FERDINANDO duca di Parma e Piacenza
Nacque in Parma il 20 gennaio 1751, da Filippo di Borbone e da Luisa Elisabetta di Francia, figlia di Luigi XV. Educato con gran cura, ebbe maestro, tra gli altri, il Condillac; ma l'istruzione farraginosa e pesante gli oppresse e stancò la mente, come l'educazione filosofica contrastò, senza vincerlo, il forte sentimento religioso, a cui era inclinato per natura e che degenerò poi in bigottismo. A soli 14 anni successe al padre; a 18 condusse in moglie Maria Amalia, sesta figlia di Maria Teresa d'Austria, donna orgogliosa e lussuriosa, che subito s'impose al mite marito. Fino al 1771 il governo del ducato rimase nelle mani del ministro Guglielmo Du Tillot e sotto l'influenza diretta delle corti di Spagna e di Francia. Ma in quell'anno il ministro fu licenziato (19 novembre). Per un anno il duca dovette subire un ministro imposto dalle corti protettrici, Don José Agostino De Llano, che ancora tornò a Parma nel 1773, dopo un breve periodo di governo del conte Giuseppe Pompeo Sacco. Nel 1774 questi fu richiamato al potere insieme col marchese Lorenzo Canossa, nominato ministro d'Azienda; e così il duca si liberò dalla tutela delle due corti borboniche. Lentamente si andarono allora sopprimendo alcuni dei più rigorosi provvedimenti presi dal Du Tillot contro il clero e le comunità religiose, ma F. non cessò di proteggere gli studî per quanto glielo consentissero le non liete condizioni economiche dello stato. Nel 1778 richiamò a Parma il teatino Paolo M. Paciaudi, fondatore dell'insigne biblioteca e riformatore delle scuole, travolto dalla rovina del Du Tillot, e la biblioteca e l'università fiorirono nuovamente. Protesse e favorì Giambattista Bodoni; nominò bibliotecario, alla morte del Paciaudi (1785), Ireneo Affò; assegnò una pensione al Goldoni e mantenne nel proprio una compagnia drammatica francese. Allo scoppiare della rivoluzione francese, ebbe la prudenza, data l'impreparazione militare del ducato, di non urtare il nuovo governo di Francia e nel 1796 si sforzò in ogni modo di mantenersi neutrale. Ma il 6 maggio di quell'anno il Bonaparte entrò nel ducato e avanzò su Piacenza; il 9 il duca dovette concludere un armistizio assai oneroso; il 5 novembre fu firmato a Parigi il trattato di pace tra la Repubblica e il duca. Tristi furono gli ultimi anni di F., che vide più volte il suo ducato invaso da milizie straniere e il suo popolo languire. Il trattato di Lunéville (9 febbraio 1802) passava il ducato di Parma alla Francia e assegnava a F. la Toscana. Egli si rifiutò di accettare il cambio, pur vantaggioso, per non abbandonare i suoi sudditi. Il successivo trattato di Aranjuez (21 marzo) lo spogliava del ducato a favore della Francia e nominava re d'Etruria il figlio di lui Lodovico. F. protestò che non avrebbe ceduto che alla violenza. Napoleone pazientò, ma lo fece sorvegliare dal residente francese Moreau de Saint-Méry. Il 9 ottobre 1802, non senza sospetto di veleno, F. moriva nella Badia di Fontevivo.
Oltre a un dramma giocoso per musica, Il figlio del Gran Turco (1774), F. scrisse poesie, lettere, il Diario di Colorno, e una Storia della mia vitia (fino al 1765).
Bibl.: L. U. Giordani, Orazione funebre in morte di Ferdinando di Borbone, Parma 1803; A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, VII, Parma 1833, pp. 547-75 (brani della Storia della mia vita a pp. 548-55); G. Andres, Vita del duca di Parma don Ferdinando di Borbone, Parma 1849; C. Fano I primi Borboni a Parma, Parma 1890; T. Bazzi e U. Benassi, Storia di Parma, Parma 1908; id., Il generale Bonaparte, il duca e i giacobini di Parma, in Arch. stor. per le prov. parmensi, n. s. XII (1912), pp. 199-301; L. Ginetti, La morte di F. di Borbone, in Aurea Parma, II (1913), pp. 87-100; O. Masnovo, La riforma della R. Università e delle scuole di Parma nel 1769, ibid., II (1913), pp. 132-142; Don F. di Borbone e Giambattista Bodoni, ibid., II (1913), 194-204; H. Bédarida, Parme et la France de 1748 à 1789, Parigi 1928; id., Les premiers Bourbons de Parme et l'Espagne (1731-1802), Parigi 1928; V. Soncini, La fanciullezza religiosa del duca don Ferdinando di Borbone, in Aurea Parma, XIII (1929), pp. 45-56; H. Bédarida, Parme dans la politique française au XVIIIe siècle, Parigi 1930.