Tonnies, Ferdinand
Sociologo tedesco (Oldenwort, Schleswig, 1855 - Berlino 1936). Studiò a Jena, Lipsia, Bonn, Berlino e Tubinga e si dedicò poi all’insegnamento nell’univ. di Kiel (1881), rimanendovi fino all’avvento del nazismo (1933). Il suo lavoro più noto è Gemeinschaft und Gesellschaft (1878, 8ª ed. ampl. 1935; trad. it. Comunità e società), in cui T. tenta un superamento delle due fondamentali teorie sulla società, quella storico-organicistica e quella contrattualista, introducendo la famosa tipologia comunità-società (Gemeinschaft-Gesellschaft) quale strumento fondamentale per la comprensione del cambiamento sociale. Le «relazioni tra volontà umane» – afferma T. – danno luogo ad ‘associazioni’ che possono essere concepite «o come vita reale e organica – e questa è l’essenza della comunità – o come formazione ideale e meccanica – e questo è il concetto della società». La comunità deve quindi essere intesa «come un organismo vivente, e la società, invece, come un aggregato e prodotto meccanico». In base a questa distinzione, la comunità ha le sue radici nei rapporti di discendenza e si ritrova in associazioni più vicine a tali rapporti. La comunità di sangue, che si esprime in modo essenziale nei rapporti madre-bambino, uomo-donna come coniugi, e tra fratelli, è la forma primaria di comunità, che trova la sua «unità e perfezione» nel rapporto padre-figli; ma si danno pure comunità di luogo e comunità di spirito. Ne risultano tre forme originarie di comunità: la parentela, il vicinato, l’amicizia, «la forma propriamente umana e più elevata di comunità». Il tratto caratteristico della comunità, in tutte le sue forme, è «un modo di sentire comune e reciproco, associativo, che costituisce la volontà propria di una comunità». Partendo da questa matrice concettuale, T. delinea successivamente l’articolazione delle forme comunitarie essenziali e uno schema interpretativo dello sviluppo storico. È importante osservare che nella sua costruzione i concetti di comunità e società non sono separabili, dal momento che sono costruiti per opposizione, come elementi di un unico schema interpretativo. Se questa opposizione esprime le tensioni alla base della modernizzazione, l’emergere dei caratteri societari tende anche a produrre, secondo T., divisione di interessi e conflitto endemico, difficoltà di adattamento personale, riduzione ad apparenza dei valori morali, sottomissione dei molti alla discrezionalità non più eticamente controllata dei pochi. Le definizioni e la teoria di T. sono state influenzate dal pensiero di filosofi, giuristi, storici – contemporanei e precedenti – ai quali rivolgevano l’attenzione i fondatori della sociologia. Lo stesso T. ricorda in modo particolare Marx, senza peraltro citarne esplicitamente i lavori più vicini alla problematica della comunità, vale a dire gli studi sulle società precapitalistiche. Oltre a queste analisi, che T. sviluppò in seguito per delineare una teoria o filosofia complessiva della storia, vanno ricordati anche il suo studio delle norme sociali come espressione della volontà collettiva, nonché l’analisi critica del concetto di «opinione pubblica». Condusse inoltre ricerche di sociologia storica (comprese essenzialmente in Geist der Neuzeit, 1935) ed empirica (sociografia), prendendo in considerazione vari fenomeni di rilevante interesse sociologico. Notevole fu la sua influenza nell’ambito della sociologia tedesca (T. fu tra l’altro, dal 1909 al 1933, presidente della Società sociologica tedesca che aveva contribuito a fondare insieme a W. Sombart, Simmel e Weber). Tra le altre opere si ricordano: Thomas Hobbes, Leben und Lehre (1896); Die Entwicklung der sozialen Frage (1907); Die Sitte (1909); Karl Marx, Leben und Lehre (1921); Kritik der öffentlicher Meinung (1922); Soziologische Studien und Kritiken (3 voll., 1925-29); Fortschritt und soziale Entwicklung. Geschichtsphilosophische Ansichten (1926); Einführung in die Soziologie (1931).