CARACCIOLO, Ferrante
Figlio di Marcello, conte di Biccari, e di Emilia Carafa, nacque probabilmente nella prima metà del sec. XVI.
Il padre Marcello, nato da Galeazzo e Camilla della Leonessa (o Belisanda d'Aquino), fu il primo napoletano insignito dell'Ordine di Santiago da Ferdinando il Cattolico, alla guardia personale del quale appartenne. Dopo il 1505 il re gli concesse il castello di Barletta in sostituzione di altre terre, da lui dovute restituire, e Carlo V, oltre a confermargli le rendite ed i possessi già elargitigli da Ferdinando, gli assegnò Biccari con le sue pertinenze, su cui nel 1532 circa gli concesse il titolo di conte. Marcello, che fu deputato nei Parlamenti del 1536, 1538 e 1541, aveva possedimenti in Capitanata, in Abruzzo ed in Calabria. Prima di Emilia Carafa aveva avuto in moglie Laura Caracciolo.
Già nel 1548 il C. fu dichiarato dal padre, che aveva fatto interdire il primogenito, suo successore. Inoltre il C., il quale nel 1552 aveva compiuto un viaggio a Ginevra per cercare di distogliere dalle sue convinzioni religiose suo cugino, il celebre eretico Galeazzo Caracciolo, ereditò dalla madre, nel 1570, anche la baronia di Valle Maggiore in Abruzzo.
Nel 1566, quando ancora era lontana la costituzione della lega che si sarebbe opposta vittoriosamente ai Turchi e il pericolo delle loro incursioni era incombente, il C. ricevette il 25 luglio, dal viceré duca di Alcalá, l'ordine di portarsi in Capitanata e di provvedere lì, con 2.000 fanti, alla difesa delle coste. Egli rimase in quelle regioni forse senza fare ritorno a Napoli fino al 1568, anno in cui era comandante del presidio di Barletta, dove il padre era stato per lunghi anni castellano. La città gli offrì allora in dono una medaglia, coniata in suo onore, e una catena d'oro.
Conclusa nel maggio del 1571 la lega contro i Turchi, il C. partecipò all'impresa culminata il 7 ottobre nella vittoria di Lepanto, ad opera della flotte spagnola, pontificia e veneziana, sotto il comando di don Giovanni d'Austria. Il C. si segnalò nella battaglia per un tempestivo avviso da lui inviato ad Agostino Barbarigo di un'errata posizione assunta da alcune navi cristiane che, schierate di nuovo in ordine, permisero lo svolgimento preordinato della battaglia. Lo svolgimento di questa e le sue premesse furono narrati dal C. nell'opera Icommentarii delle guerre fatte co' Turchi da don Giovanni d'Austria dopo che venne in Italia, edita in Firenze nel 1581, a cura e con prefazione di Scipione Ammirato, dedicata a Juan de Zuñiga, viceré di Napoli.
L'opera, che come è specificato nel titolo, narra anche altre imprese, meno fortunate, di don Giovanni, ha un buon valore documentario, e il C., con stile abbastanza semplice ed efficace, non manca, pur arricchendo il racconto di minuti particolari, di analizzare politicamente gli avvenimenti, anche se le informazioni che egli fornisce non sono sempre esatte.
Questa è l'unica opera stampata del C., ma egli ne lasciò numerose altre manoscritte. Sua è una Vita di don Giovanni d'Austria figlio dell'imperatore Carlo V, di cui si conservano due copie, nei manoscritti XV E 35 e X F 31 della Bibl. naz. di Napoli, l'ultimo dei quali, miscellaneo del sec. XVII, contiene un elenco delle opere del Caracciolo. Dell'origine de' Caraccioli et de' Carafi è invece conservata in un altro manoscritto miscellaneo della stessa biblioteca, il X D 61. Le altre opere elencate: Nota di 41 famiglie illustri e nobili fuori di seggio et apparentano con quelle di seggio e Discorso del duello intorno al decreto del concilio di Trento dato a monsignor ill.mo Caraffa a requesta de sua Santità.Nel 1575 il C., che da don Giovanni d'Austria era stato segnalato il 3 novembre di quell'anno per il suo valore e le sue doti al sovrano ed era stato direttamente da questo ringraziato e lodato, acquistò Airola nel Principato Ultra e ne ottenne nel 1581 il titolo di duca da Filippo II. Sempre nel 1575 il C., cui si deve anche l'erezione di una statua in memoria del padre, morto nel 1556, nella cappella dei Caracciolo di Vico in S. Giovanni a Carbonara in Napoli, innalzò a Gerace un sepolcro in memoria di Giovanni e Battista Caracciolo, conti di Gerace.
Nel 1582 era governatore delle province di Otranto e di Bari, quando fu eletto, deputato di Matera al Parlamento di quell'anno.
Tre anni più tardi, nel 1585, il C., che nello stesso anno si recò in Spagna ove rese omaggio a Filippo II, sposò in seconde nozze - aveva avuto come prima moglie dal 1560 Camilla Loffredo dei marchesi di Trevico - Camilla Carafa dei duchi di Nocera da cui ebbe Francesco, che gli successe nei feudi e nei titoli.
Si procurò la gratitudine di Messina, ove fu stratigoto nel biennio 1590-1592, per la comprensione e la moderazione usate nell'esazione dei tributi.
Il C., che aveva contribuito largamente all'erezione e alla dotazione della chiesa di Gesù e Maria in Napoli, morì il 20 genn. 1596.
A lui fu dedicata La moral filosofia di Anton Francesco Doni, edita a Venezia nel 1552, e l'edizione dell'Aquila del 1581 della Historia del regno di Napoli di A. Di Costanzo.
Fonti e Bibl.: Privilegii et capitoli con altregratie concesse alla fid.ma città di Napoli et Regno per li ser.mi ri de casa de Aragona, Milano 1720, pp. 156, 179, 181 s., 217 s.; J. E. Martinez Ferrando, Privilegios otorgados por el emperador Carlos V..., Barcelona 1943, pp. 55 s.; C. D'Engenio Caracciolo, Napoli sacra, Napoli 1624, p. 198; F. de' Pietri, Cronol. della famiglia Caracciolo, Napoli 1803, pp. 95, 110-13; L. Conforti, I napoletani a Lepanto, Napoli 1886, pp. 20, 29-32, 36-43, 62, 68, 71, 75-80, 88, 90, 92-99, XXVI; A. Filangieri di Candida, La chiesa ed il monastero di S. Giovanni a Carbonara, in Arch. stor. per le prov. napol., s. 2, IX (1923), p. 74; B. Croce, Vite di avventure,di fede e di passione, Napoli 1947, pp. 255 s., 277 s.; F. Fabris, La geneal. della fam. Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tav. XV.