CECCHERINI, Ferdinando
Nacque a Firenze nella parrocchia di S. Simone il 14 genn. 1792 da Francesco e Margherita Bardi. Intrapreso lo studio della musica e del canto con l'abate Filippo Allegri, giunse in breve tempo a un notevole grado di perfezione tecnico-interpretativa. La sua voce di tenore serio, dell'estensione di due ottave di petto e con robuste note nel falsetto, era particolarmente adatta alle arie lente e maestose nell'antico stile italiano, ma si adeguava ugualmente bene a qualsiasi genere musicale. Da più parti incoraggiato a iniziare la carriera teatrale, preferì invece dedicarsi completamente alla musica sacra, sia per la timidezza del carattere sia per remore di tipo morale.
Il 20marzo 1821,essendosi reso vacante il posto di tenore al servizio del granduca di Toscana Ferdinando III, il C. rivolse domanda per ricoprire l'incarico, motivando la richiesta anche con la necessità di assicurarsi introiti fissi per il mantenimento della numerosa famiglia (in quell'anno il musicista era già sposato e con figli). Ma non furono sicuramente queste considerazioni, divenute all'epoca un luogo comune nella retorica dei postulanti, a determinare l'immediata assunzione, poiché Giuseppe Magnelli, maestro della cappella granducale, richiesto di un parere, così si espresse a proposito del C.: "essendo nel fiore dell'età, dotato di bella voce ed avendo un buon metodo di canto, sembrami utilissimo, di farne stabilmente l'acquisto". Il 4 apr. 1821 fu quindi nominato secondo tenore della "Imperiale e reale cappella" con lo stipendio annuo di lire 1.200, e mantenne l'incarico fino al 7 febbr. 1856, quando si ritirò con una pensione annua di 1.400 lire (pari a quella del primo tenore, come si trova annotato nello specchietto riassuntivo della posizione del musicista).
Morì a Firenze il 12 genn. 1858.
Nella sua carriera di cantante si ricordano come esemplari le interpretazioni di oratori haydniani, in particolare Die Schöpfung (La Creazione) e Die Jahreszeiten (Le Stagioni), questo dato nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio il 25 giugno 1843 (altra cantante del cast la famosissima Carolina Unger). Sempre nel 1843 sostenne la parte di David nell'oratorio Saul dal C. stesso composto, eseguito nella sala della Società filarmonica di Firenze.
Il 2 luglio 1819 fu nominato accademico di seconda classe presso l'Accad. di Belle Arti; e nel 1837, allontanatosi dall'accademia per motivi di età il professore di canto Gaspero Pelleschi, il C. venne prescelto a ricoprire l'incarico (lostipendio annuo era di L. 1.200, portato nel 1839 a L. 1.428).
Le numerose lettere indirizzate al presidente mostrano come il suo interesse per l'insegnamento fosse tutt'altro che superficiale, e volto nella sostanza a porre gli allievi nella condizione di dare il meglio di se stessi. Le sue richieste non si esauriscono mai nell'arida formula burocratica, ma, ampie e sempre ben documentate, contengono spesso interessanti annotazioni di ordine musicale. Nel 1838ad esempio, proponendo l'istituzione di un premio differenziato per le voci maschili e per quelle femminili, si sofferma a parlare della tecnica del canto e dei vari tipi di vocalità, additandone concreti esempi nei nomi di famosi cantanti dell'epoca (G. Ansani, M. A. Babbini, G. David, D. Mombelli, G. Viganoni). E nel 1842,richiedendo l'aiuto di un altro insegnante per la preparazione degli allievi, saliti in quell'anno al numero di trenta, spiega particolareggiatamente le funzioni della scuola di solfeggio, della scuola di vocalizzo e della scuola di canto.
Nel 1840 il C. ricevette l'incarico di organizzare annualmente la rappresentazione di alcune opere che venivano date nel teatro della villa di Peggio a Caiano durante la villeggiatura autunnale della corte granducale. Le opere erano solitamente attinte dal repertorio della scuola napoletana, il cui stile ben si adattava alle possibilità vocali degli interpreti, che erano tutti giovani allievi dell'accademia. Nel 1841 furono scelte le tre opere Il Ventaglio di G. Farinelli, Gennariello di ritorno dagli studi di Padova di anonimo e Un Anno e un giorno di D. Andreotti, per l'occasione appositamente "tradotte dall'idioma napoletano".
Abile cantante, il C. fu quindi anche un ottimo professore di canto, degno continuatore di quella scuola dalla quale egli stesso proveniva (tra i suoi allievi il principe Joseph Poniatowski). Ma oltre a tali doti possedeva una preparazione musicale completa, che gli permise di esercitare la professione di maestro di cappella, nel duomo e nella chiesa dei SS. Gaetano e Michele, e di dedicarsi alla composizione di varia musica religiosa legata al servizio liturgico.
Il più cospicuo fondo di partiture manoscritte si trova nell'Archivio della SS. Annunziata a Firenze: Audiat miris, a 3voci e organo in re min.; Augustine lux doctorum, per tenore e organo in re; Ave Maria, offertorio per la festa della SS. Concezione, a 3 voci e basso continuo in mi min. (1848); Beatus vir, a 3 voci e basso continuo in sol min. (1845); Cantantibus organis, a 3 voci e basso continuo in si bemolle (1823); Cessent gementum lacrimae, a 6 voci e basso continuo in do (1829); Crucifixus in carne, a 3 voci e basso continuo in sol; Deus tuorum militum, a 3 voci e organo in si bemolle; Deus tuorum militum, a 3voci e basso continuo in la min.; Domine ad adiuvandum, a 3 vocie basso continuo in do; Exultate, a 4 voci e orchestra in si bemolle (1829); Gaudeat tellus, per tenore e organo in si bemolle; Hodie concepta est, notturno primo per la SS. Concezione, a 3 voci e basso continuo in re min.; In hac festiva, a 3 vocie orchestra in mi bemolle; Iesu corona virginum, a 3 voci e organo in si bemolle; Iesu redemptor omnium, a 2 vocie basso continuo in fa; Iesu redemptor omnium, a 3 voci e organo in fa; Magnae Pater Nicolae, per tenore e fisarmonica in do (1845); O flos colendae, a 3 voci e basso continuo in la minore; O sacrum convivium, a 2 voci e organo in mi bemolle; O vos unanimes, a 3 voci e orchestra in re (1820); Pange lingua, a 3 voci e organo in re min.; Placare Christe servulis, a 3 voci e basso continuo in la min.; Quae est ista, responsorio per il mattutino della SS. Concezione, a 3 voci e strumenti in fa (1848); Reges Tharsis, offertorio per l'Epifania, a 4 voci e basso continuo in la min.; Salutaris humanae sator, a 3 voci e basso continuo in la min.; Salvatornoster, a 3 voci e strumenti in si bemolle; Servus meus, introito, a 3 voci e basso continuo in si bemolle; Te Deum, a 3 voci e organo in sol; TeDeum, a 4 voci, orchestra in sol; Ubi miseriam sum, per tenore e strumenti in si bemolle; Ut Antonini gloriam, a 3 voci e strumenti in do (1830); Ut queant laxis, a 3 voci e basso continuo in la; Veni creator spiritus, a 3 voci e organo in si bemolle; Veni creator spiritus, a 4 voci e orchestra in re (1841); Verbum caro, per soprano e organo in fa (1845); Verbum caro, a 2 voci e organo in fa; Verbum caro, a 3 voci e organo in sol; Vexilla regis, a 3 voci e basso continuo in sol; Vexilla regis, a 3 voci e organo in si bemolle; Responsori per la settimana santa, a 3 voci e strumenti in do min. (1823); Passio per il martedì santo, a 3 voci in mi bemolle; Messa, a 3 voci e strumenti in do (1821); Messa a 3 voci e basso continuo in fa (1822); Messa, a3 voci e strumenti in do (1831); Messa, a 3 voci e strumenti in re (1841); Kyrie per il giovedì santo dell'anno 1822, a 3 voci e orchestra; Benedictus, a 3 voci e basso continuo (1829). Altri manoscritti si trovano nella Biblioteca del Conservatorio di Firenze: Confirma hoc Deus, offertorio, a 3 voci; Loquebar de testimoniis tuis, a 3 voci e organo (1845); Messa da requiem (1824, proveniente dall'Archivio della chiesa dei SS. Gaetano e Michele); Miserere, a 3 voci, violoncello e fagotto (1822); Sanctus e Benedictus, a3 voci e orchestra. Nell'Archivio dell'Opera di S. Maria del Fiore a Firenze: Benedictus, a 3 voci; Litanie della Beata Vergine, a 3 voci (1833); O gloriosavirginum, a 3 voci (1849). Nell'Archivio della cattedrale di S. Lorenzo a Perugia: Lauda a Maria Santissima, a 3 voci. Nella Biblioteca vescovile di Münster: Miserere, a 3 voci per violoncello e fagotto; Sanctus e Benedictus, a 3 voci e orchestra (entrambi copia delle corrispondenti composizioni presso il Conservatorio di Firenze).
L'aspetto più interessante della produzione del C. è costituito da quattro oratori - Saul, David, S. Benedetto, Debora e Giaele - eseguiti varie volte a Firenze, anche parecchi anni dopo la morte dell'autore. Il Saul (su libretto di Felice Romani) fu dato per la prima volta nella chiesa di S. Giovanni Evangelista nell'anno 1840. Altre esecuzioni documentate dalle ristampe del libretto si ebbero nel 1843, nel 1852, e "nelle ultime sere di carnevale" del 1866 nella chiesa di S. Giovanni Evangelista. L'editore fiorentino G. Lorenzi pubblicò a stampa la Preghiera del secondo atto dell'oratorio. Debora e Giaele (su testo di Geremia Barsottini) fu composto nel 1843, e una esecuzione del 1867 è documentata dal libretto stampato per l'occasione. Le partiture manoscritte dei quattro oratori (tutte in doppia copia ed in parte provenienti dal fondo Basevi) si trovano nella Biblioteca del Conservatorio di Firenze; un'altra copia del Saul e di Debora e Giaele è posseduta dall'Archivio della chiesa di S. Giovanni Evangelista.
Nel panorama musicale italiano della prima metà del sec. XIX la scelta operata dal C. nell'indirizzare la sua attività compositiva all'oratorio risulta piuttosto singolare. Ben pochi sono infatti gli esempi di questo genere musicale, tra i quali possiamo considerare il Mosè di Rossini e la magniloquente trilogia oratoriale di Pietro Raimondi, composta nel 1852 e posteriore quindi quanto meno al Saul e a Debora e Giaele del Ceccherini. La consuetudine di scrivere oratori era invece piuttosto diffusa nei paesi di religione non cattolica, dove l'esiguo supporto liturgico offerto dalle chiese protestanti favoriva il perdurare di forme ispirate ai modelli haendeliani. Mendelssohn, il cui "romanticismo classico" ebbe modo di esprimersi anche negli ampi affreschi sonori del Paulus e dell'Elias, costituì il punto di riferimento di tutta la produzione di oratori inglesi del XIX sec., che A. Einstein (La musica nel periodo romantico, Firenze 1952, pp. 488 s.) non esita a definire veri e propri pasticci corali. Anche il C. fu sensibile all'esempio mendelssohniano, come conferma altresì l'esecuzione del Paulus che diresse per l'Accademia di Belle Arti nel 1841 (a cinque anni quindi dalla data di composizione). Non è inoltre del tutto insignificante che il Saul del C. risalga proprio all'anno precedente (il 1840) quando molto probabilmente il musicista fiorentino era già venuto a conoscenza della partitura mendelssohniana. Dal punto di vista formale gli oratori del C. si possono considerare più opere di soggetto sacro che veri e propri oratori; ma del resto la confusione tra i due generi era già iniziata alla fine del XVII secolo con l'abolizione della figura dello storico; ed anche in Haendel talvolta è solo la più ampia utilizzazione del coro a segnare la tenue linea di demarcazione tra gli oratori e le opere con soggetto di ispirazione antica. Sotto altri aspetti invece il C. si adegua alle caratteristiche del genere oratoriale, riscontrabili anche in alcuni connotati esterni, come ad esempio la suddivisione in due parti, rigorosamente osservata in tutti e quattro gli oratori. La musica mostra il buon gusto e l'abilità compositiva dell'autore, ma, come nota giustamente il Fétis, è priva di quel sigillo personale che attribuisce alla produzione di un compositore un posto ben determinato nella storia dell'arte musicale.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. dell'Opera di S. Maria del Fiore, Registro dei battesimi del Battistero, Maschi 1792-93; Ibid., Archivio dell'Accademia di Belle Arti, filze 1819 (25), 1837(40), 1838 (52), 1839 (17), 1840 (27), 1841 (19), 1843 (2), 1846 (62), 1847 (92), 1850 (183); Archivio di Stato di Firenze, Archivio della Imperiale e Real Corte, filze 608 e 3678; A. Damerini, Lorenzo Perosi, Roma 1924, p. 26; G. Gasperini, Catalogo delle opere musicali… Città di Firenze, Biblioteca del Conservatorio, Parma 1929, pp. 53, 104, 292; F.-J. Fètis, Biogr. univ. des musiciens, Suppl., I, p. 165; C. Schmidl, Diz. universale dei musicisti, I, p. 317; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, XI, p. 54.