CAMPANI, Ferdinando Maria
Nacque a Siena nel 1702 da Giovanni Battista. Le sue vicende personali e familiari sono sinteticamente riportate dal Romagnoli, che ebbe agio di consultare documenti e registri parrocchiali. Vediamo così che il C. fu cresimato nel 1709, e che nel 1725 era già sposato con Angela Sacchi e dimorava nella parrocchia di S. Pietro in Castelvecchio; in quell'anno gli nacque un figlio, Lorenzo, morto dopo cinque giorni. Nel 1742 gli nacque il figlio Luigi; nel 1743 fece cresimare la figlia Maddalena (alla quale fu madrina la marchesa Violante Chigi); nel 1748 fece pure cresimare l'altra figlia, Cleofide. Negli ultimi anni della sua vita abitò nella parrocchia di S. Pietro a Ovile, dove morì il 4 giugno 1771; fu sepolto nella chiesa di S. Francesco.
Non esistono notizie o riferimenti sicuri sulla sua prima formazione di pittore, che dovette comunque essere di ritrattista e copista. Il Romagnoli accenna ad un suo viaggio, in età giovanissima, attraverso varie città italiane ove acquistò buona rinomanza per la sua abilità nell'eseguire ritratti, tanto che fu chiamato alla corte di Baviera per ritrarre la famiglia regnante. Lo troviamo nel 1722 al servizio di Violante Beatrice di Baviera vedova di Ferdinando de' Medici figlio del granduca Cosimo III, e governatrice di Siena: in quell'anno, a Firenze, riceveva dalla principessa un assegno mensile di tre ducati, e il 17 gennaio e il 31 ott. 1724 ebbe, sempre da Violante, la somma di dodici ducati per aver eseguito la copia di due dipinti (pagamenti cit. dal Guasti, p. 352). Stando al Romagnoli il C. eseguì in Siena molti ritratti, tra cui quello dell'arcidiacono Sallustio Bandiniper la Biblioteca pubblica (1759).
Maggiore fama acquistò però il C. come pittore di maioliche, sì da meritare presso i contemporanei rappellativo di "Raffaello della ceramica". Non risulta che egli lavorasse presso la fabbrica di S. Quirico d'Orcia che era stata aperta qualche anno prima dai Chigi Zondadari, e neppure che a Siena possedesse una fornace propria. È probabile invece che egli eseguisse le decorazioni su vasi e piatti per il vasaio senese Giovan Domenico Ciabattini, che da vari pagamenti (Guasti, p. 352) sappiamo aver molto lavorato per incarico di Violante di Baviera. Questa produzione pittorica, ora variamente dispersa, è caratterizzata dalla ripresa di motivi ed elementi dei secoli XVI e XVII desunti soprattutto da Raffaello, da Marcantonio Raimondi, dai Carracci, che il C. rielaborò ed interpretò secondo il gusto contemporaneo inserendovi ornamenti e stilizzazioni tipicamente settecenteschi. Nella collezione Chigi Saracini di Siena resta un piatto, firmato e datato 1749, raffigurante l'Incontro di Salomone con la regina di Saba, oltre un vaso, recentemente attribuitogli dal Salmi, decorato con Storie di Mosè. Una serie di piatti e vassoi dipinti esiste nel Victoria and Albert Museum e nel British Museum di Londra: tra questi un piatto con la Creazione degli astri (firmato e datato 1733), da Raffaello, e un altro con una Scena di vendemmia (firmato e datato 1747).
Dei figli del C., Luigi (1742 - not. fino al 1800) eseguì quadri sacri in varie chiese di Siena e del contado, nature morte e copie di quadri in palazzi e ville senesi, e soprattutto fu noto e fecondissimo ritrattista, assai apprezzato dai committenti per la capacità di riprodurre molto fedelmente i tratti somatici e le fisionomie.
Fonti e Bibl.: Siena, Biblioteca comunale degli Intronati, ms. L. II 12: E. Romagnoli, Biografia cronologica de' Bellartisti Senesi (1830-1838), XII, cc. 145-148 (397-400 per Luigi); [G. Faluschi?], Relazione in compendio delle cose più notabili nel palazzo e galleria Chigi Saracini di Siena, Siena 1819, p. 18; C. Drury-E. Fortnum, A descriptive catalogue of the maiolica... in the South Kensington Museum, London 1873, pp. 128 ss., 139 ss.; C. Guasti, Di Cafaggiolo e d'altre fabbriche di ceramiche in Toscana, Firenze 1902, pp. 351-355, 357; R. Langton Douglas, Le maioliche di Siena, in Bull. senese di st. patria, X (1903), p. 21; J. Chompret, Répert. de la majolique italienne, Paris 1949, I, p. 183; M. Salmi, Il palazzo e lacollezione Chigi-Saracini, Milano 1967, pp. 277 s., 289; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 456.