CASTAGNOLI, Ferdinando
Archeologo, studioso di topografia antica, nato a Prato il 18 giugno 1917, morto a Marina di Pietrasanta (Lucca) il 28 luglio 1988. Allievo di G. Lugli, dal 1961 gli successe nella cattedra di Topografia di Roma e dell'Italia antica. Socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, dal 1977, fu nominato socio nazionale nel 1988. Nel 1985 ottenne il premio Feltrinelli per l'archeologia.
La sua attività scientifica si organizzò sin dagli inizi su temi che hanno come costante il considerare la ricerca topografica, più che un sussidio allo studio gerarchizzato delle discipline storiche e archeologiche, un approccio all'indagine sul mondo antico integrato dalle valenze e dai rapporti geotopografici. Oltre ai suoi lavori di sintesi (Enciclopedia classica, sez. iii, vol. x, t. iii, 1957; Topografia e urbanistica di Roma, parte i, Roma antica, 1958; Topografia di Roma antica, 1980), vanno ricordate le ricerche sui principali monumenti della città, sulla loro identificazione e lettura storica e formale (Atrium Libertatis, tempio dei Penati sulla Velia, Minerva Chalcidica, Porticus Philippi, Palatino, Comizio, ecc.) e in particolare la ricostruzione topografica del Campo Marzio (1946). Si affiancano studi su Roma arcaica (Roma quadrata, 1951; Topografia romana e tradizione storiografica su Roma arcaica, 1973; Roma arcaica e i recenti scavi di Lavinium, 1977; Il mundus e il rituale della fondazione di Roma, 1985), e sulla nascita della disciplina topografica (Gli studi di topografia antica nel XV secolo, 1962).
Attento all'analisi dei dati archeologici di supporto alla ricomposizione del quadro topografico (emblematico lo studio sulla Topografia dei Campi Flegrei, 1977), C. fu promotore di ricerche di scavo finalizzate all'integrazione tra fonti letterarie e ambito topografico-architettonico (Il Circo di Nerone in Vaticano, 1959-60; Sull'urbanistica di Thurii, 1971; Lavinium II, 1975; Progetto per lo scavo di un settore dei Fori di Cesare e di Nerva, 1985). All'utilizzazione di elementi diretti da affiancare allo spoglio capillare delle notizie d'archivio si deve anche l'attività dedicata al recupero dell'iniziativa della Forma Italiae, catasto integrale e documentato in modo esaustivo del patrimonio archeologico immobile nazionale (La Carta archeologica d'Italia, 1978).
Oltre che attento interprete di problematiche architettoniche (Peripteros sine postico, 1955; Sul tempio italico, 1966-67; Il tempio romano: questioni di terminologia e di tipologia, 1984), C. si rivela disponibile all'utilizzo delle moderne tecnologie di indagine sul territorio applicate al settore antichistico (Contributi della fotografia aerea agli studi di topografia antica in Italia, 1961).
Nella stessa linea, propose la nuova edizione della Forma Urbis di R. Lanciani, iniziativa rimasta purtroppo solo alla fase di impostazione; del pari non finite, ma a diverso livello di preparazione, sono la riedizione del Dizionario topografico di Roma antica di Platner-Ashby e la serie dei Fontes ad topographiam veteris Urbis Romae pertinentes.
Tra gli studi sulla programmazione territoriale romana si ricordano monografie e lavori sulla limitatio (Ricerche sui resti della centuriazione, 1958), con riconoscimento dei vari modelli, dai sistemi ''aperti'' a quelli regolari o particolari (da ultimo Sulle più antiche divisioni agrarie romane, 1984).
All'indagine sulla città fanno riferimento analisi di casi specifici e soprattutto il volume Ippodamo da Mileto e l'urbanistica a pianta ortogonale (1956, ed. ingl. 1970), che rimane uno studio basilare − con i vari lavori integrativi − per tutte le ricerche del settore.
''Epocale'' venne definita la scoperta dei tredici altari di Pratica di Mare con campagne di scavo promosse anche nell'ambito dell'attività didattica (Sulla tipologia degli altari di Lavinium, 1959-60; Lavinium I, 1972). A un primo consuntivo sulle tematiche connesse all'arrivo di culti allogeni nella religione romana arcaica e in particolare all'assimilazione e alla rielaborazione del mito di Enea nella storiografia antica e in Virgilio (I luoghi connessi con l'arrivo di Enea nel Lazio, 1967) è stata dedicata la grande mostra del 1981, da lui organizzata al Campidoglio, che ha presentato per la prima volta il materiale statuario rinvenuto nel deposito votivo del santuario di Minerva.