FORTI, Fermo
Nacque il 3 febbr. 1839 a Cibeno (ora Carpi, in prov. di Modena) da Giuseppe, capomastro muratore, e Anna Messori. L'attività del padre facilitò la vocazione artistica del F. come sottolineava egli stesso nell'autobiografia e come ha confermato il Sammarini (ms. sec. XIX).
Il F. frequentò la scuola di disegno di Carpi sotto la guida di C. Rossi e, dal 1857, grazie a un sussidio del Municipio, poté frequentare l'Accademia Atestina di belle arti di Modena.
L'Accademia modenese, a quel tempo sotto la direzione di A. Malatesta, propugnava esiti artistici aggiornati al verismo con ricordi puristici e l'osservazione diretta delle fonti dell'arte locale del passato, con particolare attenzione alle testimonianze del classicismo seicentesco.
Il F. si iscrisse ai corsi di ornato, figura, paesaggio, scultura e architettura avendo per docenti F. Manzini, G. Susani, G. Cappelli, G. Lotti, L. Asioli. Grazie all'insegnamento di quest'ultimo, in particolare, il F. rivolse i propri interessi verso la ritrattistica e, soprattutto, la pittura religiosa. Ispirata a forme devote di matrice seicentesca reniana e alla grande tradizione ornamentale veneta del Settecento (Martinelli Braglia, 1992), la pittura religiosa si rivelerà componente primaria dell'ampia ed eclettica produzione del Forti.
L'artista si dedicò inoltre allo studio della scultura nonché a quello della scenografia che lo condurrà alla padronanza della quadratura, strumento indispensabile per la decorazione delle vaste superfici di interni sia civili sia religiosi, cui si dedicherà nel corso della vita.
Le prime opere del F. furono i saggi presentati ai concorsi indetti dall'Accademia modenese: il quadro a olio Lavecchia filatrice, copia dal Malatesta (Carpi, Museo civico) e Abele morente (bozzetto presso le pronipoti; Martinelli Braglia, 1992, p. 37). Al 1862 circa risalgono le decorazioni per il casino Paltrinieri a Quartirolo di Carpi nelle quali i soggetti bucolici tratti dall'antico si uniscono allo studio del vero.
Del 1866 è la prima opera di scultura del F., una statua in terracotta rappresentante Flora (Carpi, Museo civico), di ispirazione classicheggiante, commissionata al F. per il giardino pubblico di Carpi.
A partire dall'ottavo decennio del secolo, il F. diede inizio alla propria attività di decoratore di edifici sacri, partecipando alle numerose imprese di restauro o di progettazione di nuovi luoghi di culto condotte a Carpi nella seconda metà dell'Ottocento e che ebbero nell'architetto A. Sammarini il maggiore interprete. Nel 1874 il F. iniziò con l'ornatista L. Rossi e il figurista A. Lugli la complessa decorazione in stile neorinascimentale della cinquecentesca cattedrale di Carpi protrattasi fino al 1893.
Il F. dipinse al centro della cupola l'Assunzione della Vergine, negli spicchi medaglioni con Santi, nei pennacchi sottostanti figure monumentali di Evangelisti e, alla base dei piloni della cupola, pose le grandi statue in terracotta dei Santi protettori di Carpi.
Più libera, ispirata a criteri scenografici di matrice neosettecentesca, appare la decorazione della chiesa bramantesca e peruzziana di S. Nicolò a Carpi compiuta dal F. tra il 1874 e il 1879.
Il F. dipinse le grandiose composizioni con la Gloria dei martiri di Gorkum nella calotta del transetto di destra, le Virtù teologali nelle finte cupole della navata centrale, i Profeti e gli Apostoli nei pennacchi.
Da tali opere si deduce il messaggio di catechesi per immagini che la Chiesa stava allora intraprendendo, anche in sede locale, con programmi ideologici di grande portata e che nella attuazione pratica si inserivano nei numerosi cantieri di restauro e di ristrutturazione degli edifici di culto attivi in quegli anni.
Nel 1875 il F. fu attivo a Modena nella chiesa di S. Vincenzo e, l'anno successivo, nella chiesa di S. Agostino. In quest'ultima, in particolare, il F. integrò le partiture del soffitto ligneo seicentesco con grandi figurazioni su tela.
Tra le numerose realizzazioni eseguite dal F. nel nono decennio del secolo, si ricordano le pitture, in parte perdute, per la parrocchiale di S. Croce a Carpi (1880-1898); la decorazione completa della parrocchiale di Magreta (1881); i lavori eseguiti nella cappella della Madonna della Rondine in S. Adriano di Spilamberto (1884-88); le pitture per la parrocchiale di Guiglia e per la chiesa di S. Francesco a Modena (1886).
Nel 1888 il F. ebbe l'incarico di eseguire, insieme con il prospettico G. Migliorini, la nuova decorazione dell'abside centrale del duomo di Modena.
Per tale opera, dipinta a finto mosaico, fu prescelto come modello di riferimento il mosaico eseguito da I. Torriti alla fine del XIII secolo nell'abside della basilica di S. Maria Maggiore a Roma. Alla composizione del Torriti vennero aggiunte tuttavia una serie di figure e decorazioni desunte da altre basiliche romane.
Il 1890 fu particolarmente intenso per il F. che portò a termine, nell'arco di un solo anno, un vasto numero di decorazioni.
Si ricordano, in particolare, le decorazioni interne per l'abbazia di S. Silvestro a Nonantola (distrutte), per le parrocchiali di Medolla, Saliceto Buzzalino di Campogalliano, Fossa di Concordia, Vignola, Samone, Montale di Castelnuovo; per la chiesa di S. Giuseppe Calasanzio a Fanano e per la chiesa di S. Maria delle Grazie a Modena. In molte di queste chiese il F. realizzò anche dipinti su tela di colta matrice purista.
All'inizio del nuovo secolo il F. eseguì la pala per l'altare maggiore della chiesa di S. Silvestro a Fanano e gli impegnativi lavori per la parrocchiale di Rocca Malatina (decorazioni pittoriche murali, tele nel soffitto con Assunzione della Vergine e Angeli, statue dei Ss. Pietro e Paolo alle pareti), per la parrocchiale di Portile e per l'abside di S. Adriano di Spilamberto dove eseguì la teatrale composizione con il Trionfo della Fede.
Nel 1910 il F. dipinse insieme con Argimiro e Albano Lugli la decorazione interna della chiesa di S. Bernardino da Siena a Carpi con la Gloria del nome di Gesù e gli Evangelisti.
Il F. fu impegnato anche in numerose imprese artistiche di carattere civile impostate su diverse rivisitazioni stilistiche. Al 1876 risale l'ornamentazione in chiave neosettecentesca della villa Benassi già Meloni in Santa Croce di Carpi cui seguirono, nel 1880, gli interni neorinascimentali del palazzo Buoncompagni di Vignola e nel 1890 la bella invenzione neoclassica della sala da ricevimento nel palazzo Montecuccoli degli Erri di Modena. In questo stesso anno il F. eseguì anche la decorazione di un soffitto nel palazzo Foresti di Carpi e alcuni medaglioni per la villa Bonacini di Casinalbo. Nel 1900 lavorò nel salone del piano nobile del palazzo Viti di Modena.
Intensa fu pure l'attività del F. in campo teatrale, dalle decorazioni del teatro Storchi di Modena (1889, rifatte nel 1895), ai sipari per il teatro di Rio de Janeiro con il Monte Parnaso (1890) e per il teatro Donna Amalia di Lisbona con la Discesa delle Muse (1894).
Il F. ricevette numerosi riconoscimenti ufficiali e apprezzamenti pubblici.
Nel 1888 fu nominato accademico per la classe di pittura presso l'istituto di belle arti di Modena, dieci anni dopo fu membro delle commissioni d'esame presso questo stesso istituto e della commissione per il Premio Poletti. Nel 1899 fu nominato effettivo della Commissione municipale di storia patria e belle arti di Carpi. Nella sua città fu anche consigliere e assessore comunale. Partecipò a numerose manifestazioni artistiche modenesi esponendo dipinti da cavalletto con soggetti di genere richiesti e apprezzati dalla committenza locale.
Il F. morì a Carpi il 24 febbr. 1911. La vedova, Giovannina Chicchi, fece eseguire in memoria del marito un monumento funebre in marmo nella cattedrale.
Fonti e Bibl.: Necr., in La Provincia di Modena, 1-2 marzo 1911; Carpi, Museo Civico: F. Forti, Autobiografia, copia ms. sec. XIX (l'originale è presso le pronipoti del F. sempre a Carpi); Carpi, Seminario diocesano, Archivio Tirelli: A. Sammarini, Notizie ed opere degli architetti, pittori, scultori e altri artisti nati o domiciliati nel territorio di Carpi (ms. sec. XIX; copia presso il Museo civico). Per la bibl. precedente al 1992, esaustivo è il catal. di G. Martinelli Braglia, Le forme del Revival. F. F. (1839-1911), Carpi 1992; A. Garuti, Percorsi paralleli nella Carpi fra Otto e Novecento: F. F. e l'ingegner Achille Sammarini, ibid., pp. 79-85; Id., La chiesa di S. Nicolò di Carpi come continuità di valori artistici e storici, in A. Garuti - D. Colli - R. Pelloni, S. Nicolò di Carpi. Un modello del classicismo emiliano, Modena 1992, pp. 34-36, 88, 103; P. Belloi - E. Colombini, Guida di Modena. Manuale per l'uso storico artistico della città…, Modena 1992, pp. 333, 433, 507 s., 521; A. Garuti, in Modena. Le chiese della provincia. Storia e immagini. La Bassa, Modena 1993, pp. 49, 112, 140, 163, 166, 209; A. Garuti - D. Colli, Guida di Carpi, Bologna 1995, pp. 28, 31, 48, 52 s., 55; A. Garuti, L'ingegner Achille Sammarini (1827-1899) architetto a Carpi, Bologna 1995, passim; G.C. Montanari, Rocca Malatina, Modena 1996, pp. 67-69; G. Martinelli Braglia, in Il palazzo Montecuccoli degli Erri a Modena, in corso di stampa.