COLETTI, Ferdinando
Nacque a Tai di Cadore (Belluno) il 17 ag. 1819 da Giuseppe, negoziante di legnami, e da Carolina Codecasa. Quando compì gli otto anni, tutta la famiglia si trasferì a Padova: diveniva in tal modo possibile provvedere a una sua adeguata educazione e curare nel modo più appropriato un'affezione oftalmica che lo travagliava. Studiò lettere sotto la guida dell'abate professore Guzzoni, rinomato latinista e grecista, nel ginnasio diretto dall'abate Giuseppe Bernardi, buon pensatore e pedagogo stimato. Si iscrisse successivamente allo Studio medico. Qui ebbe a maestri F. C. Cortese in anatomia, G. A. Giacomini in medicina teorica e in materia medica, F. W. Lippich in clinica medica e B. G. Signoroni in clinica chirurgica. In clinica medica era allora assistente V. Pinali, che durante le esercitazioni cliniche addestrava gli studenti nella percussione e nell'auscultazione, tecniche semeiologiche entrate ufficialmente nel corredo sussidiario della diagnostica clinica padovana nel 1835. Si laureò in medicina e chirurgia il 22 agosto del 1845.
Durante gli studi universitari, il C. aveva stretto amicizia con giovani di idee liberali e politicamente impegnati, come Soncin, G. Tappari, C. Cerato, F. Marzolo, A. Cavalletto, M. Fanzago e altri. Gli avvenimenti del '49 lo colsero attivo nel movimento antiaustriaco: presidente del circolo patriottico di Padova, partecipò ai moti dell'8 febbraio e fu membro del governo provvisorio dipartimentale come delegato per la Salute pubblica dall'aprile 1848 e poi membro del comitato di vigilanza politica. Rioccupata in giugno la città dagli Austriaci, il C. emigrò trascorrendo alcuni mesi in Lombardia, Svizzera e Liguria; all'inizio del 1849 passò a Venezia, ove prestò la sua opera di medico nell'ospedale di S. Giorgio fino alla caduta della città.
All'ombra dell'amnistia il C. fece ritorno a Padova in una situazione non tranquilla, anzi, di pieno sospetto politico: ricevette soltanto la patente provvisoria di docente privato in patologia e materia medica e si adoperò a recuperare almeno in parte la clientela privata. Fondò famiglia, e insieme con il Mugna, presidente dell'Accademia patavina di scienze, lettere e arti, provvide alla ristampa delle opere del Giacomini, aggiungendovi note e commenti.
Sempre attento alle vicende politiche, dal 1859 fu a capo del Comitato centrale nazionale veneto, con sede a Padova, che coordinava l'attività dei comitati segreti diffusi nelle città venete, mantenendo i contatti con il Comitato politico centrale veneto di Torino, diretto da A. Cavalletto.
L'azione del C., improntata a un liberalismo moderato, incontrò le critiche di alcuni gruppi democratici e mazziniani: in effetti, dopo alcuni anni di fruttuosa propaganda, che culminò nel 1861 nel riuscito boicottaggio delle elezioni per i rappresentanti veneti al Parlamento dì Vienna, il C. non riuscì a evitare una rottura con i militanti del Partito d'azione che, in disaccordo con le direttive del Comitato centrale di Torino, organizzarono i moti friulani nell'autunno 1864. Alla fine del 1865, in previsione di una possibile guerra contro l'Austria, il C. promosse un sondaggio in Ungheria per stabilire se vi fossero possibilità di promuovervi un'insurrezione: il 15 novembre poté trasmettere al Cavalletto una relazione negativa. All'inizio del 1866 egli constatò con sconforto la crisi dei comitati segreti veneti, segnalando "la freddezza del paese", tanto da essere tentato di abbandonare ogni attività cospirativa. Ma all'inizio della terza guerra d'indipendenza, riprese a svolgere un'energica opera di coordinamento che andava dalla raccolta e trasmissione di informazioni circa le operazioni militari austriache allo smistamento di armi ed equipaggiamento per le bande che svolgevano azioni di guerriglia nel Cadore, Friuli, Vicentino e Trevisano.
Annesso il Veneto al Regno, il C. proseguì l'attività politica, venendo eletto per quattordici anni consigliere comunale di Padova. Tra i capi dell'Unione liberale veneta, insieme con L. Luzzatti, Meneghini, Maluta, Cavalletto (il giornale democratico Il Bacchiglione lo definiva ironicamente, il 27 giugno 1874, il "pontefice massimo, ... l'anima, il perno, la guida, l'ispiratore del movimento consortesco in Padova"), il C., dopo aver in un primo tempo mirato a un'alleanza con i conservatori agrari sulla base di una diffidenza comune per l'attività imprenditoriale moderna, seguendo il Luzzatti seppe in seguito adeguare la sua azione politica ai mutamenti intervenuti nel mondo produttivo, che nella regione era rappresentato dalle iniziative di A. Rossi e V. S. Breda. Nel febbraio 1875 aderì al comitato di Padova dell'Associazione per il progresso degli studi economici che, in polemica con la Società "A. Smith", sosteneva l'utilità dell'interventismo statale nelle attività economiche anche nella tutela delle condizioni dei lavoratori. Divenne presidente della commissione padovana per l'inchiesta "sul lavoro industriale dei fanciulli e delle donne", promossa alla fine del 1875 dal Luzzatti: la relazione da lui presentata (Giornale degli economisti, IV [1875], 8, pp. 81-176) denunciava la mancanza d'igiene nelle fabbriche, lo scarso salario, il numero eccessivo di ore lavorative.
Il C. era stato anche fondatore e direttore, dal 1858, della Gazzetta medica italiana delle provincie venete. Dopo la liberazione di Padova, il 24nov. 1866 ottenne per decreto reale la nomina nella stessa città a professore ordinario di materia medica e terapeutica, succedendo a G. Brugnolo su quella cattedra che già era stata tenuta per supplenza nel 1826 e tra il '48 e il '49 dal suo maestro A. Giacomini. Nella ricerca come nell'attività didattica rivelò precisione nella descrizione farmacognostica, sfuggendo la terminologia vitalistica, rigore logico e rara abilità sul piano classificatorio, intuito felice nella designazione delle proprietà dei farmaci e un eloquio disinvolto, sicuro e pregnante nel corso delle lezioni accademiche. Molto si adoprò per migliorare le condizioni del "gabinetto" di materia medica e dotare la cattedra di un assistente effettivo.
A significare l'apertura spigliata e moderna del C. nella considerazione dei problemi più scottanti della medicina sia sul piano didattico sia su quello scientifico sono illuminanti le ottanta e più pagine del discorso inaugurale all'anno accademico 1879-80, letto nell'aula magna dell'università di Padova, Dell'università e de' suoi studi (Padova 1880). Si tratta di un panorama storico e attuale delle università europee, esaminate sotto diversi profili, in cui è dato largo spazio ai contenutimetodologici e programmatici di una facoltà medica, quella padovana, in netta ripresa al tramonto dell'Ottocento.
È percepibile l'evoluzione maturatasi nel maestro padovano rispetto ai suoi insegnanti sul binario della scienza positiva, qualora si esamini il contenuto della Nota intorno ad alcune recenti scritture sul vitalismo, scritta già un quarto di secolo prima del discorso inaugurale sopra ricordato: dopo stringata discussione sottoscrive l'esigenza dell'osservazione e della sperimentazione continua per la medicina e conclude accettando il concetto di S. Tommasi, uno dei fondatori della scuola clinica napoletana, secondo il quale "il principio vitale non è altro che l'organismo con le sue attività e funzioni".
I Ricordi storici della cattedra e del gabinetto di materia medica nella univ. di Padova (ibid. 1871) pongono in luce l'esistenza nel C. di un vigoroso senso della storia delle istituzioni universitarie, dalla quale si possono attingere lumi e stimoli vivificanti per il presente e per l'avvenire.
Gli interessi scientifici del C. spaziarono nell'orbita e sulla scia di quelli del Giacomini: fu anch'egli studioso dei problemi tossicologici, dell'arsenico e dei sali di chinina in primo luogo, che trattò tuttavia con mentalità nuova, aliena da influssi vitalistici e tendente invece alla sperimentazione. Così, dell'arsenico, nella comunicazione Dell'arsenico pubblicata a Padova nel '54, valutò gli aspetti chimici, le azioni farmacologiche e con particolare attenzione la posologia per i diversi preparati, come l'acido arsenioso, l'arsenito di potassa componente del liquore di Fowler, l'arseniato di chinina, ecc. In uno studio approfondito Sull'azione dei sali di chinina (Padova 1875), ne riaffermò le proprietà "antiperiodica", cioè antimalarica, e soprattutto antipiretica e antiflogistica, celebrate fino agli anni '30 del XX secolo, ponendone invece in dubbio le azioni antiparassitica, antizimica e antisettica. Tre anni più tardi il C. ritornò con contributi sperimentali e clinici sull'azione della cinconidina, un altro alcaloide della china, spinto a tale ricerca anche dall'esigenza di sfruttare su più larga scala la pianta, particolarmente preziosa a quel tempo per la sua rarità a seguito delle difficoltà di approvvigionamento conseguenti alla situazione politica tutt'altro che tranquilla in Bolivia e in Colombia. Egli ritenne validi i risultati terapeutici ottenuti con l'impiego di questo succedaneo del "pur sempre sovrano, solfato di chinina". Interessante è il commentario su La cura de' veneficii secondo la scuola tossicologica italiana (ibid. 1878), che prende in considerazione tutta una serie di avvelenamenti: da funghi, da essenze, da fosforo, da sublimato corrosivo, da nitrato d'argento e diversi altri. Nella Prelezione al corso di farmacologia (ibid. 1867) il C. pose l'accento sul nichilismo terapeutico dell'epoca, che interpretò come prodotto della distanza tra una patologia ormai evoluta e una farmacoterapia clinica più arretrata ancora agli albori di un'impostaziane sperimentale e quantificatoria.
Primo nel Veneto, il C., animato da sentimenti umanitari oltre che dall'interesse scientifico, patrocinò la lotta contro la scrofolosi nell'orbita della crociata condotta da G. Barellai fin dal 1853 per l'istituzione di appositi centri per la talassoterapia. Venezia aveva il suo primo ospizio marino provvisorio nel '69 e nel '70 veniva inaugurato al Lido uno stabilimento definitivo, che avrebbe ridato la salute a migliaia di bimbi scrofolosi.
Particolare menzione merita anche il Galateo de' medici e de' malati (ibid. 1853), suddiviso in cinquantaquattro aforismi. "Galateo - secondo l'autore - non può essere cerimoniale di convenzione, ma sivvero moralità tradotta in atto pulito e gentile". Il libretto è al tempo stesso un vademecum di etica professionale, degno di essere rimeditato dal medico, e un prontuario di buona educazione per il malato.
Il C. ebbe sodalizio con esponenti del mondo artistico dell'epoca: da Erminio Fuà a Giacomo Zanella, dal Fusinato a Paolo Ferrari, da Verdi a Duprè. Il C. morì a Padova il 27 febbr. 1881, a sei anni di distanza dalla morte di suo figlio Arnoldo.
Opere: Oltre a quelle cit. più sopra, Del Prof. G. Giacomini e delle sue opere: cenni biografici, Padova 1850; Acqua ferruginosa detta Felsinea de' Vegri in Valdagno, ibid. 1863; Commemoraz. del dottor G. B. Mugna, ibid. 1866; Sugli ospizi marini, ibid. 1868; De l'hygiène publique en Italie, ibid. 1876; Nuova farmacopea militare, Roma 1877; Di alcune recenti farmacopee (austriaca-germanica-italiana militare), Padova 1878; La scrofola e lecittà marittime, in Gazzetta medica ital., XXI (1878), 16, pp. 125-130.
Fonti e Bibl.: P. Ziliotto, Commemoraz. del prof. cav. F. C., Venezia 1881; C. Rosanelli, Commemoraz. di F. C. letta il 27marzo 1881 nell'Aula Magna dell'Univ. di Padova, Padova 1881; G. Mattioli, F. C. e M. Osimo. Commemoraz. lette alla R. Acc. di scienze,lettere ed arti in Padova nelle tornate 3 aprile e 8 maggio 1881, Padova 1881; F. C., Padova 1882; G. C. Vigodarzere, In memoria del prof. F. C. versi…, Padova s. d.; Carteggio Cavalletto-Luciani(1861-1866), a cura di G. Quarantotti, Padova 1962, ad Indicem; Carteggio Cavalletto-Meneghini(1865-1866), a cura di F. Seneca, Padova 1967, ad Indicem; G. Solitro, I comitati segreti delle Venezie prima e durante la campagna del 1866, in Nuovo Arch. veneto, n. s., XVI (1916), pp. 238-310; C. Cimegotto, F. C. patriotta e scienziato, Feltre 1941; G. Quarantotti, L'opin. pubblica nel Veneto di fronte al problema unitario dal 1859 al 1866, in Il mov. unitario nelle regioni d'Italia, Bari 1963, pp. 143. 149, 161; L. Premuda, Gli orientamenti scientifici e le strutture didattiche nell'Ottocento medico-padovano, in Atti del XXIII Congr. naz. di storia della medicina, Roma 1968, pp. 557-581; Id., Die Einführung der Perkussion und der Auskultation in das "Studio Medico" von Padua, in Circa Tiliam. Studia Historiae Medicinae Gerrit Arie Lindeboom septuagenario oblata, Leiden 1974, pp. 230-255; L. Avagliano, A. Rossi e le origini dell'Italia industriale, Napoli 1970, pp. 76, 307, 314 s., 330 s., 338; A. Hirsch, Biographisches Lex. der hervorragenden Ärzte..., II, pp. 72 s.