PIGNATELLI, Ferdinando Maria
PIGNATELLI, Ferdinando Maria. – Nacque a Napoli il 9 giugno 1770 da Giovanni, principe di Monteroduni, e da Lucrezia Mormile, esponenti della più antica aristocrazia partenopea.
Entrato fra i chierici regolari teatini di Napoli, compì gli studi teologici a Genova e fu ordinato sacerdote il 25 maggio 1793. Insegnò filosofia e teologia nelle case dell’Ordine, prima a Genova, dove dettò lezioni di Sacra Scrittura, e poi a Napoli, dove ebbe residenza in S. Paolo Maggiore e fu pure preposito di S. Maria degli Angeli a Pizzofalcone. All’epoca delle soppressioni francesi riuscì a restare per qualche tempo, non senza disagi, presso la chiesa dell’Ordine dove, al rientro dei Borbone, cominciò a raccogliere i confratelli dispersi.
Fra i teatini fu visitatore del monastero della Sapienza (1821); per l’arcidiocesi di Napoli fu esaminatore prosinodale. Il 20 maggio 1824 fu eletto preposito generale per il triennio 1824-27 e si adoperò per raccogliere i membri dell’Ordine ancora dispersi e per recuperare tutte o in parte le case sottratte in età napoleonica. Con breve di Gregorio XVI del 5 febbraio 1836 fu nominato di nuovo generale per il triennio 1836-39. Resse l’Ordine con prudenza in tempi difficili, riconducendo i teatini all’osservanza regolare e incrementando le nuove vocazioni.
Consultore della congregazione di Propaganda (3 aprile 1838), fu insignito del dottorato in teologia per concessione pontificia (15 febbraio 1839). Presentato da Ferdinando I delle Due Sicilie il 13 febbraio 1839, fu eletto arcivescovo di Palermo il 21 febbraio e consacrato a Roma, dal cardinale Emmanuele De Gregorio, il 1° aprile. Da Roma indirizzò la sua prima lettera pastorale alla diocesi (Epistola pastoralis ad clerum et populum archiepiscopalis diocesis Panormitanae, Romae 1839), per entrare in Palermo nell’ottobre seguente. In Sicilia si ritrovò con tre altri vescovi teatini, due dei quali erano stati generali dell’Ordine (Domenico Maria Lo Jacono, arcivescovo di Agrigento, e Antonio Maria Stromillo, vescovo di Caltanissetta; l’altro teatino era il primo vescovo di Noto, Giuseppe Menditto).
L’8 luglio di quello stesso anno Gregorio XVI lo creò cardinale, destinandolo l’11 luglio al titolo presbiterale di S. Maria della Vittoria, terzo porporato di questo titolo. Lo aggregò altresì alle congregazioni dei Vescovi e regolari, della Residenza dei vescovi, dell’Immunità, delle Indulgenze.
A Palermo Pignatelli non trovò una situazione felice né tra il popolo, spesso diffidente e inasprito nei confronti degli ecclesiastici (in occasione dell’epidemia colerica del 1836, per esempio, a Marineo erano stati trucidati a furor di popolo il parroco e un magistrato), né tra i sacerdoti, tra i quali ve ne erano diversi «vagabondi», come riferiva nelle relazioni per la visita ad limina.
Si impegnò a migliorare la formazione del clero locale, sostenendo i seminari dell’arcidiocesi, compreso quello di rito orientale (greco-albanese): dei centotrentasei alunni che contava nel 1845, quaranta tra i migliori godevano di borse di studio. Il modello formativo per il clero, tuttavia, non si basava sulle idee del canonico Niccolò Di Carlo, che pure sarebbero state accolte dagli altri vescovi siciliani nel 1850 e sarebbero state applicate a Palermo solo dopo la rivoluzione del 1860, quando Di Carlo giunse alla guida del seminario palermitano.
Come Pignatelli illustrò nella relazione per la visita ad limina del 1845, il seminario palermitano doveva essere un luogo di isolamento e separazione dalle novità. Ebbe premura paterna per i poveri e le istituzioni assistenziali, alle quali devolveva mensilmente somme considerevoli; compì la visita pastorale, che occupò un buon lasso di tempo; curò la disciplina dei monasteri femminili; restaurò e dotò diverse chiese; rivendicò con forza i diritti ecclesiastici. Nel 1840 introdusse l’opera per la propagazione della fede. In esecuzione del lascito testamentario di Gaetano Ventimiglia e Alliata (morto nel 1831), incaricò Salvatore Vigo e Domenico Peranni della vendita del patrimonio per la fondazione del Sacro ospizio ventimiliano per l’assistenza dei fanciulli. Fu generoso con l’ospedale per il clero e gli stabilimenti di pubblica beneficenza.
Con apposita istruzione pastorale, favorì la pratica delle quarantore (Istruzioni ed ordinazioni da osservarsi per l’orazione interrotta delle Quarant’ore, aventi le stesse indulgenze e privilegi della orazione continua introdotta qui in Palermo nell’anno 1580 e poscia nello anno 1607…, Palermo 1846). All’indomani dei moti del 1848, sostenne la censura libraria con la lettera pastorale Sopra la lettura dei libri perniciosi (Palermo 1850), avviando l’anno seguente un’analisi dei bisogni del momento con una lettera pastorale redatta dal gesuita Alessio Narbone (Enciclica di Sua Eminenza Rev.ma il Card. Ferdinando M. Pignatelli, arcivescovo di Palermo, sugli attuali bisogni, Palermo 1851). Fece modificare la facciata della sede del seminario in continuità prospettica con l’adiacente Palazzo arcivescovile (1840). Curò il restauro della cattedrale, inaugurandone l’ipogeo restaurato il 2 novembre 1844, e a sue spese fece fondere per essa una nuova campana. Concorse pure all’abbellimento della sede del collegio di Maria della Sapienza, nel quartiere della Kalsa, fondato dal sacerdote Gaetano Lo Piccolo.
Partito da Napoli l’11 giugno 1846 insieme con il cardinale Domenico Carafa di Traetto, arcivescovo di Benevento, partecipò al conclave dal quale risultò eletto papa Pio IX, da lui sostenuto: pur non conoscendo di persona il cardinale Mastai Ferretti, se l’era visto raccomandare dal confratello Gioacchino Ventura, incontrato durante il viaggio verso Roma, mentre quegli risiedeva a Napoli per curare i postumi di una frattura.
Il 2 giugno 1850 presiedette a Palermo le Congregazioni dei vescovi siciliani, promosse nello spirito della Nostis et nobiscum di Pio IX dell’8 dicembre 1849. In quell’occasione i vescovi siciliani guardarono con interesse al modello ecclesiale palermitano, che curava la formazione permanente del clero e il suo coinvolgimento pastorale attraverso quattro ‘congregazioni di spirito e di disciplina’, e ne suggerirono l’utilizzo nelle altre diocesi della regione. Il ruolo di Pignatelli crebbe ancor più nella congregazione generale, perché ebbe il mandato di presiederla sia dal segretario di Stato, il cardinale Giacomo Antonelli, sia da Ferdinando II di Borbone, che rivendicò il diritto di legazia.
Ottenne il collare dell’Ordine costantiniano di S. Giorgio, con cui fu raffigurato a bassorilievo su un marmo di reimpiego, forse originariamente collocato nella cattedrale palermitana e oggi in collezione privata, opera attribuita ad Antonello Gagini. Un suo ritratto si conservava nella sacrestia della chiesa palermitana di S. Giorgio, officiata dai monaci olivetani, di cui egli fu visitatore apostolico (1844-56), non senza difficoltà: con un decreto del 15 luglio 1845, la congregazione dei Vescovi e religiosi rifiutò la relazione della visita da lui compiuta, perché eseguita per autorità della potestà laica senza mandato pontificio.
Trascorsi gli ultimi sei anni di vita afflitto da malattia, morì a Palermo la notte fra il 10 e l’11 maggio 1853; i funerali si tennero il 16 maggio nella cattedrale, dove ebbe sepoltura.
Con testamento olografo del 6 gennaio 1851, depositato presso il notaio Angelo Mezzatesta, destinò lasciti a vari enti palermitani (ai collegi di Maria di Castiglia, all’Olivella, al Capo, al Borgo, di Gisino, al seminario arcivescovile, all’ospedale dei sacerdoti e a quello di convalescenza).
Fonti e Bibl.: Documentazione si conserva presso l’Archivio segreto Vaticano, nei fondi della Segreteria di Stato, Affari ecclesiastici; Napoli; Parte Moderna (1816-22; 1846-35); Spoglio Pio IX; Congregazione Vescovi e regolari; Congregazione Disciplina regolare; Congregazione Sopra lo stato dei regolari; Roma, Archivio generale dei teatini, 10: Acta cap. gen.; 72 (registri della Segreteria); 142: Libro in cui si notano tutti i padri e fratelli defunti. Ampia documentazione sull’episcopato si conserva a Palermo, nell’Archivio storico diocesano.
Pio IX e l’Italia, Milano 1848, pp. 23, 69 s.; A. Casano, Del sotterraneo della chiesa cattedrale di Palermo, Palermo 1849; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LI, Venezia 1851, pp. 49 s.; E. Vaccaro, Funebre elogio del cardinal F.M. P., arcivescovo di Palermo…, Palermo 1853; Id., Per le esequie del cardinal F.M. P., arcivescovo di Palermo, Palermo 1853; P. Sanfilippo, Necrologia [di F.M. P], in Giornale Ufficiale di Palermo, 1853, p. 224; G. Di Marzo-Ferro, Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni, Palermo 1858, pp. 358, 418, 676; G. Cappelletti, Le Chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, XXI, Venezia 1870, p. 540; L. Boglino, La Sicilia e i suoi cardinali, Palermo 1884, pp. 86-90; T. Papandrea, Salvatore Vigo. Vita e carteggio inedito, Acireale 1906, p. 27; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia catholica, VII, Patavii 1968, pp. 31, 43, 298; A. Gambasin, Religiosa magnificenza e plebi in Sicilia nel XIX secolo, Roma 1979, pp. 24, 38 s., 98, 121, 147 s., 165-167, 191 s.; Chiesa e società in Sicilia, a cura di G. Zito, III, Torino 1995, pp. 77, 93, 368; Ph. Boutry, Souverain et Pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration. 1814-1846, Rome 2002, p. 737; Enciclopedia della Sicilia, a cura di C. Napoleone, Parma 2006, pp. 787 s.; F.M. Stabile, Palermo, in Storia delle Chiese di Sicilia, a cura di G. Zito, Città del Vaticano 2009, pp. 639 s.; A. Giannotti, Antonello Gagini e l’arcivescovo P., in Kronos, XIII (2010), pp. 69-72.