FERNANDI (Fernando, Ferrandi, Ferrando, Ferrante), Francesco, detto l'Imperiali
Nacque a Milano nel 1677 (cfr. Clark, 1964, p. 233 n. 25) o nel 1679 (Pio, 1724), da Domenico e da Francesca Gherardi. Studiò presso la bottega del pittore C. Vimercati e, dopo un non meglio documentato soggiorno a Palermo, nel corso del quale avrebbe realizzato diverse opere, all'età di ventisei anni circa giunse a Roma e si stabilì presso il cardinale Giuseppe Renato Imperiali, dal quale derivò il soprannome (ibid.).
Tenendo presente che il Pio lo dice giunto a Roma nel 1705, S. Prosperi Valenti Rodinò (1987, pp. 25, 42 n. 59) ritiene che il F. vada identificato con l'autore del quadro "con capre et altri animali" eseguito da uno "di due Pittori che tiene in casa il V.e Card.le Imperiali", che G. Ghezzi (ibid.) ricorda inviato nel 1705 dal cardinale all'annuale mostra che si teneva nel chiostro di S. Salvatore in Lauro.
Il prelato fece decorare da pittori seguaci di C. Maratta la sua residenza romana di piazza Colonna, palazzo Del Bufalo Miccolinì, oggi Ferraioli, dove ordinò la celebre quadreria prediligendo artisti che, come il F., esprimevano un moderato classicismo di matrice marattesca. Nell'inventario dei beni del cardinale (ibid., pp. 44-54) sono citati circa venti dipinti del F., di cui solo tre rintracciati con certezza (ibid., figg. 24-26): Ilmartirio dei ss. Valentino e Ilario (Roma, coll. priv., 1714 c.; bozzetto per una delle tele del duomo di Viterbo); Rachele nasconde gli idoli a Labano e Ilsacrificio di Noè (Stourhead House, Wiltshire, The National Trust). Una quarta opera, Rebecca al pozzo, non e facilmente identificabile per l'esistenza di numerose tele, spesso considerate autografe, di medesimo soggetto (cfr. La pittura in Italia..., 1990, p. 714).
Soprattutto nei primi anni romani il F. realizzò numerosi dipinti di genere, animali e nature morte, nei quali è riscontrabile la matrice naturalistica di area settentrionale (cfr. i dipinti delle collezioni del conte di Leicester a Holkham Hall, Norfalk, e del marchese di Linlithgon, a Hopetown House, West Lothian). Tale produzione gli procurò un discreto successo tra i collezionisti italiani e stranieri - il 20 luglio 1726 l'abate Giuseppe Gentile scriveva al suo cliente Lothar Franz von Schönborn per segnalargli il F. che "è non solo historico e eroico, ma ammirabile negli animali" (cfr. Waterhouse, 1958, p. 101) - ma gli costò la mancata ammissione all'Accademia di S. Luca. È probabile che la tradizionale avversione degli accademici verso i generi minori e il fatto che il F., esperto d'arte, commerciasse in oggetti d'antiquariato (attività avversata dal circolo accademico) siano state le cause dell'esclusione. Il 22 ag. 1723, insieme con altri pittori, il F. partecipò ad una disputa per la liberalizzazione degli statuti accademici (Roma, Arch. stor. dell'Acc. di S. Luca, Registro delle Congregazioni e decreti della Nuova Accademia ... vol. 116, n. 11).
Intorno al 1714 eseguì, per la cappella dei Ss. Valentino e Ilario nella cattedrale di Viterbo, due tele aventi come soggetto il Martirio dei due santi protettori della città.
In queste opere è evidente il riferimento al classicismo di N. Poussin, influenza che attraversa tutta la produzione del F. tanto da far adombrare l'ipotesi che egli possa essere l'autore di alcuni dipinti già attribuiti al pittore francese, ma da Blunt (1962) ricondotti alla mano di un imitatore italiano (cfr. Prosperi Valenti Rodinò, 1987, p. 57 n. 50).
Nel 1720il cardinale Imperiali ordinò il restauro e la decorazione del duomo di Vetralla, a cui parteciparono pittori come D. M. Muratori, G. Triga, M. Benefial e il F., che realizzò la pala della Madonna del Rosario (ill. ibid., fig. 3). L'anno dopo eseguì alcune soprapporte per il palazzo reale di Torino (Rebecca al pozzo, Abramo servito dagli angeli, La continenza di Scipione, Scene di sacrificio, Tobia e l'angelo). Idipinti, pagati nel 1722a Roma tramite F. Ramelli e l'antiquario F. Bartoli (Griseri, 1959), gli furono commissionati grazie a F. Juvarra, che si avvalse per la decorazione di pittori della cerchia dei cardinali Imperiali e P. Ottoboni, per la galleria del quale, scrive, il Pio nel 1724, il F. aveva in quegli anni dipinto un non meglio identificato "gran quadro d'istoria sagra". Intorno al 17201722, su commissione del console britannico O. Mc Swiney, realizzò inoltre il Sepolcro allegorico di Giorgio I (proprietà del visconte di Kemsley; cfr. Waterhouse, 1958, p. 106).
L'elettore Clemente Augusto di Baviera, consacrato vescovo dal papa Benedetto XIII, nel 1727 commissionò al F. quattro dipinti (Brühl, Schloss Augustusburg) raffiguranti i momenti salienti della cerimonia della Consacrazione, avvenuta a Viterbo l'11 settembre dello stesso anno (cfr. Clark, 1964, p. 230).
Sempre alternando commissioni reali a quelle ecclesiastiche, intorno al 1726-1727 il F. realizzò la pala raffigurante il Martirio di s. Eustachio per l'altare maggiore dell'omonima chiesa romana e, verso il 1733-1734, sensibile alle sollecitazioni del contemporaneo spoglio naturalismo del Benefial, dipinse la Morte di s. Romualdo per l'altare dedicato al santo nella chiesa di S. Gregorio al Celio. Questa pala fu posta di fronte alla prima opera pubblica (Madonna con Bambino e Santi) di P. Batoni, suo allievo ed amico. Nel 1736, tramite ancora una volta lo Juvarra, il F. ricevette la commissione dalla corte di Spagna per un dipinto per la sala del trono della Granja (Urrea Fernandez, 1977, pp. 273 s.). Nell'Alessandro Magno premia i suoi ufficiali (Madrid, Escorial), quadro portato a termine tra la fine del 1737 e l'inizio dell'anno successivo, già si intravedono suggestioni di gusto arcadico e di reazione agli eccessi tardobarocchi.
Il F. ebbe molto successo tra i pittori e i nobili inglesi tanto che diverse sue opere sono conservate in collezioni, pubbliche e private, del Regno Unito (Sestieri 1994, p. 70). Nella sua abitazione di via del Corso, nella quale sin dal 1722 abitò insieme coi padre e con la moglie Angela Sinistri, nel corso del quarto decennio ebbe come allievi diversi artisti britannici, quali W. Hoare, W. Mosman, J. Russel, A. Ramsay e A. Clerk; quest'ultimo, in una lettera da Roma dell'8 ag. 1737, sebbene non fosse entusiasta della pittura del suo maestro scrisse: "Sono alla scuola del Signor Imperiali, che è considerato il migliore qui" (Waterhouse, 1958, p. 104).
II F. fece testamento il 24 ott. 1740; morì a Roma il 4 novembre dello stesso anno e fu sepolto, secondo la sua volontà, nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina (Clark, 1964. p. 233 n. 25).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, Status animarum, 1722-1725, 1727-1732, 1732-1740; Ibid., Registro dei morti, XI, 1725-1726, c. 25 (atto di morte del padre del F. del 3 maggio 1726); Arch. di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Officio 70, Testamenti, c. 186 (testamento del F.); N. Pio, Le vite di pittori, scultori ed architetti [1724], a cura di R. Enggass-C. Enggass, Città del Vaticano 1977, pp. 40 s., 305; E. K. Waterhouse, F. F. detto l'Imperiali, in Arte lombarda, III (1958), pp. 101-106; A. Griseri, in IlSettecento a Roma (catal.), Roma 1959, p. 99; E. Depel, Bemerkungen zur Gemäldesammlung..., in Kurfüst Clemens August (catal. Schioss Augustusburg zu Brühl), Köln 1961, pp. 104, 161 n. 61, figg.124 s.; M. Signorelli, Ilpalazzo papale e la cattedrale di S. Lorenzo, Viterbo 1962, p. 143; A. Blunt, Poussin studies XIII: early falsifications of Poussin, in The Burlington Magazine, CIV (1962), pp. 489 s.; A. Griseri, in Mostra del barocco piemontese (catal.) II, Torino 1963, Pittura, pp. 37, 86 s., tav. 97 (a, b); A. M. Clark, Imperiali, in The Burlington Magazine, CVI (1964), pp. 226-233; Id., A. Masucci: a conclusion and a reformation of the Roman Baroque, in Essays of history of art presented to R. Wittkower, London 1967, II, pp. 259-264; Id., The Portraits of artists drawn for Nicola Pio, in Master Drawings, V (1967), pp. 13 n. 23, 22 n. XIV, 219; J. Urrea Fernández, La pintura ital. del siglo XVIII en España, Valladolid 1977, ad Indicem;R. Roli-G. Sestieri, I disegni ital. del Settecento, Treviso 1981, ad Indicem;S. Rudolph, La pittura del Settecento a Roma, Milano 1983, tavv. 253-258, p. 765; M. Kirby Talley, Small, usual and vulgar things: still-life painting in England 1635-1760, in Walpole Society, XLIX (1983), p. 191; A. Negro, I giubilei del Settecento: note introduttive alla produzione artistica, in Roma 1300-1875. L'arte degli anni santi (catal., Roma), a cura di M. Fagiolo-M. L. Madonna, Milano 1984, p. 438, fig. p. 437; A. M. Clark, P. Batoni. A complete catalogue of his works with an introductory text, a cura di E. P. Bowron, Oxford 1985, ad Indicem;S. Prosperi Valenti Rodinò, Ilcard. G. R. Imperiali committente e collezionista, in Bollettino d'arte, s. 6, LXXII (1987), 41, p. 37 e passim, figg. 3, 24-26; G. Sestieri, La pittura del Settecento, Torino 1988, ad Indicem; La pittura in Italia. Il Settecento, a cura di G. Briganti, Milano 1990, II, pp. 714 s. e ad Indicem;G. Sestieri, Repertorio della pittura romana della fine del Seicento e del Settecento, Torino 1994, I, pp. 69 s.; II, figg. 381 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 425 s.; Diz. encicl. Bolaffi, IV, pp. 356-359, figg. 320-321.