FEMORE (lat. femur)
Osso della coscia (v.), della quale da solo costituisce tutto lo scheletro; risulta d'un corpo, d'un'estremità superiore e d'una inferiore (v. fig.). Nel corpo si distinguono una faccia anteriore, una mediale e una laterale divise da tre margini: mediale, laterale e posteriore il quale ultimo è spesso sporgente, rugoso (linea aspera). L'estremità superiore presenta una testa (caput femuris) che rappresenta circa i due terzi d'una sfera (articolazione coxo-femorale); un collo anatomico, inclinato di circa 130° rispetto al corpo dell'osso (angolo cervico-diafisario); e due voluminosi processi ossei; il grande e il piccolo trocantere (trochanter maior, tr. minor). La porzione del femore che unisce l'estremità superiore al collo dell'osso si dice collo chirurgico. L'estremità inferiore, ingrossata, irregolarmente cubica, lievemente curvata indietro, presenta una faccia articolare per la rotula (facies patellans) alla parte inferiore della quale s'apre la fossa intercondiloidea limitata dal condilo mediale e laterale, formazioni anatomiche che prendono parte all'articolazione del ginocchio (v.).
Rare sono le malformazioni congenite: per lo più rappresentate da ipoplasie unilaterali, causa di deviazioni e d'accorciamenti. Un difettoso sviluppo dell'estremità superiore del femore può condurre a un'anormale chiusura dell'angolo cervico-diafisario (coxa vara).
Il femore è sede frequente di fratture. Queste possono prodursi nell'atto della nascita, per le manovre ostetriche richieste da parti difficili per posizione viziosa del feto: si determinano non raramente nel bambino, interessando quasi sempre la porzione diafisaria: sono frequenti nell'adulto e nel vecchio dove possono avere sede sia nella diafisi che nelle estremità. Devono essere separatamente considerate le fratture del collo femorale, sia per la loro frequenza, sia per le difficoltà del trattamento, sia per le gravi loro conseguenze. Queste fratture sono più frequenti nei vecchi, ma si possono osservare anche nei giovani e negli adulti: sono dovute quasi sempre a caduta sull'anca. La linea di frattura può essere situata subito al di sotto della testa del femore, oppure nel collo del femore, o nella zona di passaggio fra il collo e il corpo del femore. Alla frattura segue uno spostamento in alto del corpo del femore, e una rotazione all'esterno, in modo che succede un accorciamento dell'arto e un difettoso atteggiamento. La cura di queste fratture è ardua, sia per la difficoltà d'ottenere una buona riduzione, sia per quella di raggiungere una riunione ossea dei frammenti, sia per la possibilità di complicazioni. Esiste infatti da un lato, soprattutto nei vecchi, il pericolo che rimanga fra i due frammenti una mobilità anormale (pseudoartrosi); dall'altro lato il pericolo che essi s'uniscano in posizione viziosa, lasciando come esito un accorciamento e una rotazione esterna dell'arto. Queste fratture possono essere curate con la trazione continua a pesi, o con la riduzione seguita da immobilizzazione in bendaggio gessato: quest'ultimo metodo trova preferenza per il maggior numero dei casi. Negl'individui di età avanzata, o di scarsa resistenza organica, il trattamento deve essere condotto con grande cautela. La guarigione delle fratture del collo femorale avviene molto lentamente: perciò devono trascorrere 4-6 mesi prima di ridare all'arto fratturato il compito di portare il peso del corpo. Le fratture delle diafisi del femore possono essere provocate da azioni violente che colpiscono direttamente il femore o da azioni indirette, le quali agiscono per lo più con meccanismo di flessione e di torsione. La linea di frattura può essere trasversale od obliqua o spiroide: non è raro che si distacchi un terzo frammento. I muscoli potenti che avvolgono a manicotto l'intero corpo del femore, prendendo inserzione sul bacino o sulle ossa della gamba, determinano spostamenti importanti dei frammenti (accavallamenti, angolazioni): non è raro che i frammenti acuti e taglienti penetrino nelle carni muscolari e vi restino impigliati: in alcuni casi avviene la perforazione della pelle (frattura esposta o complicata). Una notevole importanza hanno le modalità dei primi soccorsi da portarsi ai fratturati di coscia, appunto per il pericolo che manovre inconsulte possano produrre lacerazioni di tessuti per opera dei frammenti. Per evitare ciò, occorre, prima del trasporto, immobilizzare l'arto per mezzo d'un apparecchio di fortuna, che può essere semplicemente costituito da un'asse di conveniente lunghezza, sulla quale s'appoggia e si fissa il bacino e l'intero arto leso. Per il trattamento chirurgico si può in alcuni casi procedere alla riduzione estemporanea sotto anestesia, seguita da immobilizzazione in bendaggio gessato. Ma più frequentemente si ricorre al trattamento con trazione continua per opera d'un peso di 10 o più chilogrammi applicato all'arto, mediante cerotti o chiodi. In casi eccezionali (interposizione di parti muscolari, difficoltà di riduzione o di contenzione) si deve ricorrere a cura cruenta, esponendo il focolaio di frattura, ponendo in giusta posizione i frammenti e fissandoli con placche e viti o con nastri metallici.
Nell'estremità superiore del femore si localizza non di rado una particolare affezione epifisaria, che porta il nome di osteo-condrite, la cui natura e causa ci sono ignote. Essa conduce a deformazioni della testa del femore e talvolta a rigidità dell'anca. Nella rachitide sono frequenti le inflessioni del collo (coxa vara rachitica) e gl'incurvamenti della diafisi. La testa del femore è sede frequente di localizzazione nella coxite tubercolare: in molti casi il focolaio femorale è il primo a prodursi e da questo avviene la diffusione alle altre parti dell'articolazione. In alcune artriti croniche deformanti dell'anca, la testa del femore va incontro alle più gravi lesioni, s'ingrossa, s'appiattisce, e acquista talvolta forme bizzarre o mostruose. Una particolare alterazione di forma dell'estremo superiore del femore, può costituirsi in alcuni adolescenti sotto l'evidente influenza del carico: si tratta d'incurvamenti del collo o di progressivo distacco della testa con risalimento del collo, e conseguente riduzione dell'angolo cervico-diafisario. Si ha così un accorciamento dell'arto, e un'adduzione, con un complesso di sintomi caratteristici. A quest'affezione fu dato il nome di coxa vara essenziale o degli adolescenti.