ferire (fedire; indic. pres. III singol. fiere, fere, fiede; III plur. feron; cong. pres. II singol. fegge, feggi; III singol. feggia; partic. pass. feruto)
Significa " colpire ", tanto in modo estremamente blando, come può fare l'inalterabile brezza che alita sulla vetta del Purgatorio (Pg XXVIII 8 Un'aura dolce, sanza mutamento / avere in sé, mi feria per la fronte / non di più colpo che soave vento), quanto in modo violentissimo, come il vento / impetüoso... / che fier la selva (If IX 69), o come l'aquila che investe il carro trascinato dal grifone nel Paradiso terrestre: e ferì 'l carro di tutta sua forza; / ond'el piegò come nave in fortuna, / vinta da l'onda (XXXII 115): cfr. Rime LXII 1.
Si adopera in tal senso anche parlando del sole o della luce: If X 69 non fiere li occhi suoi lo dolce lume?; e cfr. Rime XC 16, Pg IV 57, XV 7, XXVI 4, Pd II 33. Ha più precisamente il significato di " avventarsi ", " scagliarsi ", in Vn XIV 12 9 Amor, quando si presso a voi mi trova, / prende baldanza e tanta securtate, / che fere tra' miei spiriti paurosi, / e quale ancide, e qual pinge di fore. Con gli stessi valori: Amore mi fiede sotto il braccio manco / sì forte, che 'l dolor nel cor rimbalza, può dire il poeta in Rime CIII 48; così, in Fiore CCIX 9, Vergogna, nei riguardi di Pietate, alza la spada a lei fedire; e lo stesso senso s'incontra in CCVII 14, CCX 7, CCXI 2, If XV 39 quando 'l foco il feggia, e XXII 95, oltreché, forse, in Fiore CX 14, dove si prescrive sull'autorità di Giustiziano che se uno trovi da sostentarsi da sé lavorando, ma a lavorare e' non vuol metter mano (v. 13), bisogna che tu 'l gastighi e cacci e fegge.
Ha senso traslato in If XVIII 75, dove Virgilio suggerisce a D. di disporsi in modo che la vista dei ruffiani feggia / ... in te, e in Pg XXVIII 90, dove raggiunge il significato di " impacciare ", " ostacolare ": Io dicerò come procede / per sua cagion ciò ch'ammirar ti face, / e purgherò la nebbia che ti fiede. Più propriamente " urtare ", " cozzare ", significa in Fiore XLVIII 7 i' sì vo a fedir a tale iscoglio, / s'Amor non ci provede, ch'i' son casso; e cfr. If XXII 6 fedir torneamenti, " cozzare una contro l'altra le squadre nei tornei " (Sapegno). Il significato attiguo di " incappare ", " cadere " (Parodi), è attestato da Fiore CLXVII 8 la femina... / contra ciascuno rizzar de' il pennone / per fargli nella sua rete fedire, e da Detto 202.
Significa invece " ferire, produrre una lacerazione fino all'effusione del sangue ", in If XXV 105, dove 'l feruto (il participio è sostantivato) corrisponde al trafitto del v. 88; in XI 37, ove s'indicano le colpe punite nel primo girone del settimo cerchio infernale, e v'è coincidenza fra mal fiere e le ferute dogliose del v. 34; probabilmente anche in XXIV 150, ove si profetizza che nella battaglia di Campo Piceno, risoltasi in una disfatta pei Bianchi fiorentini fuorusciti, Marte repente spezzerà la nebbia, / sì ch'ogne Bianco ne sarà feruto. È usato con tal senso anche in If XXI 87, mentre ha valore metaforico in Rime CIII 80 Canzon, vattene dritto a quella donna / che m'ha ferito il core, e altresì in LVIII 3, LXVII 7, LXX 11, CXVI 46, Rime dubbie XV 1, Vn XIX 12 53; Fiore II 7 lo Dio d'amor... / dissemi: " Tu... / mi se' intra le man caduto / per le saette di ch'i' t'ho feruto... ". Con diversa metafora, in Cv IV IX 17 è da ferire nel petto a le usate oppinioni.
Decisamente " dirigersi " significa in Cv III XIV 6 la sapienza, ne la quale questo amore fere, etterna è. Con lo stesso significato: If X 135 lasciammo il muro e gimmo inver' lo mezzo / per un sentier ch'a una valle fiede; cfr. Pg IX 25, ove dell'aquila che ha trasportato in alto D. dormiente si dice che forse... fiede / pur qui per uso. Appare usato col senso di " tendere " (Sapegno), in Pg XVI 101: il pontefice che mira unicamente ai beni materiali non può fare da esempio spirituale a la gente, che sua guida vede / pur a quel ben fedire ond'ella è ghiotta. Così anche in Rime XLVIII 12 davanti al tuo cospetto / vegno, perché al caler non feggi (e cfr. la nota del Contini).
In Pd XXXII 40 dal grado [della candida rosa] ... che fiede / a mezzo il tratto le due discrezioni, ha il senso di " separare ", " dividere ", già proposto per il solo verbo dal Poletto (" ferisce ", " taglia " è invece proposto da Scartazzini-Vandelli).
Si noterà che il participio passato, se in rima, è sempre, al singolare maschile, feruto (If XXI 87 e XXIV 150; fuori rima è tale in XXV 105 e in Rime CXVI 46, mentre in CIII 80 è ferito); al plurale ha la forma feriti, come, in rima, in Pg IV 57. Può dipendere invece dallo stato dei manoscritti piuttosto che rappresentare un dato oggettivo il fatto che all'indicativo presente la tonica abbia il frangimento nella Commedia (If X 69; fier, IX 69; fiere, XI 37) mentre non lo ha nelle altre opere (Vn XIX 12 53 feron; XIV 12 9, Rime LXII 1, XC 16, Cv III XIV 6 fere).