ferita
Lesione traumatica caratterizzata dalla soluzione di continuo di tessuti molli. Le f. possono essere prodotte da agenti vulneranti di vario tipo in rapporto ai quali si distinguono f. da punta (chiodi, schegge di legno, ecc.), f. da taglio (rasoi, coltelli, ecc.), f. d’arma da fuoco (proiettili camiciati e non camiciati, schegge di granata, ecc.). Altri tipi di f. sono: f. contuse, da traumi contundenti; f. lacere e f. da strappamento, dovute a traumi traenti (morsi, cinghie di trasmissione, ecc.); f. lacerocontuse, da traumi contundenti e traenti. In rapporto alla profondità della lesione le f. si classificano anche in f. superficiali (quando non oltrepassano il piano fasciale superficiale), f. profonde (che vanno al di sotto del piano fasciale) e f. penetranti in cavità (cranica, pleurica e peritoneale) spesso complicate dall’interessamento di organi importanti (polmoni, cuore, cervello, intestino, ecc.). I sintomi comuni a tutte le f. sono il dolore e l’emorragia (che però può mancare nelle f. da punta); possono aversi complicazioni con infezioni (suppurazioni, cancrene, tetano, ecc.), con shock, con interessamento di organi vitali, con lesioni di elementi anatomici delicati (arterie, nervi, tendini muscolari). L’esito, se non ci sono lesioni di organi vitali o complicazioni gravi, è la guarigione per cicatrice. Il trattamento di una ferita richiede la pulizia accurata della parte interessata, la disinfezione, eventualmente l’emostasi, la ricostruzione dei piani anatomici e la sutura degli organi lesi.