LANDI, Ferdinando
Nacque a Piacenza il 18 febbr. 1778 da Giambattista, di famiglia nobile, di cospicuo censo e di origini risalenti all'età medioevale, e da Isotta Pindemonte, sorella di Ippolito. All'età di otto anni fu collocato dal padre nel collegio dei nobili di Parma. Lo studio delle lingue e letterature classiche suscitò in lui un forte interesse e una particolare versatilità nei confronti del mondo delle lettere: il L. fu infatti sin da giovane esperto cultore della poetica petrarchesca, raffinato interprete delle tematiche ariostesche e tassiane, lettore assiduo di V. Alfieri, A. Varano e V. Monti; fu, inoltre, studioso di scienze matematiche e pubblicò opere manualistiche apprezzate dai contemporanei G. Veneziani e Ch. Bossut.
Fra le sue opere, rimaste inedite e manoscritte, degne di nota sono una Traduzione del VI libro dell'Eneide (Nasalli Rocca, 1953, p. 22) e una recensione intitolata Analisi del Sublime (Mensi). Per quanto riguarda la sua produzione sia scientifica sia letteraria data alle stampe, sono da menzionare: Elogio storico di madama Dacier, in Prose e versi pubblicati in occasione delle faustissime nozze Bellisomi Landi, Piacenza 1800; Trattato elementare di aritmetica, [Venezia] 1802 (altra ed., ibid. 1808); Nuovo Trattato elementare di aritmetica, in Ch. Bossut, Corso di matematica… tradotto dal francese e arricchito di aggiunte…, Venezia 1818; Elogio di Sebastiano Canterzani, Modena 1825; Elogio scritto dal marchese Ferdinando Landi, in L. Mascheroni, Nuove ricerche sull'equilibrio delle volte…, Milano 1829; Alla memoria di Angiola Maria marchesa Landi nata Grimaldi-Granata, Piacenza 1838; A Giovannina Molini. Versi con traduzione libera in francese, Firenze 1842; Aggiunta ai primi principî di aritmetica, Parma 1842; Alla coppia gentile Torelli Luigi e Sassi Esterina. Sonetti, ibid. 1897.
Il 19 ott. 1803 il L. prese in moglie Angiola Maria Grimaldi-Granata, ma la sua vita familiare fu gravata di molti lutti, in gran parte prematuri: tra il 1823 e il 1838 perse infatti la madre (il padre era morto nel 1806), la moglie e due figli; un terzo figlio morì nel 1849. Professionalmente non gli mancarono soddisfazioni: la pubblicazione nel 1802 del Trattato elementare di aritmetica gli fruttò l'aggregazione all'Accademia delle scienze di Torino (cfr. in Cimmino, p. 397, la lettera di I. Pindemonte a S. Bettinelli del 17 marzo 1804) e la nomina a socio onorario presso la Società italiana delle scienze di Modena (1805); il 2 nov. 1814 fu nominato conservatore della Università di Parma. Moderato politicamente, ottenne, prima sotto Maria Luigia d'Austria e poi con i Borboni, varie cariche di rilievo: fu ciamberlano e grande di corte il 13 ott. 1826; ebbe la dignità senatoria e la gran croce dell'Ordine Costantiniano di S. Giorgio nel ramo di Parma l'8 dic. 1831; dal 30 giugno 1839 preside del magistrato degli Studi in Piacenza fu posto a capo di tutte le scuole del Ducato; infine il 12 ag. 1849 fu nominato gran cancelliere dell'Ordine reale del merito, nuovo Ordine borbonico di S. Lodovico. Successivamente soggiornò a lungo in Toscana.
Il L. concentrò i suoi interessi e le sue energie nella raccolta di libri, con lo scopo di integrare la biblioteca fondata dal padre. Con l'ausilio di esperti bibliofili e orientandosi verso l'alta cultura umanistica e le rarità bibliografiche, riuscì ad accumulare un patrimonio librario vasto e di gran pregio.
Il primo nucleo della biblioteca familiare era stato formato intorno al 1796, quando il padre aveva acquistato il fondo di un medico bibliofilo, G.D. Pesatori. Nel 1806 la raccolta raggiunse la consistenza di circa 12.000 volumi, nel 1840 quella di 40.000 e, alla morte del L., di circa 50.000. Con testamento redatto a Firenze il 10 dic. 1846, il L., nominando erede il figlio e i suoi successori, dispose anche l'apertura della biblioteca al pubblico e previde, per la gestione dei servizi, l'erogazione di uno specifico contributo economico a carico del patrimonio familiare. Alla morte del figlio Giambattista, avvenuta nel 1849, il L. aggiunse al testamento un codicillo (Siena, 6 marzo 1849) con il quale designava alla successione il genero Ferdinando Douglas Scotti.
Al fine di dare adeguata esecuzione al progetto, fu nominata una commissione composta dal figlio Giambattista (poi sostituito dal genero), dal podestà, da due anziani del Comune e da un membro del magistrato degli Studi, che si riunirono nel 1860. Si stabilì che la biblioteca, dotata di personale proprio, dovesse garantire un'apertura quotidiana per undici mesi all'anno; fu nominato conservatore il prevosto D.G. Maffi, al quale si deve la schedatura del materiale librario (fino al 1891, anno della sua morte), mentre bibliotecario fu, dal 1857, l'abate P. Perreau, famoso ebraista che, in seguito, assunse un incarico presso la Biblioteca Palatina di Parma. Terminato il lavoro di riordinamento e di catalogazione dei materiali, la Biblioteca fu aperta in alcune sale del palazzo Landi il 23 apr. 1866, in ritardo rispetto a quanto fissato nel testamento del L. (secondo il quale l'inaugurazione sarebbe dovuta avvenire entro cinque anni dalla sua morte). Nel 1872, in virtù della convenzione stipulata il 2 luglio 1870 tra il Comune e i discendenti del L., la struttura fu trasferita con un proprio catalogo presso la Biblioteca comunale che da allora assunse il nome di Biblioteca comunale Passerini Landi (con l'aggiunta dell'appellativo Landi alla denominazione originaria). Il più prezioso documento in essa conservato è un manoscritto della Commedia del 1336; da segnalare, inoltre: due Libri d'Ore miniati del secolo XV e una BibbiaDe Ferratis del 1475, il più antico incunabolo piacentino; circa 260 manoscritti di età umanistica di autori classici latini, greci e orientali, cui devono essere aggiunti circa 500 incunaboli rari e un migliaio di cinquecentine.
Il L. morì a Siena, a seguito di un colpo apoplettico, il 25 genn. 1853. Fu tumulato nel pubblico cimitero presso la cappella di famiglia, accanto alla moglie.
Fonti e Bibl.: T. Pendola, Elogio storico del marchese F. L. di Piacenza, Siena 1853; A. Pizzi, Necrologia del marchese F. L., Piacenza 1853; A. Balsamo, Il marchese F. L. e la sua biblioteca, [Piacenza] 1925; E. Nasalli Rocca, F. L. piacentino, in Almanacco dei bibliotecari italiani, II (1953), pp. 21-25; N.F. Cimmino, Ippolito Pindemonte e il suo tempo, II, Lettere inedite, Roma 1968, ad ind.; E. Nasalli Rocca, Una biblioteca privata dell'Ottocento. La Landiana di Piacenza, in Almanacco dei bibliotecari italiani, XVI (1967), pp. 157-169; L. Mensi, Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1899, p. 233; C. Frati, Diz. bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, a cura di A. Sorbelli, Firenze 1934, p. 290; M. Parenti, Aggiunte al Diz. bio-bibliografico dei bibliotecari e bibliofili italiani di C. Frati, Firenze 1959, II, p. 180; Catalogo dei microfilms posseduti dall'Iccu. Piacenza. Biblioteca comunale Passerini Landi, Roma 1985, Sez. Mss. landiani, p. 16 [scheda 12]; CLIO. Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento, Autori, IV, p. 2541; V, pp. 3512, 3656.