NINGUARDA, Feliciano
NINGUARDA, Feliciano. – Nacque intorno al 1524 da Marco e da Brigida Castelli Sannazzaro a Morbegno in Valtellina, che all’epoca faceva parte del territorio dei Grigioni.
Il padre (d’origine milanese) serviva il ducato di Milano come capitano.
Nel 1546 entrò nell’Ordine dei domenicani. Dopo un primo periodo nel convento di S. Antonio a Morbegno, nel 1550 passò al convento milanese di S. Maria delle Grazie. Concluse gli studi, di cui poco si conosce, con il dottorato in teologia. Nel 1555 fu inviato dal generale dell’Ordine in visita apostolica ai conventi austriaci in veste di accompagnatore del nuovo vicario generale per l’Austria, Antonio da Grossotto. Nel 1556 tenne lezioni di teologia all’Università di Vienna e pochi anni dopo si recò a Salisburgo come consigliere dell’arcivescovo Michael von Kuenburg. Sotto il successore di questo, Johann Jakob von Kuen-Belasy, ottenne la nomina a teologo e penitenziere arcivescovile. In quel periodo scrisse la sua Assertio fidei catholicae (Venezia, D. Nicolini da Sabbio, 1563) contro l’ugonotto Anne du Bourg, dedicandola al nuovo arcivescovo, per incarico del quale nel 1562-63 partecipò, insieme con Johann Baptist Fickler e il vescovo di Lavant, Martin Herkules Rettinger von Wiespach, al Concilio di Trento, dove si distinse come deciso oppositore della concessione del calice ai laici.
Nell’autunno del 1566 papa Pio V lo invitò a Roma per presentare i suoi progetti di riforma per l’impero, che intendeva realizzare inizialmente nella provincia ecclesiastica di Salisburgo. In seguito il papa lo inviò come commissario apostolico in Germania meridionale. Nel 1569 Ninguarda contribuì in misura notevole al successo del sinodo provinciale di Salisburgo (14-28 marzo), che stimolò una serie di misure di riforma, e dopo la conclusione dell’assemblea, si recò a Roma, dove ottenne l’approvazione pontificia delle deliberazioni. Avendo la Curia romana attribuito a Salisburgo una funzione chiave per il recupero dei territori dell’impero andati in mano ai protestanti, nelle diocesi di quella provincia ecclesiastica le riforme dovevano essere applicate in modo esemplare con effetti determinanti sugli altri territori tedeschi. Sotto Gregorio XIII, che prestava particolare attenzione alle questioni germaniche, Ninguarda poté proseguire la sua vasta attività di riforma nell’impero, tra l’altro con la visita apostolica dei conventi mendicanti in Boemia e Austria nel 1574-76 e come consulente teologico dell’arcivescovo di Salisburgo alla dieta imperiale di Ratisbona nel 1576.
Nel 1577 fu nominato vescovo di Scala, diocesi suffraganea di Amalfi. Lo stesso anno presentò a Gregorio XIII a Roma i gravamina dei vescovi dell’impero sulle violazioni giurisdizionali da parte dei principi secolari. Nel 1578 tornò in Germania meridionale con il titolo e le facoltà di nunzio apostolico, funzione precedentemente ricoperta da Bartolomeo Porcia.
L’istruzione stilata per la sua missione ne descriveva le principali mansioni: esortare i principi secolari a rispettare la giurisdizione ecclesiastica, pubblicare i decreti dei sinodi diocesani, istituire seminari diocesani, supervisionare il lavoro dei vescovi relativamente a visite pastorali, disciplina ecclesiastica e amministrazione delle loro circoscrizioni. Dopo colloqui preliminari con i principi della Germania meridionale, iniziò le visite apostoliche in Baviera, Tirolo, Svizzera e Svevia impegnandosi a riformare sia il clero diocesano sia quello religioso. Alla base della sua attività di riforma vi erano le decisioni dei sinodi provinciali di Salisburgo del 1569, 1573 e 1576, ai quali aveva partecipato personalmente in misura determinante, e l’attuazione dei decreti del Concilio di Trento nella stessa provincia ecclesiastica di Salisburgo. La sua attività si concentrò tra l’altro sulle città vescovili di Salisburgo, Passavia, Frisinga e Ratisbona e sulla residenza del duca di Baviera, Monaco, con le relative istituzioni ecclesiastiche. Dai grandi centri urbani le riforme avrebbero poi dovuto irradiarsi in tutto il paese. Ninguarda visitò però anche numerosi conventi e abbazie territoriali in aree rurali. Il suo raggio di azione si estese in tutta l’area della Germania meridionale, da Salisburgo a est fino alle diocesi di Costanza e Coira a ovest.
Rivolse la sua attenzione in particolare all’integrità, efficienza e affidabilità dei vescovi e dei canonici delle cattedrali. A Ratisbona nel 1576, con l’elezione del giovane Filippo Gugliemo di Wittelsbach a futuro vescovo, aveva rafforzato l’influenza della Baviera nella politica ecclesiastica dell’impero. Nel 1580 si adoperò per l’elezione del prevosto del duomo di Salisburgo Georg von Kuenburg a coadiutore dell’arcivescovo di Salisburgo. Tra il 1579 e il 1582 fu ai vertici della diocesi di Ratisbona in veste di amministratore. Intrattenne stretti rapporti con rappresentanti di spicco del ramo cattolico del casato Wittelsbach e con i loro consiglieri. Alla fine del 1579 celebrò a Monaco i funerali del duca Alberto V di Baviera, il cui figlio e successore, Guglielmo V, in segno di riconoscenza per avere accompagnato a Roma un anno prima i suoi figli per ossequiare il nuovo pontefice Clemente VIII, gli fece dono nel 1584 della reliquia della santa spina.
Dal 1581 fu afflitto da problemi di stomaco, curati anche con soggiorni termali, che probabilmente fecero optare per il suo rientro in Italia. Il punto finale del suo operato nell’area meridionale della Germania fu il cosiddetto concordato di Baviera del 5 settembre 1583.
Con tale accordo, grazie alla mediazione di Ninguarda, fu possibile ottenere il riconoscimento da parte del duca di Baviera dei diritti giurisdizionali dei vescovi (competenza esclusiva su tutte le questioni matrimoniali e in materia penale nei riguardi del clero) e arginare l’ingerenza dello Stato in materie di competenza ecclesiastica. Al principe secolare restava tuttavia il diritto di visitare in temporalibus i monasteri e le parrocchie. Il concordato costituì la base del diritto ecclesiastico dello stato bavarese per i due secoli successivi, confermando il ruolo chiave della Baviera nella confessionalizzazione cattolica dell’impero. L’idea di Ninguarda di istituire un vescovado di corte a Monaco secondo il modello asburgico che fosse di riferimento per le altre diocesi in Baviera e assegnarlo al suo successore non fu invece realizzata.
Nel gennaio 1583 Gregorio XIII per incrementare le sue entrate gli trasferì il vescovato di Sant’Agata dei Goti (diocesi suffraganea di Benevento) come successore di Felice Peretti, il futuro Sisto V. Nella nuova diocesi, dove si recò dopo la fine della sua missione in Germania meridionale, Ninguarda sviluppò un’intensa attività pastorale, come dimostrano due sinodi e diverse visite apostoliche. Quando Gregorio XIII decise di fondare una rappresentanza pontificia permanente a Colonia nel 1584, fu preso in considerazione come possibile candidato da inviare in veste di primo nunzio ordinario. Nel 1587 fu incaricato di visitare insieme con Stefano Bonnucci i conventi domenicani napoletani.
Anche nella diocesi di Como, che gli venne affidata da Sisto V nel 1588, introdusse alcune riforme, sebbene per il suo precario stato di salute non poté effettuare personalmente le impegnative visite apostoliche. Come vescovo di Como si preoccupò di rafforzare la giurisdizione cattolica nei confronti dei Grigioni protestanti in Valtellina, in Val Poschiavo e Valchiavenna.
Morì il 5 gennaio oppure il 5 giugno 1595 a Como, e fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni, appartenente al suo Ordine.
Opere: Orationes duae in proximo conventu provinciali Salisburgensi, Monachii, Berg, 1573; Defensio fidei maiorum nostrorum, Antverpice, ex officina Plantiniana, 1575; Manuale parochorum pro provincia Saliburgensi, Ingolstadii, Sartorius, 1582; Enchiridion de censuris, ibid., Sartorius, 1583; Manuale visitatorum omnibus qui in eo munere funguntur commodum, Roma, F. Accolti, 1589.
Fonti e Bibl.: Como, Arch. diocesano, Codice Ninguarda; München, Bayerisches Hauptstaats-archiv, KÄA 1529, 1530, 4228, 4229; Kasten schwarz 7306/4; Kurbayern GR 231; München, Bayerische Staatsbibliothek, Cgm 2173, 2174, 2176; Regensburg, Bischöfliches Zentralarchiv, OA Generalia 1204; Arch. segreto Vaticano, Miscellanea Armadio, II 54, 103; Segreteria di Stato, Germania, 87, 88, 89, 90, 91; Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat., 5742, 5743; Nuntiaturberichte aus Deutschland, Kölner Nuntiatur, II, 3: Bonomi in Köln, Santonio in der Schweiz, die Strassburger Wirren, a cura di St. Ehses - A. Meister, Paderborn 1895, ad ind.; K. Schellhass, Akten zur Reformationstätigkeit F. N., in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, I (1898), pp. 39-108, 204-260; II (1899), pp. 41-115, 223-284; III (1900), pp. 21-68, 181-194; IV (1902), pp. 95-137, 208-235; V (1903), pp. 35-59, 177-206; Br. Albers, F. N. 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