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FENOMENISMO

di Ferdinando Albeggiani - Enciclopedia Italiana (1932)
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FENOMENISMO

Ferdinando Albeggiani

Dottrina filosofica che afferma che la realtà consiste nei dati dei sensi e nelle loro immagini, posti nel tempo e nello spazio, e che riduce pertanto la materia a sensazioni, lo spirito ad avvenimenti psichici diversi e molteplici, rigettando ogni nozione di realtà permanente, di sostanza e di causa. Il fenomenismo perciò deve essere distinto dalla dottrina affine, diffusa in alcuni rappresentanti del positivismo (Comte, Spencer), che la conoscenza umana è limitata ai fenomeni, i quali però presuppongono un'inconoscibile realtà in sé, di cui essi sono l'apparenza.

Una prima dottrina esplicitamente fenomenistica compare nel pensiero greco con Protagora. Infatti fenomenistica è la sua dottrina, se, sul fondamento specialmente di Platone e di Aristotele, si interpreta nel senso che è reale ciò che appare a ciascun uomo e nel modo con cui appare, che solo ciò che è sentito può essere conosciuto, che ogni sentito è correlativo a un senziente, come il senziente al sentito. Per questa dualità di termini, pur correlativi fra loro, il fenomeno di Protagora non è ancora stato di coscienza; la nozione di fenomeno come avvertimento psichico attuale compare, dopo l'immaterialismo del Berkeley, in David Hume. Il quale liquida ogni realtà esterna e sostanziale, e confina tutta la conoscenza e la realtà nell'ambito delle apparenze particolari e mutevoli; il suo fenomenismo perciò, mentre rappresenta il pieno sviluppo della riduzione dell'empirismo della realtà a esperienza sensibile del soggetto empirico, è, per le conseguenze scettiche, critico di essa.

Nella filosofia contemporanea il fenomenigmo è molto diffiso, e anzi in essa compare esplicitamente il nome di fenomenismo che alcuni pensatori (Renouvier, Guastella) attribuiscono ai loro sistemi; e questi, e altri sistemi (Mill, Hodgson, Mach), sono caratterizzati dal concetto che la realtà è fenomeno come stato di coscienza, e che si deve rigettare ogni nozione di cosa in sé e di noumeno. Il fenomenismo contemporaneo rappresenta un approfondimento e un superamento del positivismo che esso richiama, dopo gli ammaestramenti di Kant, a una concezione più critica della realtà e dei procedimenti scientifici; e fatto e legge, considerati come realtà in sé dal positivismo, vengono ricondotti a esperienze di soggetti particolari e prendono perciò i caratteri della varia attività di tali soggetti (personalismo del Renouvier, volontarismo del James, economicità delle leggi scientifiche del Mach). Nei suoi rapporti poi con l'empirismo e con David Hume, ai quali il fenomenismo si collega per il tramite di John Stuart Mill, il fenomenismo contemporaneo si propone di giustificare, entro l'ambito e sul fondamento della coscienza particolare, l'unità della conoscenza, l'oggettività della scienza e la permanenza del reale come diverse dalla molteplicità delle impressioni, dalla soggettività e dalla mutabilità delle apparenze. La giustificazione precedente prende diverse forme nei diversi pensatori fenomenisti, ma tutte dimostrano la difficoltà di limitare il reale alle apparenze di soggetti particolari. Così il Mill crede che la nozione di mondo esterno possa venir definita dalla nozione di sensazione possibile, ma in tal modo, col supporre come esistente una realtà potenziale non avvertita, rinnova il realismo che aveva criticato; mentre se, come fa il Guastella, si concepisce la sensazione possibile come prammatistica finzione logica, la sensazione possibile perde verità e validità, e fallisce al suo scopo. In Carlo Renouvier la permanenza del reale conduce alla dottrina delle monadi, e quindi a superare il fenomenismo; mentre il fenomenismo del Mach per spiegare l'unità della conoscenza trapassa in un fenomenismo oggettivo. Infatti il Mach ammette la tesi che le cose siano percezioni, ma indipendenti da ogni particolare soggetto, ciò che significa, se per il fenomenismo il soggetto è soggetto particolare, che le cose sono percezioni ma indipendenti dal soggetto particolare, percezioni non percepite.

Bibl.: D. Hume, A Treatise of Human Nature, Londra 1739; John Stuart Mill, Examination of Sir Hamilton's Philosophy, Londra 1865; S. H. Hodgson, Time and Space, Londra 1865; C. Renouvier, Essais de critique générale, 4 voll., Parigi 1854-1864, ult. rist. 1912; id., La Nouvelle Monadologie, Parigi 1901; E. Mach, Die Analyse der Empfindungen, Jena 1903; C. Guastella, Le ragioni del Fenomenismo, Palermo 1921-22; C. Sacheli, Fenomenismo, Genova 1926.

Vedi anche
solipsismo Termine filosofico con cui si indica l’orientamento di chi considera il soggetto come l’unica autentica realtà, sia dal punto di vista pratico, ponendo l’interesse individuale a fondamento determinante dell’azione, sia da quello gnoseologico-metafisico, intendendo la realtà esterna come semplice rappresentazione ... fenomeno Nel linguaggio scientifico, ogni fatto o evento suscettibile di osservazione diretta o indiretta, provocato o spontaneo. Teorie fenomenologiche sono quelle che cercano di render conto di un f. quale esso appare senza entrare nel meccanismo della o delle cause che lo determinano. Il concetto filosofico Il ... assoluto Filosofia Ciò che non dipende da altro per la sua realtà, opposto quindi a ‘condizionato’, ‘dipendente’, e non esclude la relazione per la quale un altro dipenderebbe da lui. Connesso a questo significato è l’altro di ‘compiuto in sé e per sé’, ‘perfetto’. Questo secondo valore prevale e caratterizza ... realtà Qualità e condizione di ciò che esiste effettivamente e concretamente. Filosofia La nozione di r. è legata al problema tipicamente moderno dell'esistenza del mondo esterno. A partire da R. Descartes si era, infatti, affermata la tesi secondo cui gli uomini conoscono soltanto le idee, ossia le rappresentazioni ...
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  • JOHN STUART MILL
  • IMMATERIALISMO
  • POSITIVISMO
  • OGGETTIVITÀ
  • DAVID HUME
Altri risultati per FENOMENISMO
  • fenomenismo
    Enciclopedia on line
    Dottrina filosofica secondo la quale noi non conosciamo le cose 'come sono' (la loro essenza o sostanza, le 'cose in sé'), ma le cose 'come ci appaiono' (i fenomeni). G. Berkeley e D. Hume videro nei fenomeni la realtà stessa, senza alcun residuo (f. ontologico). I. Kant fu invece un fenomenista gnoseologico, ...
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    Dizionario di filosofia (2009)
    Dottrina gnoseologica che limita ai fenomeni l’ambito della conoscenza umana. È un atteggiamento che può farsi risalire ad alcune correnti della filosofia greca: ai sofisti e, in particolare, agli scettici, i quali, ammettendo il carattere veritiero delle percezioni sensibili, sostenevano che non si ...
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    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    fenomenismo [Der. di fenomeno] [FAF] Concezione filosofico-scientifica che afferma che la scienza ci offre solo la conoscenza di fenomeni, ossia di elementi o eventi che appaiono, ma che potrebbero non corrispondere alla realtà in sé: v. epistemologia: II 437 e.
Vocabolario
fenomenismo
fenomenismo s. m. [der. di fenomeno]. – In genere, ogni dottrina filosofica che consideri la realtà esclusivamente o prevalentemente come «fenomeno», cioè come rappresentazione, presupponendo quindi che la realtà sussista in forma obiettiva...
fenomenista
fenomenista s. m. e f. [der. di fenomeno] (pl. m. -i). – Assertore, seguace del fenomenismo.
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