FENICE (Φοῖνιξ, Phoenix) di Colofone
Poeta, vissuto nei primi decennî del sec. III a. C. Cantò, tra l'altro, la distruzione della sua patria per opera di Lisimaco di Tracia (circa il 290). Pare che svolgesse la maggior parte della sua attività ad Atene quando ancora fioriva la commedia nuova e le scuole dei filosofi e dei grammatici attiravano la folla dei giovani studiosi, prima che Alessandria d'Egitto fosse diventata il nuovo centro della cultura. Un suo componimento è diretto a Posidippo il quale si può identificare probabilmente con l'omonimo epigrammista pure vissuto ad Atene alla scuola di Zenone e di Cleante. Un altro componimento (che gli è attribuito per congettura di moderni) è ispirato dalla morte dell'amico Linceo di Samo, fratello dello storico Duride, noto commediografo e raccoglitore di aneddoti, press'a poco contemporaneo di Menandro.
Delle opere di F. non restano se non pochissimi frammenti: alcuni conservati dalla tradizione (presso Ateneo); qualche altro si è aggiunto in recenti scoperte papirologiche. La sua specialità era la poesia giambica, in versi trimetri scazonti (detti anche coliambi o ipponattei) di contenuto moraleggiante, animato con motti, con facezie, con quadri di vita familiare. Egli appare fra i principali rappresentanti d'un genere venuto specialmente in voga nei primordî della letteratura alessandrina: il quale per certi aspetti si riattaccava all'antica tradizione di Archiloco e di Ipponatte, ma d'altra parte, per effetto dei raffinati costumi, per influsso della cultura filosofica e soprattutto dei dettami estetici di Aristotele e dei Peripatetici, tendeva generalmente a liberarsi dal carattere dell'invettiva e dell'oscenità: quindi assumeva il tono della favola, dell'apologo, del canto popolare (tale in F. il "canto della rondinella"); si assomigliava alle diatribe filosofiche specialmente coltivate dai Cinici e dagli Stoici. Su questa linea di sviluppo stanno, insieme con F., parecchi suoi contemporanei come Escrione di Samo, Cercida di Megalopoli, e soprattutto Callimaco, e di qui derivarono più tardi il famoso Menippo di Gadara, Varrone, ecc.
Bibl.: G. A. Gerhard, Phoinix von Kolophon, Texte und Untersuchungen, Lipsia 1909; E. Diehl, Anthologia lyrica, Lipsia 1923, pp. 290-95; J. U. Powell, Collectanea Alexandrina, Oxford 1925, pp. 231-37; A. D. Knox, Herodes, Cercidas and the Greek chol. poets, Londra 1929, pp. xvi-xvii, 243-62.