BOSIO, Ferdinando
Nato ad Alba il 24 apr. 1827, in una famiglia assai modesta, si laureò in lettere a Torino. Discepolo prediletto del Paravia, pubblicò ventenne un volumetto di versi Soffio di vita. Canti e ballate (Torino 1848), non privo di vena originale, che gli valse l'incoraggiamento del Brofferio e del Romani.Collaboratore del Messaggiere torinese, Venne scoprendo la sua vocazione liberale e patriottica. Nel '48 si apprestava a partire volontario per la Lombardia, ma le sue cagionevoli condizioni di salute lo costrinsero a ritornare ad Alba.
Nel 1849 pubblicava a Torino il poemetto polimetro La democrazia, cui seguirono - insieme con alcune ballate (ricordiamo soprattutto Le fantasie orientali, Torino 1853), con il romanzo Amalia,Tecla e Camilla (Torino 1856) e con il dramma Marco. Scene su Napoli nel 1799 (Torino 1857) - altri lavori di esaltazione patriottica e di agiografia popolare più vicini ai moduli di divulgazione precettistico-educativa: Il fanale di un onest'uomo (Torino 1858) e specialmente la Storia popolare dei Papi (Torino 1861), che incontrò allora particolare fortuna e ampia diffusione. Questi intenti politico-moralistici sono presenti anche nelle opere del periodo postunitario: Il marchese Salvatore Pes di Villa-marina (Torino 1864, rist. 1873 e 1877), F. D. Guerrazzi e le sue opere (Livorno 1865, con quaranta lettere di valore documentario), Nota all'assedio di Roma (Milano 1871), Roma papale (2a parte del volume del Bersezio, Roma,la capitale d'Italia, Torino 1880).
Liberale, ma non senza simpatie personali per gli uomini della Sinistra più avanzata (cordiali rimarranno sempre i suoi rapporti con F. De Boni, F. Campanella e altri esponenti mazziniani e garibaldini), il B. non aveva mancato di rivolgere la sua attenzione nell'ultimo scorcio del periodo cavouriano - collaborando al Diritto e alla Voce del Progresso - anche alla necessità di emancipazione materiale e culturale dei ceti più umili e alle nuove condizioni del lavoro operaio.
Insegnante di retorica ad Alba nel 1850, quindi ad Alessandria e a Ivrea, dopo la rinuncia alla candidatura alla Camera nel '57, il B. fu invitato dal Brofferio nel '59 ad assumere la direzione dello Stendardo italiano, e analogo invito gli veniva rivolto dal Correnti per La Perseveranza.
Il B. preferiva tuttavia portare avanti esclusivamente sul terreno dell'attività letteraria alcuni tentativi di introspezione sociale, da lui realizzati peraltro con accentuata indulgenza al bozzetto e alla annotazione psicologica di gusto convenzionale, con il racconto La figlia del calzolaio (Torino 1860) e la serie di novelle comprese poi in Scene e racconti domestici (Roma 1874).
Nel 1861 il B. insegnò presso il liceo di Casale, dal '62 fu rettore al Convitto nazionale di Torino e quindi preside del liceo di Genova. Nel 1867 Michele Coppino, conterraneo e compagno di studi, lo chiamava a dirigere il suo gabinetto particolare al ministero della Pubblica Istruzione, ufficio che il B. mantenne anche nel '68 con il Broglio. Rattazziano, egli non si sentì però di rimanere sotto i ministri della Destra e ritornò nel '70 all'attività didattica come provveditore agli studi a Pisa.
Alle prefazioni agli Scritti letterari e agli Scritti politici del Guerrazzi e al lavoro del '65 sulla vita dell'insigne patriota e scrittore toscano (che gli fu amico e maestro) il B. aveva intanto fatto seguire una Introduzione all'Edizione completa delle opere di F. D. Guerrazzi (Milano 1869), e riprendeva successivamente - sempre in chiave moralistica e di riformismo moderato - i temi dell'educazione e della coscienza popolare. Laboriosità, dignità del lavoro, istruzione professionale, risparmio sono i motivi che più ricorrono anche nel suo ultimo lavoro, Il popolano arricchito (Milano 1876), il quale fu considerato dalla critica uno dei migliori libri di lettura per i ceti popolari e quasi un classico del romanzo borghese a sfondo sociale e con intenti moralistici, anche per l'equilibrio delle parti e la misura dello stile, altrimenti enfatico e involuto nei romanzi storici e nelle raccolte di versi e di ballate del Bosio.
Con l'avvento della Sinistra al potere, il B. (che frattanto era stato trasferito a Roma a capo del provveditorato centrale degli studi) ritornò al ministero dell'Istruzione con il Coppino, per uscirne con il De Sanctis e rientrarvi definitivamente nel '78 con il richiamo del ministro piemontese. Collaboratore nel 1876 al progetto di legge Coppino per l'istruzione primaria obbligatoria, contribuì successivamente con calore e zelo a ogni iniziativa tendente allo sviluppo dell'insegnamento elementare e delle scuole professionali, riuscendo ad assicurare una certa continuità nel campo scolastico fra disegno politico e attuazione pratica. Nel 1880 entrò a far parte degli organici del ministero, assumendo la direzione della divisione tecnica.
Fu autore, oltre che di numerosi opuscoli di pubblicistica politica e saggi letterari, di un volume di memorie, Ricordi personali (Milano 1878), non privo di osservazioni di prima mano sull'ambiente politico piemontese. Morì ad Alba il 12 ottobre 1881.
Bibl.: G. Pitré,Nuovi profili biogr. di contemp. italiani, Palermo 1868, p. 177; M. Di Martino, F. B., Palermo 1869; P. Schanz, Delle opere di F. B., Pisa 1871; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemp., Firenze 1879, pp. 187 s.; La Gazzetta Piemontese, 13 ott. 1881, p. 3; La Riforma, n. 287, 14 ott. 1881, p. 3; L'Opinione, 14 ott. 1881, p. 3; M. De Nino, Briciole letter., I, Lanciano 1884, pp. 237 ss.; S. Farina, Care ombre, Torino 1913, pp. 169, 172; G. Mazzoni, L'Ottocento, II, Milano 1934, pp. 864 s.; Enc. Ital., VII, ad vocem.