CARAFA, Ferdinando
Nato il 30 ottobre del 1816 a Napoli, terzogenito di Francesco, duca d'Andria dopo la decapitazione del fratello Ettore, e di Teresa Caracciolo di Santobuono, partecipò in modo superficiale e ambiguo all'attività cospirativa dei liberali napoletani. Arrestato il 29 sett. 1849 a palazzo Bisignano dal commissario Campagna, ebbe un ruolo di primo piano nel processo svoltosi a Napoli nell'ottobre 1849 contro la "Grande società dell'Unità italiana", collegata alla carboneria e alla Giovine Italia, ed avente come scopo fondamentale di "liberare l'Italia dalla tirannide interna dei Principi e da ogni potenza straniera, riunirla e renderla forte e indipendente".
Il 29 ottobre perveniva al direttore di polizia Peccheneda una confessione manoscritta del C., dove, tra l'altro, era detto: "Nicola Nisco una sera, scontrandomi per strada, mi fermò dicendomi se io voleva far parte di una setta, della quale era capo Mamiani. Io risposi di non volerne far parte. Passarono forse due o tre mesi e ritornò da Genova il principe della Rocca... Fu in sua casa che conobbi Luigi Settembrini e Filippo Agresti. Per molto tempo eravamo di accordo di semplicemente ostacolarne le dimostrazioni contro la Costituzione. L'Agresti un giorno mi diede un libretto degli Unitari, esortandomi a formare un Circolo. Io non lo feci e non mi fu dato il così detto diploma... Verso il principio della passata està venne da Trani un tal Vincenzo Romano: come pugliese mi venne a visitare e mi disse aver lettera per D. Filippo Capone avvocato di Montella, domiciliato, a Napoli... Arrestati Agresti e Settembrini, non so chi in seguito sia stato il capo, poiché io nulla sapevo, del progresso e andamento di questa setta. So che non à guari è partito per Campobasso Ferdinando Mascilli: mi disse andava per suoi affari particolari, ma io lo aveva spesso veduto con Michele Pironti e Michele Persico, dei quali non so se appartenevano alla setta... Avvenuta la disgrazia di mio fratello ed altro, non posi mente che ai rovinati affari di casa d'Andria. Ora altro non desidero che servire la Maestà sua, meritare la sua clemenza e volare in braccia della mia amatissima madre, e prometto solennemente, qualora l'occasione si presenti, rendermi utile al nostro sovrano, ed essere fedele suddito ed onesto cittadino". Questa dichiarazione, invano ritirata dal C. il 5 febbr. 1850, si configurava quindi come un'ampia delazione che aggravava ulteriormente la posizione dell'Agresti e dei Settembrini, chiamava per la prima volta in causa F. Capone e forniva preziose informazioni sull'attività settaria nelle province. In tal modo, tra molte condanne capitali ed ergastoli, il C. venne condannato a un solo anno di prigionia per "scienza e omessa rivelazione della setta".
Il 12 giugno 1852 sposò Beatrice Revertera di Domenico duca di Salandra, morta l'anno seguente; sposò quindi il 17 nov. 1855 Maria Teresa Serra di Cassano, morta anch'essa dopo pochi mesi; finalmente il 1º febbr. 1858 sposò Maria Grazia Serra di Cassano, sorella di Maria Teresa. Dopo l'Unità svolse una certa attività letteraria, pubblicando versi dialettali sul giornale Lo Cuorpo de Napole e lo Sebeto, e si interessò di arte e archeologia, pubblicando a Napoli nel 1864 un opuscolo su Taluni ricordi storici intorno alle chiese del Duomo,S. Domenico Maggiore,S. Filippo Neri,SS. Severino e Sossio,S. Martino con cenni biografici degli artisti che in dette chiese hanno lavorato. Legatosi di amicizia coi maggiori rappresentanti, napoletani della Destra, raccolse nel 1865 una serie di Opuscoli politici che muovevano dalla sua posizione di cattolico liberale. Nel 1873, alla morte del fratello Andrea Antonio già succeduto al primogenito Riccardo, aggiunse il titolo di duca d'Andria a quello di duca di Casteldelmonte. Nel 1880 pubblicò alcune lettere amichevoli inviategli, tra il 1861 e il 1867, da C. Poerio e L. Settembrini.
Morì a Napoli il 23 ott. 1885.
Bibl.: Oltre le indicaz. bibliogr. già nella voce F. Agresti, in Diz. biogr. d. Italiani, I, pp. 496 s., si vedano particolarmente P. Martorana, Not. biogr. e bibliograf. degli scrittori del dialetto napoletano, Napoli 1874, pp. 88 s.; G. Paladino, Il processo per la setta l'"Unità Italiana" e la reazione borbonica dopo il '48, Firenze 1928, passim; P. Litta, Le fam. celebri italiane,sub voce Carafa, tav. XXV.