CAVALLERI, Ferdinando
Figlio del regio architetto torinese Bartolomeo e di Rosa Cremonesi, romana, è da ritenersi sia nato a Roma il 16 marzo 1794 (Arch. storico dell'Accad. di S. Luca, b. 125, n. 109). Sin dalla più giovane età fu avviato allo studio del disegno e, appena dodicenne, venne mandato per due anni a Firenze per frequentare la locale Accademia retta dal celebre P. Benvenuti. Tornato a Roma, di lì a poco, per la morte del padre, dovette recarsi a Torino dove, già esperto nel disegno, iniziò i primi studi di pittura. A Torino era certamente nel luglio del 1808, quando partecipò a una mostra di disegni degli allievi dell'architetto F. Bonsignore. Ma nel 1811era nuovamente a Roma, dove fu premiato al concorso di pittura dell'Accademia del Campidoglio; l'anno successivo fu ancora premiato in aprile allo stesso concorso e, in agosto, risultò tra i migliori allievi della scuola di Belle Arti. Seguirono anni di intenso studio in particolare fatto sull'antico, in ciò confortato anche dai consigli del Camuccini e del Landi.
Nel 1815 un ritratto del Principe di Carignano, da lui dipinto, gli procurò per sei anni una pensione del governo piemontese per perfezionarsi nella pittura a Roma. All'Esposizione di Belle Arti che si tenne nel palazzo dell'università di Torino nel 1820 fu presente con alcune tele: un Amore che dorme (copia dall'Allori), un Daniele nella fossa dei leoni e una Giovane penitente. Nel 1822 espose all'Accademia di Belle Arti di Roma un quadro rappresentante Mariofra le rovine di Cartagine (Diario di Roma, 9 febbr. 1922) e, nello stesso anno, dipinse due ovali rappresentanti Giuditta e Oloferne e Davide e Golia per la prima cappella a destra, detta del SS. Crocifisso, in S. Maria di Monte Santo a Roma. Sempre nel 1822 il governo piemontese gli assegnò una nuova pensione.
Pittore di soggetti storici e ritrattista, il C. nel 1828 espose nel suo studio, al n. 49 di via Margutta, un quadro rappresentante Le famiglie del marchese di Stockpoole e di Lady Dease mentre ricevono la benedizione del pontefice Leone XII in S. Pietro e, nel 1830, un altro quadro rappresentante Rinaldo e Armida (Diario di Roma, 1828, n. 22; 1830, n. 95). Nel 1829 aveva inviato il suo Autoritratto agli Uffizi.
Membro delle accademie di Torino e di Firenze sin dal 1828, il 10 apr. 1831 fu nominato accademico di merito dell'Accademia di S. Luca in Roma dove, in seguito, avrebbe ricoperto importanti cariche e, in giugno, ricevette la nomina a pittore di gabinetto del re Carlo Alberto e direttore degli Studi d'arte dei reali allievi in Roma. Seguì l'anno dopo, il 17 luglio, la nomina a cavaliere del Reale Ordine civile di Savoia. Anche lo Stato pontificio non gli lesinò pubblici riconoscimenti e, nel 1842, il pontefice Gregorio XVI lo insignì dell'Ordine di S. Silvestro; fu anche membro delle reali accademie di Napoli e di Lisbona (Arch. storico dell'Accad. di S. Luca, b. 125, n. 109). Nel 1832 dipinse il ritratto della marchesa M. Maddalena Crosa di Vergani (Giornale arcadico, 1832, n. 1, pp. 365 s.) e, nel 1835, quello della poetessa Deodata Roere Saluzzo (Glaucilla Eurotea), eseguito ad encausto per la galleria dei ritratti in Arcadia, a Roma (Bibl. Angelica, n. 183).
Sposato con la contessa Maria Negrone, il C. nel 1840 ricevette quale dote della moglie 8.000 scudi di cui 6.000 ricavati dalla vendita di stabili appartenenti al patrimonio del defunto conte Giacomo Negrone (Roma, Arch. di Stato, Notai Capitolini, Notaio Delfini, vol. 715, rep. 2092, instrum. 1840).
Espertissimo nelle varie tecniche artistiche, si dedicò con passione a sperimentare un personale procedimento per rendere più brillante la pittura e più rapida l'essiccazione dei colori, dandone comunicazione all'Accademia di S. Luca mediante una lettera del 1857 (Arch. storico dell'Accad. di S. Luca, b. 117, n. 57). Egualmente, nel 1859 sottopose ai membri della stessa Accademia un sistema per togliere le macchie dai marmi. Ma di queste sue scoperte tecniche non è possibile giudicare, poiché il 15 ag. 1865 bruciò tutte le sue carte dandosi poi, inspiegabilmente, la morte. Spirò il 20 agosto, all'ospedale di S. Giacomo in Roma (Ibid., b. 125,n. 109).
Nell'Accademia di S. Luca si conservano un suo Autoritratto, un ritratto dell'architetto P. Aigner del 1831,firmato e datato, unritratto di G. Silvagni, un ritratto del Cav. P. Balestra, donato dall'autore nel 1835,e un Cristo che porta la croce. Nella chiesa di S. Filippo Neri a Torino, nella terza cappella a sinistra, è un suo quadro rappresentante il Beato Valfré e la Vergine. Molte opere vennero acquistate dai sovrani piemontesi per il castello di Moncalieri (un Ritratto di Canova, una Maria Stuarda, un S. Giovanni Battista che predica nel deserto) e per il palazzo reale di Torino (Il conte Amedeo III che presta giuramento alla sacra lega in Susa, del 1846, La riconciliazione del conte Amedeo II e della contessa Adelaide, Il principe Eugenio di Savoia che entra nella tenda del visir dopo la vittoria sui Turchi a Petervaradino, un Ritratto del papa Gregorio XVI a figura intera, una Contadina dei dintorni di Roma). Alla Mostra del ritratto italiano tenuta a Firenze nel 1911 figurarono un ritratto del Commediografo A. Nota (di proprietà dell'Accademia della Crusca di Firenze) e i ritratti di Vittorio Emanuele II e del duca Ferdinando di Genova, giovinetti e di Carlo Alberto con la regina Maria Teresa e i figli, descritti entrambi da P. E. Visconti (Per i ritratti delle Maestà Loro..., Roma 1833). Fu anche incisore: nella Calcografia naz. di Roma sono conservati suoi disegni per stampe da Raffaello.
Fonti e Bibl.: I documenti, se non altrimenti indicati, sono citati in Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 299 s.(con bibl.); ma vedi anche: Roma, Arch. stor. dell'Accad. di S. Luca,busta 80, n. 65;busta 91, n. 42; busta 117, n. 57; busta 125, nn. 23, 24,109; C. Cardinali, Mem. romane di antichità e belle arti, II, Roma 1825, sez. II; III,ibid. 1826, sez. II; Bryan's Dictionary of painters...,London 1904, I, p. 272; M. L. Casanova, S. Maria diMontesanto e S. Maria dei Miracoli, Roma s, d., p. 26; U. Thieme-F.Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 217 s. (conbibl.).