CARBONAI, Ferdinando
Nacque a Livorno il 3 luglio 1805 da Francesco e da Angela Del Buono, e compì i primi studi a Prato e a Firenze. Dopo essersi laureato in medicina a Pisa, viaggiò molto, in Europa e nell'America meridionale. Tornato in patria nel 1835, esercitò la professione a Firenze, dapprima come ostetrico del quartiere S. Spirito, poi, essendosi distinto nella cura domiciliare dei malati durante una epidemia di colera, come medico di turno nell'ospedale di S. Maria Nuova. In tale periodo nacque in lui l'interesse per l'ortopedia, e tra il 1838 e il 1839 visitò e frequentò gli istituti ortopedici di Montepellier e di Parigi e il Royal Orthopaedic Hospital di Londra. Tornato a Firenze, si dedicò completamente all'esercizio dell'ortopedia, svolgendo la sua attività privatamente e molto spesso senza percepire alcun compenso. Il 10 giugno 1840, in via della Fornace, una strada periferica della vecchia Firenze corrispondente all'attuale via dei Serragli nei pressi di porta Romana, il C. inaugurava la casa di cura che denominò Istituto ortopedico toscano. L'ortopedia veniva allora inclusa ufficialmente tra le discipline medico-chirurgiche in Toscana: il 3 ottobre 1840 era dichiarata obbligatoria per i praticanti che per due anni dopo la laurea dovevano frequentare l'ospedale di S. Maria Nuova, e il 21 dic. 1841 Leopoldo II incaricava il C. dell'insegnamento dell'ortopedia teorico-pratica e della clinica ortopedica, annessa allo stesso ospedale. Nel 1847, forse a seguito di un certo clamore provocato dal non felice esito di alcuni casi trattati all'istituto, il governo toscano decise di sottoporre a inchiesta l'attività del C., affidandone l'incarico a L. Landucci: l'indagine, che si svolse con la verifica di numerosi malati sparsi in tutta la Toscana, si risolse in modo pienamente favorevole al C., ma questi non nascose il proprio risentimento, giungendo, sembra, a presentare le dimissioni. La cattedra venne comunque soppressa nel 1849, e nello stesso anno ebbe termine anche l'attività della clinica. Il C. allora trasferì l'Istituto ortopedico toscano nella propria villa di Vecciano, nella grande tenuta della famiglia Carbonai, e nel 1850 poté di nuovo riprendere l'assistenza agli infermi.
L'Istituto toscano fondato dal C. fu una delle prime case di cura sorte in Italia per il trattamento dei malati ortopedici. L'ortopedia, tradizionalmente inclusa nella chirurgia generale e spesso praticata nel passato da empirici, la cui opera nulla aveva in comune con le arti sanitarie, si occupò per lungo tempo esclusivamente della patologia traumatologica dell'apparato locomotore; i suoi progressi, consistenti più nel perfezionamento dei metodi di contentone e di riduzione delle fratture che non in reali ampliamenti delle conoscenze, furono soprattutto determinati dai problemi sempre più complessi prospettati dalla chirurgia di guerra. Verso la fine del sec. XVIII cominciò ad affermarsi un deciso orientamento di alcuni chirurghi per lo studio, il trattamento e la profilassi delle deformità; specialmente in Francia e in Svizzera sorsero i primi istituti specializzati, e si andò delineando una chiara impostazione scientifica della disciplina, che iniziava così il distacco dalla chirurgia generale. Nella prima metà dell'Ottocento il nuovo indirizzo si diffuse dalla Francia in Italia, ove l'affermazione dell'ortopedia come disciplina autonoma completamente separata dalla chirurgia generale portò alla nascita dei primi istituti specializzati: quello di Torino diretto da B. Borella, quello di Napoli diretto da L. Bruni e quello di Firenze diretto dal Carbonai. Soprattutto il Bruni e il C., tra loro in polemica a volte assai aspra sui metodi terapeutici, mostrarono una notevole e valida impostazione scientifica e si segnalarono per il rigore e la serietà degli studi. Il C., in particolare, oltre a reggere la prima cattedra di ortopedia in Toscana, fondò e organizzò in modo mirabile l'istituto ortopedico, che poi trasferì nella sua villa; fu singolare il concorso all'attività della casa di cura di due fratelli del C., Angelo (nato nel 1809 e morto nel 1855) che si occupava di meccanoterapia cooperando così al recupero funzionale dei malati e alla correzione dei difetti congeniti, e Luigi (nato nel 1800 e morto nel 1859) che insegnava lingue ai ricoverati. Lo istituto ortopedico toscano era razionalmente organizzato e diviso, era munito di una palestra per la rieducazione motoria degli infermi e di una vera officina ortopedica, la prima del genere in Italia, ove venivano anche costruiti numerosi, geniali apparecchi ideati dal Carbonai. Questi fu un ottimo chirurgo ortopedico, abilissimo nell'eseguire gli interventi di tenotomia, e soprattutto fautore dei metodi ortopedici e chirurgici di correzione delle deformità congenite; profondo studioso di tali anomalie (G. Barellai citò la sua relazione dei casi trattati nella Gazzetta di Firenze del 21 apr. 1840), ideò uno strumento che chiamò morfometro per analizzare lo stato dell'individuo riguardo alla forma, alla proporzione e alla simmetria delle diverse parti del corpo. Certo, l'influenza derivata soprattutto dalla scuola francese dovette essere determinante: basti pensare che J. M. Delpech, direttore del'Istituto ortopedico di Montpellier, che il C. aveva visitato nel periodo della propria formazione, aveva proposto di designare l'ortopedia come ortomorfia per indicare i fini preminenti della nuova disciplina. La produzione scientifica del C. fu tuttavia scarsa, limitata a pochi lavori: Primo istituto ortopedico in Toscana creato e diretto dal dr. F. C., Firenze 1840; Prospetto delle principali tra le deformità del corpo umano che sono state curate e guarite nell'Imperiale-Regio Istituto ortopedico toscano, ibid. 1842; Sulla cura di un piede equino,varo,congenito,eseguita con la tenotomia sottocutanea dal dott. E. Cipriani, in Gazzetta toscana delle scienze medico-fisiche, II (1844), n. 3;Prospetto dell'Imperiale e Reale Istituto ortopedico toscano fondato e diretto dal dott. F. C., professore di ortopedia pratica e di clinica ortopedica..., Firenze 1845.
Il C. morì a San Felice a Ema (Firenze) il 30 dic. 1855.
Bibl.: A. Bonola, F. C., in La chirurgia degli organi di movimento, XXVII (1942), pp. 67-78; I. Cappellini, Gli inizi dell'ortopedia in Italia e l'opera dei fratelli Carbonai a Firenze, in Atti e mem. dell'Accad. di st. dell'arte sanitaria, s. 2, XIX (1953), pp. 151-77; L. Bader, Genesi ed evoluz. dell'ortopedia in Italia, Padova 1962, pp. 204-17. Sullo sviluppo storico dell'ortopedia in Italia, oltre alle citate opere di Cappellini e di Bader, si veda Enciclopedia medica ital., VII, coll. 344-346, sub voce Ortopedia.