Storico del cristianesimo (Schmiden 1792 - Tubinga 1860). Nella prima grande opera Symbolik und Mythologie (1825), B. svolse una concezione che mira a storicizzare la mitologia come elemento essenziale della rivelazione; cioè come la rivelazione della natura, che precede la rivelazione della religione dello spirito rappresentata dal cristianesimo. Ottenuta la cattedra di teologia a Tubinga (dal 1825 alla morte), avviò, con il suo insegnamento, la scuola storica di Tubinga cui rimase affidata non solo la difesa dei risultati della sua indagine, ma soprattutto l'applicazione metodica al cristianesimo della filosofia hegeliana della storia, a cui, allontanandosi dalle idee dello Schleiermacher, il B. s'era venuto accostando tra il 1829 e il 1836. Nel Paulus der Apostel Jesu Christi (1845) la storia dell'età apostolica è vista come l'urto dialettico fra il cristianesimo giudaizzante (messianico-giudaico) e il cristianesimo paolino a carattere universalistico: urto alla cui origine il B. pone il contrasto fra Paolo e la comunità di Gerusalemme considerato come l'aspetto fondamentale dell'opera e degli scritti paolini (ciò lo porta a ritenere non autentiche le lettere in cui tale contrasto non emerge), la sintesi dei due indirizzi, realizzata concretamente di fronte al pericolo gnostico (di qui le ricerche di B. sui rapporti fra civiltà greca e cristianesimo), è rappresentata dal cattolicesimo. L'impostazione filosofica non conserva però nulla di metafisico: e la storia cristiana, come ogni altra esperienza religiosa collettiva (Das manichäische Religionssystem, 1831), è rappresentata dal B. come un processo organico e naturale che attua un momento della vita dello spirito. Concezione che informa unitariamente l'esposizione della storia cristiana che B. negli anni successivi venne tratteggiando in corsi di lezione e nel famoso Lehrbuch der Dogmengeschichte (1847).