CÓRDOBA, Fernando de
Erudito spagnolo, nato verso il 1425, forse a Cordova, e morto a Roma al principio del 1485. A 20 anni era già dottore in diritto civile e canonico, e maestro di teologia e arti liberali. Aveva conoscenza della poesia, componeva musica, parlava e scriveva il latino, il greco, il caldeo e l'arabo. Nel 1443 venne in Italia, e l'anno seguente era nella corte aragonese, confessore regio. Alla fine del 1445 era a Parigi, impegnato in pubbliche discussioni con i più celebri dottori di quell'università, che lo accusarono di essere ispirato dal diavolo: la stessa sorte gli toccó a Gand e a Colonia, tanto che dovette fuggire e far ritorno in Italia, ove prese stabile dimora. Godette la protezione del cardinale Bessarione, a cui dedicava la sua opera migliore, il De artificio omnis scibilis, un trattato di logica in cui tenta di accordare con mentalità scolastica la dottrina aristotelica con quella platonica. Vissuto agli albori del Rinascimento spagnolo, il C. allaccia in maniera singolare la decadenza della cultura medievale col generoso fervore dell'Umanesimo.
Opere: Si ha notizia di 14 opuscoli. Ci restano: De pontificii pallii mysterio, di diritto canonico; Commentaria in Almagestum Ptolomaei, di astronomia; Alberti Magni opus de animalibus; commentarî di esegesi biblica, ecc.; interessante un'epistola a Carlo VII di Francia, che esorta alla pace.
Bibl.: J. Havet, Maître F. de C. et l'université de Paris au XVe siècle, Parigi 1883; A. Morel-Fatio, Maître F. de C. et les humanistes italiens du XVe siècle, in Mélanges J. Havet, Parigi 1895, pp. 521-533; R. Poupardin, Deux ouvrages inconnus de F. de C., in Bibl. de l'École des Chartes, 1901, pp. 523-542; A. Bonilla y San Martín, F. de C. y los orígenes del Renacimiento filosófico en España, Madrid 1911.