MINUCCI, Ferdinando
– Nacque a Firenze il 18 genn. 1782 da Bartolomeo, di famiglia nobile aggregata al patriziato di Volterra dal 1750, e da Maria Lucrezia Maddalena Querci, e fu battezzato il giorno stesso nel battistero di S. Giovanni. Ricevette la prima educazione nel collegio dei calasanziani a Volterra, ma ne dovette uscire per ragioni di salute, proseguendo gli studi nel collegio Cicognini di Prato. Tornato a Firenze, ricevette la tonsura clericale e seguì le lezioni di teologia di Jacopo Baldovinetti nelle scuole di S. Giovannino. Il 22 genn. 1802 prese possesso del canonicato Bardi in cattedrale. Recatosi a Roma per completare gli studi teologici nell’Università della Sapienza, il M. si laureò in teologia e in utroque iure l’11 luglio 1806. Il 17 agosto fu ordinato sacerdote a Firenze dall’arcivescovo Antonio Martini.
Morto Martini alla fine del 1809, il M., come canonico della cattedrale, non riconobbe la nomina nella sede di Firenze di Antoine-Eustache d’Osmond, vescovo di Nancy, eletto da Napoleone Bonaparte, mai riconosciuto da Pio VII. Per questo nel 1810 fu arrestato, trasferito a Livorno e da qui inviato a Bastia in Corsica, dove trascorse tre anni in una colonia penale, insieme con altri sacerdoti ostili alla politica ecclesiastica di Napoleone. Tornato a Firenze nel 1813, nel 1821 fu nominato vicario generale dall’arcivescovo Francesco Morali, alla morte del quale nel 1826 fu eletto vicario capitolare dell’arcidiocesi. Infine il 28 genn. 1828 Leone XII lo creò arcivescovo di Firenze, consegnandogli di persona il pallio arcivescovile. Il M. fu consacrato vescovo a Roma il 3 febbraio 1829 nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini: quel giorno pubblicò la prima di una lunga serie di lettere pastorali rivolte al clero e al popolo dell’arcidiocesi di Firenze, con l’intento di ravvivare la fede e i costumi cristiani, turbati dalle vicende storiche.
Il 27 sett. 1829 il M. iniziò la visita pastorale alle chiese di campagna, che portò avanti in più riprese e concluse soltanto nel settembre 1838. Nel frattempo, il 30 ott. 1832 eseguì la ricognizione delle reliquie di s. Zanobi in cattedrale e il 14 ag. 1836 incoronò, come delegato del capitolo vaticano, l’immagine della Madonna delle Carceri a Prato. Un riconoscimento gli venne anche da Leopoldo II di Asburgo Lorena, granduca di Toscana, che gli conferì nel 1841 la gran croce dell’Ordine al merito di S. Giuseppe.
Nel marzo 1843 il M. venne a conoscenza che l’abate Luigi Bottelli di Arona aveva presso di sé l’unica copia manoscritta di un capitolo inedito dei Promessi sposi, quello che A. Manzoni aveva dedicato a Gertrude per poi espungerlo. Scrisse a Bottelli per avere il manoscritto in prestito, ma ne ebbe un rifiuto. Su consiglio di Paolo Rambaldi, rettore del seminario di Firenze, scrisse allora a Manzoni, riuscendo finalmente ad avere il manoscritto. Il M. confidò a Cesare Guasti che quel testo aveva lasciato in lui un’impressione indelebile.
Nel 1843 il M. effettuò la visita pastorale delle chiese di città e la visita apostolica ai monasteri olivetani della Toscana, accompagnato dai monaci certosini Leone Niccolai e Francisco Ferreira de Matos, che ne stilarono la relazione. Nella sua azione pastorale si servì di un gruppo di missionari francescani, preparati per predicare nelle parrocchie, coadiuvati dal nuovo istituto religioso delle povere figlie delle Sacre Stimmate di s. Francesco, fondato nel 1846 con l’approvazione del M. da Anna Maria Fiorelli Lapini. Istituì anche, come primate di Toscana, la Società per la diffusione dei buoni libri. Nel 1846, in occasione dell’incoronazione di Pio IX, si recò a Roma per rendere omaggio al nuovo pontefice. Quando anche in Toscana si aprì la stagione delle riforme e Leopoldo II istituì, il 4 sett. 1847, la guardia civica, il M. appoggiò l’iniziativa con un editto del 16 settembre, seguito il 9 ottobre da un decreto con cui si sollecitavano i parroci a raccogliere fondi per il comitato di sostegno alla nuova istituzione. Dopo l’allocuzione di Pio IX del 10 febbr. 1848, in cui il papa invocava la benedizione di Dio sull’Italia, il M. invitò a pregare per il trionfo della causa nazionale.
Il 12 febbraio Raffaello Lambruschini nel periodico La Patria pubblicò un intervento in cui sosteneva l’inopportunità del riconoscimento, nello statuto toscano, del cattolicesimo quale religione di Stato. Una simile presa di posizione allarmò le gerarchie ecclesiastiche e due giorni dopo, alla vigilia della proclamazione dello statuto, La Patria (I, 163, pp. 644 s.) pubblicò una dichiarazione congiunta del M. e del vicario capitolare di Fiesole Francesco Bronzuoli nella quale si diceva che qualora un sovrano cattolico avesse voluto trasformare il suo regime da assoluto a costituzionale, avrebbe dovuto stabilire come primo fondamento la religione cattolica come sola religione dello Stato, pur ammettendo tolleranza e rispetto della libertà individuale e del culto privato delle altre religioni.
Promulgato lo statuto, il M., come arcivescovo di Firenze, fu nominato senatore, mantenendo un atteggiamento di moderata apertura nei confronti delle concessioni del granduca e invitando i parroci a istruire il ceto rurale, da sempre diffidente nei confronti delle novità, sull’utilità delle riforme. La situazione politica, tuttavia, andò sempre più deteriorandosi, costringendolo a chiudere, nell’autunno, il seminario arcivescovile. Agli inizi del 1849, interpellato da Leopoldo II, il M. si disse contrario all’elezione di un’Assemblea costituente italiana; poi il 22 gennaio, dopo che gli furono rivolti insulti durante una manifestazione di piazza, lasciò Firenze, rifugiandosi presso i monaci vallombrosani della Badia di Passignano, dove rimase fino al 4 aprile, quando tornò in città per le cerimonie della settimana santa.
Nel 1854 si recò a Roma per assistere alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Con l’avanzare dell’età cominciò per lui il declino fisico che presto lo rese incapace di sopportare la stanchezza; al papa arrivarono relazioni che lo accusavano di inefficienza e di mancanza di controllo sul clero diocesano, in seguito alle quali, nel febbraio 1856, Pio IX gli offrì, in cambio della rinuncia alla sede di Firenze, il titolo di patriarca e una onorata dimora a Roma, ma non si pervenne a nulla. Aggravatesi le sue condizioni di salute, il 10 giugno gli fu somministrato il viatico con una solenne cerimonia pubblica.
Il M. morì a Firenze il 2 luglio 1856 e fu sepolto in cattedrale. Con testamento del 29 ott. 1846 aveva lasciato alla granduchessa Maria Antonietta di Borbone un reliquiario, al capitolo della cattedrale la croce arcivescovile e il pastorale, e a Pio IX il suo calice.
Gli scritti del M. sono pubblicati in Raccolta delle pastorali, omelie e discorsi di mons. Ferdinando Minucci, Firenze 1857-58; Prediche, panegirici e discorsi di circostanza, ibid. 1863; Raccolta delle pastorali, indulti e avvisi al clero e al popolo, ibid. 1863.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Civiltà cattolica, VII (1856), 3, pp. 232 s.; Firenze, Archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore, Battesimi, 114 (1782-83), f. 40; Ibid., Arch. arcivescovile, Cancelleria, 4, 3: Corrispondenza; 6, 69-75: Visite pastorali (l’inventario delle visite pastorali è pubblicato in L’Archivio della Cancelleria arcivescovile di Firenze …, a cura di G. Aranci, Firenze 1998, pp. 8 s., 30 s., 49 s., 114-126); Ibid., Arch. storico comunale, CA, 57: Arcivescovo, 1849; CA, 537: Ritorno dell’arcivescovo in città, 1849; L. Santoni, Raccolta di notizie storiche riguardanti le chiese dell’arcidiocesi di Firenze, Firenze 1847, pp. 411 s.; A. Zobi, Storia civile della Toscana dal 1737 al 1848, V, Firenze 1852, pp. 105-108; G. Palagi, Elogio funebre di mons. F. M. arcivescovo di Firenze, Firenze 1856; A. Gambaro, Primi scritti religiosi di Raffaello Lambruschini: con lettere di lui, di mons. Morichini, di mons. M. e del card. Luigi Lambruschini, Firenze 1918; F. Martini, Il Quarantotto in Toscana, I, Diario inedito del conte Luigi Passerini de’ Rilli, Firenze 1918, pp. 208-218, 264; Id., Confessioni e ricordi. Firenze granducale, Firenze 1922, p. 43; R. Lambruschini, Scritti politici e di istruzione pubblica, Firenze 1937, pp. 341-346; F. Grazzini, Narrazione intorno alla diocesi fiorentina …, Firenze 1859, p. 113; G. Cappelletti, Le chiese d’Italia, XVI, Venezia 1861, pp. 616 s.; G. Conti, Firenze vecchia, Firenze 1899, pp. 622 s., 663; G. Sforza, Brani inediti dei Promessi sposi di Alessandro Manzoni, I, Milano 1905, pp. LXXXIX s.; G. Stiavelli, Antonio Guadagnoli e la Toscana dei suoi tempi, Torino 1907, pp. 90 s.; A. Pellizzari, Studi manzoniani, Napoli 1914, pp. 80, 128 s.; A. Corsini, I Bonaparte a Firenze, Firenze 1961, pp. 82-86, 317, 368, 436; G. Martina, Pio IX e Leopoldo II, Roma 1967, pp. 62, 108, 122-139, 215, 274-283, 300, 334, 365-388, 424-427, 460; L. Toschi, La sala rossa: biografia dei «Promessi sposi», Torino 1989, p. 23; R. Aubert, Il pontificato di Pio IX, in Storia della Chiesa, XXI, 1, Cinisello Balsamo 1990, p. 54; E. Ciferri, Luigi Piccardini e il suo tempo, Città di Castello 1993, p. 103; A. Panajia, Ordine al merito sotto il titolo di S. Giuseppe: docc. inediti conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, Pisa 2000, p. 106; Hierarchia catholica, VII, p. 196.
E. Ciferri