PALAZZI, Fernando
PALAZZI, Fernando. – Primogenito di tre figli, nacque ad Arcevia (Ancona) il 21 giugno 1884 da Filippo e da Felicita Terenzi.
Seguirono Ferruccio (1886-1972) e Bianca (1890-1986). Certamente prima della nascita della sorella la famiglia si trasferì a Loreto, dove il padre venne impiegato presso gli uffici della Santa Casa.
Compì studi classici, frequentando dal 1901 il R. Liceo Carlo Rinaldini di Ancona, per poi laurearsi in giurisprudenza e intraprendere la carriera di magistrato. Nel settembre 1908 ottenne la nomina di uditore giudiziario e fu destinato al tribunale civile di Ancona. Nel marzo successivo approdò a Pescara, dapprima come uditore, poi come vicepretore; il 27 marzo 1910 venne nominato giudice aggiunto di seconda categoria al tribunale civile di Ferrara.
Nel 1910 si unì in matrimonio con Emilia Sguerso, da cui ebbe tre figli: Simonetta (1912), Duccio (1919) e Rosetta (1928).
Nel marzo 1913 divenne pretore, poi giudice e sostituto procuratore di San Sosti (Cosenza). Nel 1914 fu trasferito a Carpineti (Reggio nell’Emilia), con lo stesso incarico. Partecipò alla prima guerra mondiale combattendo nell’84° reggimento fanteria, 6ª compagnia, in cui era tenente Giuseppe Prezzolini.
A partire dagli anni Dieci lavorò intensamente come traduttore dal francese e dal tedesco, pubblicando versioni da Balzac, Choderlos de Laclos, Heine, Sainte-Beuve, Taine. Si dedicò con impegno anche alla scrittura giornalistica, collaborando con Pagine libere di Lugano (1909-13), Myricae, diretta da Carlo Ungarelli (1913-15), Rassegna contemporanea di Giovanni Antonio Colonna di Cesarò e Vincenzo Picardi, Giornale del mattino, L’Ambrosiano, Illustrazione italiana e infine curando la «Rassegna di poesia» in Acropoli, rivista fondata da Ettore Romagnoli nel 1911.
Nel 1917 venne trasferito, su sua richiesta, alla pretura di Montecarotto (Ancona) e nel settembre 1918 si spostò per ricoprire il medesimo ruolo a Paullo Lodigiano (ora prov. di Milano). Nel 1919 passò con il grado di sottotenente al tribunale militare di Roma. In questo periodo fu redattore e critico letterario per L’Italia che scrive, rivista di bibliografia fondata e diretta da Angelo Fortunato Formiggini nel 1918.
Nel 1922 decise di abbandonare definitivamente la magistratura per dedicarsi alla letteratura. Già da un decennio, oltre alle traduzioni e all’attività critica, aveva curato edizioni di classici, tra cui opere di Doni, Berni, Goldoni, Tasso, Molière, Ariosto, Parini, Plutarco. Dall’inizio degli anni Venti soggiornò a Milano e ottenne una rubrica di critica letteraria sull’Ambrosiano. Dal 1924 iniziò un’assidua collaborazione con la casa editrice milanese Unitas, allora diretta da Vincenzo Errante, compilando testi scolastici e di letteratura. Tra il 1925 e il 1926 collaborò con La Fiera letteraria e gli venne affidata da Mondadori la cura del Piccolo dizionario di mitologia e antichità classiche (Milano 1925) per le scuole medie. Poco dopo pubblicò per Hoepli, in collaborazione con Silvio Spaventa Filippi, Il libro dei mille savi (ibid. 1927), una «raccolta di massime, pensieri, aforismi, paradossi di tutti i tempi e di tutti i paesi accompagnati dal testo originale e dalla citazione delle fonti».
Nel 1931, oltre alla cura di un’edizione critica delle Confessioni di un italiano di Ippolito Nievo per Treves, pubblicò il suo primo e fortunato romanzo La storia amorosa di Rosetta e del cavalier di Nérac (ibid.), dopo essersi aggiudicato il premio Mondadori 1930 bandito dal «concorso per un romanzo inedito italiano». Nel novembre del medesimo anno con Vincenzo Errante – il quale nel 1926 era divenuto condirettore editoriale per Mondadori – assunse la direzione congiunta della collana di letteratura infantile «La scala d’oro» per la casa editrice UTET, iniziando le pubblicazioni nel 1932.
Sempre nel 1931 iniziò a collaborare con il Corriere della sera: secondo la lettera di incarico stilata dal direttore Aldo Borelli e datata 23 novembre, dal 1° dicembre Palazzi avrebbe inviato al giornale «due articoli mensili […] uno dei quali sarà possibilmente una novella e l’altro un articolo di quelli detti di varietà con esclusione di articoli di critica letteraria» (cfr. Cavazzuti, Cronologia). L’incarico fu portato avanti da Palazzi fino al 1935, per poi riprendere tra il 1946 e il 1947 con un diverso accordo stipulato con l’allora direttore Mario Borsa, per la pubblicazione di due articoli al mese nel Corriere d’informazione, testata che sostituì il Corriere della sera all’indomani della liberazione di Milano.
Nel 1933 si interruppero i rapporti con Mondadori in seguito a un dissidio che vide opporsi Palazzi ed Errante ad Arnoldo Mondadori. Al principio dell’anno, infatti, i due redattori avevano inviato a Senatore Borletti, allora presidente della società, un memoriale che accusava Arnoldo Mondadori di scorrette interferenze tra ambito lavorativo e vita privata, mettendo in luce anche aspetti considerati immorali e dissoluti del suo comportamento. L’obiettivo di Palazzi ed Errante era persuadere Borletti a prendere provvedimenti epurativi: tuttavia Mondadori li querelò entrambi per diffamazione e i due, estromessi dagli uffici, si videro costretti a ritirare le accuse (novembre 1933).
Dal 1934 Palazzi avviò una duratura collaborazione con la casa editrice Principato, per la quale pubblicò molti testi scolastici e per ragazzi, alcuni assai noti, tra cui: la Grammatica italiana e moderna (Milano 1937; poi ripubbl. con il titolo Novissima grammatica italiana, Milano-Messina 1958); l’Enciclopedia della fiaba (Messina 1941, più volte ristampata); l’edizione scolastica del dizionario Il piccolo Palazzi (Milano 1953).
Ancora nel 1934 Palazzi avviò la pubblicazione, per la casa editrice Ceschina, dell’Enciclopedia degli aneddoti (I-III, Milano), che raccoglieva, nella sua prima edizione, 7254 aneddoti su aspetti inediti della vita di personaggi celebri nella storia e nell’attualità (l’opera vide numerose edizioni e altrettanti ampliamenti, fino a comprendere 15.653 aneddoti nell’VIII ed. del 1966).
Insieme con Errante, concepì e diresse per UTET l’enciclopedia illustrata Il tesoro del ragazzo italiano (Torino 1939), oggetto di numerose edizioni di volta in volta aggiornate negli anni del dopoguerra (fino alla VI ed., 1971) e per Ceschina diede alle stampe il celebre Novissimo Dizionario della lingua italiana (Milano 1939), redatto insieme con Eugenio Treves, il cui nome venne tuttavia occultato dall’editore per ragioni di cautela, a un anno dalla promulgazione delle leggi razziali. Oggi il dizionario, rivisto da Gianfranco Folena, è noto come il Palazzi - Folena nell’edizione Loescher.
A questa intensa attività editoriale, Palazzi affiancò l’attività letteraria, pubblicando il poemetto in prosa La città: impressioni e fantasia (ibid. 1946), in cui esaltava le moderne metropoli, in particolare Milano (il poemetto fu poi ripubblicato nel 1956 per i tipi di Ceschina con alcune novelle e un saggio intitolato Donne e fiori in vetrina).
Proseguì anche l’attività di traduttore e la sua versione delle Favole di Charles Perrault venne pubblicata nelle Edizioni d’arte À La Chance du Bibliophile nel 1948. Nello stesso anno ottenne, per la medesima casa editrice, di curare un’edizione del Decameron di Giovanni Boccaccio, che vide la luce nel 1955 con 101 tavole a colori di Gino Boccasile.
Nel 1949 ebbe inizio la decennale collaborazione con la casa editrice Loescher-Chiantore per la pubblicazione di testi scolastici, fra i quali spicca I miti degli dèi e degli eroi (Torino 1959), destinato alla scuola primaria, più volte ristampato. Nel 1953 avviò il progetto dell’enciclopedia in sei volumi Trame d’oro per UTET (ibid. 1956-58), in veste di ideatore e direttore con Marina Spano e Aldo Gabrielli, dove si proponeva di riassumere «in forma artistica tutti i principali capolavori della narrativa».
Fu fondatore, nel 1954 circa, dell’Ordine nazionale autori e scrittori (ONAS), base per l’auspicata costituzione di un ‘albo’ degli scrittori, e nel 1960 aderì alla Comunità europea degli scrittori (COMES). Negli ultimi anni di vita, animato dall‘assiduo impegno di divulgazione della letteratura, progettò una «Biblioteca italiana di opere di consultazione».
Morì a Milano, presso la sua abitazione al n. 20 di via Gustavo Modena, l’8 giugno 1962.
Il suo carteggio, presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, testimonia le fitte relazioni intrattenute tra il 1909 e il 1962 con editori, scrittori, colleghi, amici, tra cui spiccano – oltre a Errante, Treves e Formiggini – Giuseppe Antonio Borgese, Francesco Chiesa, Marino Moretti, Dino Provenzal, Fabio Tombari, Massimo Bontempelli. Oltre agli scambi epistolari l’archivio Palazzi, conservato presso la Fondazione Mondadori contiene numerosi documenti relativi alla sua attività di coordinamento editoriale e di lavorazione delle opere (nonché carte personali, commemorazioni, fotografie, ecc.).
Fonti e Bibl.: Le informazioni sulla vita di P. sono tratte in larga parte dalla Cronologia a cura di A.L. Cavazzuti per il progetto «Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori: Fondo Palazzi» (www.fondazionemondadori.it). Al medesimo progetto si rimanda per la dettagliata descrizione dei materiali d’archivio presenti nel fondo.