MARIOTTINI, Felice
– Nacque a Città di Castello il 18 maggio 1756 da Anton Francesco e da Orsola Rossi.
Il padre, mercante di seta e per qualche tempo capitano delle milizie urbane, abitava in una casa di sua proprietà nell’antica piazza Tartarini, nei pressi del duomo, ed ebbe, oltre una figlia che entrò in convento, altri quattro figli: Luigi, il primogenito, che divenne sacerdote e canonico della cattedrale; Gaspare, anch’egli canonico e rinomato oratore; Gian Antonio, esattore generale della Tesoreria comunale; Gian Latino, notaio.
Iniziati gli studi nel locale seminario vescovile, il M. si recò ben presto a Roma, dove frequentò presso il Collegio romano corsi di belle lettere, filosofia e teologia dogmatica e morale, esercitandosi nella giurisprudenza sotto la guida di F. Carandini. Nel 1769, tornato a Città di Castello, vi ricevette la tonsura. Nel 1771 fu scelto quale socio aggiunto dell’Accademia dei Liberi e, nel novembre 1775, venne nominato canonico della cattedrale di Città di Castello. Nel 1778 dedicò al cardinale M. Compagnoni Marefoschi la sua prima dissertazione sulla necessità della cultura per gli ecclesiastici (Lucubratio humaniorum litterarum scientiae in viro Ecclesiae, inedita, conservata con i suoi Scritti in Arch. comunale di Città di Castello). L’anno dopo ricevette l’ordinazione sacerdotale dal vescovo di Sansepolcro R. Costaguti e, tornato a Roma, entrò in Arcadia con il nome di Aurisio Pierideo.
Il M. coltivò in questi anni numerose amicizie fra le personalità di spicco dell’epoca: V. Alfieri in particolare, nonché i futuri cardinali B. Pacca, A. Rivarola, E. Consalvi e G.M. della Somaglia. Il cardinale Fr.-J. de Pierre de Bernis, ambasciatore del re di Francia, lo prese sotto la sua protezione. Grazie a queste relazioni influenti e per interessamento di G. Doria Pamphili Landi, nunzio apostolico a Parigi, nel 1783 il M. ricevette da Philippe d’Orléans l’invito a recarsi in Francia quale precettore di lingua italiana dei suoi figli, in particolare di Louis-Charles, conte di Beaujolais. Il M. accettò l’incarico recandosi a Parigi, ma, dopo qualche tempo, entrò in disaccordo con Félicité de Genlis, sovrintendente all’educazione dei figli del duca d’Orléans, tanto che nell’agosto del 1785, esonerato dall’incarico, il M. fece ritorno a Roma, dove ottenne da Pio VI una pensione annua di 80 scudi, che si affrettò a vendere per 1000 scudi.
Fino al 1790 visse tra Roma e Città di Castello nella inutile attesa di un incarico adeguato ai suoi meriti. Questi anni furono caratterizzati da una intensa produzione letteraria, soprattutto in Arcadia. È del 1788 la lettura in Arcadia del Viaggio al monte Parrasio, resoconto semiserio di un immaginario viaggio in Grecia (edito in Prose varie, 1791) e del 1789 l’orazione Pel tremuoto di Città di Castello (Città di Castello), dedicata al pontefice, seguita da Dei vantaggi del tremuoto tifernate, scritta nel 1790 per l’Accademia dei Liberi e pubblicata in Prose varie. Dello stesso anno è l’opuscolo politico sociale Sui mezzi più acconci a prevenire i delitti in Roma (ibid.).
Nel 1791 il M. si recò a Napoli, dove fu accolto con calore negli ambienti culturali, ottenendo anche un’udienza da Ferdinando IV, con la prospettiva, rivelatasi fallace, di entrare al servizio di F. d’Aquino principe di Caramanico. Qui trovò un editore, V. Flauto, che pubblicò una raccolta di Prose varie di Felice Mariottini (Napoli 1791), con dedica al marchese L. Ercolani.
Venuto a sapere che a Londra gli insegnanti di italiano erano piuttosto ricercati, il M. si imbarcò per l’Inghilterra e, giunto a Londra, nel 1792 vi aprì una scuola di lingua italiana. Qui ebbe la sgradevole sorpresa di leggere, nelle memorie di madame de Genlis fresche di stampa, un volgare attacco alla sua persona al quale rispose duramente con l’opuscolo Alla signora di Sillery-Brulart (per lo innanzi contessa di Genlis). Lettera dell’abate Felice Mariottini, pubblicato in Londra nel 1792.
Nel 1794 dette alle stampe a Londra una traduzione italiana del primo libro del Paradise lost di J. Milton: alle varie obiezioni sollevate in proposito dalla rivista The British Critic il M. rispose con l’opuscolo An Italian warning to the British Critic, pubblicato a Londra in quello stesso anno. Nel 1796, per i tipi dell’editore Polidori, vide la luce la traduzione completa del Paradise lost, seguita dai primi due volumi di un dizionario inglese-italiano, mai portato a compimento. Nel 1797 il M. lasciò l’Inghilterra e, passando per Parigi dove incontrò Ch.-M. Talleyrand, si recò a Roma. Qui trovò una situazione politica radicalmente mutata dalla presenza dei Francesi, cui non mancò di esternare le sue simpatie. Ciò gli valse, alla proclamazione della Repubblica Romana nel 1798, la nomina a prefetto consolare dell’amministrazione dipartimentale del Tevere, e lo indusse a pubblicare l’opera politica I congressi del Monte Sacro: congresso primo del primo semestre del presente governo, stampato a Roma nel 1799.
Simulando alcuni colloqui fra personaggi dell’antica Roma riuniti sul Monte Sacro, il M. affidava allo scritto le proprie opinioni sulla situazione politica del suo tempo e, in particolare, su quale tipo di governo fosse più conveniente per la città di Roma. Il potere temporale dei papi veniva definito una «sacra tirannide», e l’educazione pubblica impartita nello Stato pontificio era disprezzata in quanto nemica di ogni progresso scientifico e sospettosa di qualsiasi novità. Pur lodando la Rivoluzione francese e la liberazione di Roma, il M. condannava però severamente gli abusi compiuti dal governo francese occupando lo Stato pontificio. L’opera suscitò un grande scalpore, e i Francesi reagirono con forza, tanto che il M. rinunciò al progetto di dare alle stampe gli altri volumi della serie.
Con il ritorno a Roma del neoeletto papa Pio VII, nel 1800 il M. si trovò a dover spiegare perché avesse aderito al governo rivoluzionario. Nel 1803 il S. Uffizio accettò le sue giustificazioni e il M. riprese l’attività letteraria con la direzione della seconda serie dei periodici Efemeridi letterarie di Roma e Mese letterario di Roma. Nel 1809, con l’annessione dello Stato pontificio all’Impero francese, il M. fece pronto atto di adesione al nuovo sistema politico, ottenendo in quello stesso anno la direzione del Giornale del Campidoglio, organo ufficiale del governo francese in Roma, e nel 1811 la direzione della Biblioteca Angelica.
Con la restaurazione del governo pontificio del 1814 andò incontro a una serie di disavventure. La revisione della sua traduzione del Paradise lost di Milton, pubblicata a Roma nel 1813-14 in tre volumi, fu un insuccesso commerciale seguito da lunghe battaglie legali.
Tra il 1816 e il 1818 pubblicò a Roma una traduzione delle Orazioni di Marco Tullio Cicerone.
Il 3 genn. 1818 il M. fece uscire il primo numero del settimanale Il Zibaldone, che ebbe vita brevissima: ne uscì soltanto il secondo numero il 10 gennaio; il terzo fu proibito dalla censura pontificia, a causa del tono fortemente polemico e di alcune allusioni politiche sgradite al governo. Probabilmente nel 1820 ebbe ancora qualche parte nell’edizione della terza serie delle Efemeridi letterarie di Roma.
In seguito, ormai caduto in disgrazia, il M. passò il resto dei suoi giorni in povertà e morì a Roma il 1° dic. 1827. Fu sepolto nella basilica di S. Giovanni in Laterano.
Fonti e Bibl.: Città di Castello, Arch. stor. comunale, Mss., CXIV: Scritti dell’abate F. Mariottini e biografia; Ibid., Arch. vescovile, Cattedrale, Libri parrocchiali, 3368-3369; G. Roti, F. M., in L’Album, III (1836), p. 64; F. Gherardi Dragomanni, Elogio stor. di F. M. da Città di Castello, Arezzo 1838; G. Roti, F. M., in La Rondinella, III (1843), pp. 79-87; G. Muzi, Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, V, Città di Castello 1843, pp. 239 s.; Id., Memorie civili di Città di Castello, II, Città di Castello 1844, pp. 147, 156; F. Gherardi Dragomanni, F.M., in I benefattori dell’umanità, IV, Firenze 1845, pp. 317-378; G. Bianconi, L’Elogio di F. M. da Città di Castello scritto dal fu avv. Giustino Roti suo concittadino, in Giorn. scientifico agrario letterario artistico di Perugia ed umbra provincia, n.s., III (1866), pp. 65-99; F. M., in La Valle Tiberina, XXV (1866), pp. 387-397; V. Corbucci, Un letterato e politico umbro del sec. XVIII: F. M., in Riv. europea, XI (1880), pp. 666-705; U. Biondi, L’Acc. scientifica e letteraria dei Liberi di Città di Castello, Città di Castello 1900, pp. 27, 122; P. Tommasini Mattiucci, Fatti e figure di storia letteraria di Città di Castello, Perugia 1901, pp. 40-43; G. Amicizia, Città di Castello nel secolo XIX, Città di Castello 1902, p. 53; O. Majolo-Molinari, La stampa periodica romana dell’Ottocento, Roma 1963, II, pp. 986 s.; E. Ciferri, F. M., un tifernate inquieto, in L’Altrapagina, XVII (2000), 9, p. 43; Id., Tifernati illustri, I, Città di Castello 2000, pp. 153-158; R. De Cesare, Della vita e degli scritti di F. M., Città di Castello 2002; Id., Ancora su F. M., in Pagine altotiberine, VII (2003), 20, pp. 71-78. Diz. geografico, storico, biogr. italiano, Firenze 1848, pp. 777 s.; L. Benvenuti, Diz. degli Italiani all’estero, Firenze 1890, p. 22.