata a un balletto. Il 24 febbr. 1653 fu rappresentata a Ratisbona L'inganno d'amore, libretto del F. e musica di A. Bertali; lo stesso testo fu riutilizzato dal F. per la Licasta (musica del Manelli) rappresentata nel 1664 a Parma nel collegio dei nobili.
Tornato in Italia, il 1ºsett. 1653 fu nominato maestro di cappella al servizio del duca Francesco I a Modena; nel 1656 andò in scena a Bologna, al teatro Formagliari, Gliamori di Alessandro Magno e di Rossane (libretto di G. A. Cicognini). Nel 1658 al teatro Nuovo di Modena venne rappresentata l'Erosilda (libretto di V. Vigarani).
La presenza del F. a Parma nel 1660 è testimoniata dall'allestimento di due suoi lavori (su libretti di F. Berni) in occasione delle nozze tra Ranuccio II Farnese e Margherita Iolanda di Savoia: l'introduzione al balletto Le ali d'Amore e l'introduzione per un combattimento a cavallo La gara degli elementi.
Il F. fu licenziato dal suo incarico modenese nel 1662 a causa di riforme economiche attuate dalla corte; nel 1674 il duca Francesco II riorganizzò l'attività musicale, ma inizialmente il F. fu escluso dalla riforma e scrisse in proposito una lunga lettera al duca (riportata dal Tiraboschi), nella quale si difende dalle accuse dei denigratori e chiede di essere riassunto; ciò avvenne il 1ºdicembre di quell'anno e il F. mantenne tale incarico fino alla morte, avvenuta a Modena il 22 ott. 1681.
La sua produzione comprende inoltre l'oratorio IlSansone (conservato manoscritto presso la Biblioteca comunale di Modena, segnatura Mus. G. 74) e una raccolta di Poesie, pubblicate a Piacenza il 1651. Della sua produzione operistica sono rimasti solamente i libretti.
Come librettista, il F. rappresenta uno dei maggiori punti di contatto tra la tradizione romana e il melodramma veneziano; nei suoi libretti sono presenti alcuni tra i caratteri più tipici dell'epoca: l'ambientazione mitologica (nell'Andromeda), i riferimential mondo cavalleresco e il gusto per l'intrigo (nella Maga fulminata e in Armida) e in generale la fastosità della messa in scena. Nella Maga fulminata è da rilevare l'introduzione di un personaggio comico, Scarabea, che sarà poi il prototipo di molti altri nell'opera veneziana.
Nelle Musiche varie è da notare il superamento della contrapposizione tra stile madrigalistico e stile arioso e quindi una diversa concezione della vocalità; nel primo libro il rapporto tra voce e basso continuo è di imitazione contrappuntistica, mentre nel secondo e nel terzo libro viene impiegato spesso il basso ostinato.
Oltre che musicista in senso stretto, il F. fu uno dei più attivi impresari e organizzatori delle compagnie teatrali di un'epoca in cui il teatro d'opera si prefigurava come struttura di tipo economico-imprenditoriale.
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