GUGLIELMI, Felice
Nacque a Civitavecchia l'11 febbr. 1813 da Giulio e da Francesca D'Ardia. Il padre discendeva da una famiglia originaria di Legogne, nel territorio di Norcia, che, trapiantatasi a Civitavecchia nella seconda metà del Settecento, in pochi decenni aveva accumulato nella Maremma laziale un immenso patrimonio fondiario che aveva consolidato nel periodo napoleonico. A distinguersi in particolar modo in questo processo di arricchimento era stato il fratello del G., Benedetto, proprietario di vasti possedimenti terrieri a Montalto, del quale Stendhal, per molti anni console francese a Civitavecchia, scriveva che aveva messo insieme una fortuna di un milione di scudi con la coltivazione del grano.
Dal canto suo il padre del G., già membro del tribunale di commercio istituito a Civitavecchia nel 1809, al ritorno della città sotto l'autorità pontificia aveva ricoperto per tre volte la carica di gonfaloniere (nel 1816, dal 1821 al 1822 e dal 1831 al 1834) e, membro nel 1828 della commissione istituita per dettare le norme per la formazione delle due classi, quella nobile e quella civica, in cui scegliere i nomi dei consiglieri comunali, aveva, grazie alla consistenza del proprio patrimonio, ottenuto l'iscrizione della famiglia nel ceto nobile. Benedetto Guglielmi, che lo sostituì nella gestione della città, fu gonfaloniere dal 1838 al 1839 e quindi deputato provinciale. Tutto ciò assicurò alla famiglia una posizione di preminenza nell'economia locale, attraverso attività imprenditoriali che spaziavano dalla coltivazione all'allevamento del bestiame, dallo sfruttamento di cave e miniere alla finanza.
Altro settore ove la presenza della famiglia fu molto significativa fu quello degli scavi archeologici, alla ricerca di testimonianze della civiltà etrusca in una zona che ne era ricchissima. Luoghi privilegiati per l'attività di scavo furono la tenuta di Camposcala, ottenuta in enfiteusi perpetua dai fratelli Candelori il 16 genn. 1839, la zona di Montalto (il padre del G. ebbe la concessione sulla tenuta di Sant'Agostino nel 1828; il G. e il fratello ne ottennero un'altra nel 1848), il possedimento di Isola Sacra, acquistato nel 1831. Da qui provenivano i tre blocchi di marmo donati dai fratelli Guglielmi a Pio IX e utilizzati per la costruzione del basamento della colonna celebrativa del dogma dell'Immacolata Concezione, elevata nel 1856.
Gran parte della collezione formata dai bronzi etruschi ritrovati a Vulci fu donata nel 1935 ai Musei Vaticani da Benedetto, nipote di Felice, mentre altro materiale andò ad arricchire le collezioni del Museo nazionale romano e di quello civitavecchiese. Va infine ricordato che nel 1862, con l'acquisto del pieno possesso della tenuta di Camposcala, il G. e i suoi nipoti Giulio e Giacinto (nato nel 1847 e fatto senatore il 4 dic. 1890) assunsero il relativo titolo di marchesi di Vulci.
Risale al 1838 la prima e importante esperienza amministrativa del G. quale membro della commissione incaricata di esaminare il progetto preparato da A. De Rossi per la costruzione del teatro Comunale, poi inaugurato nel 1844, quando il G. fu per la prima volta nominato gonfaloniere. Il progetto rientrava nello stravolgimento urbano di Civitavecchia, che prevedeva l'abbattimento di parte delle mura medievali per consentire l'ampliamento della città autorizzato da Gregorio XVI nella prospettiva dello sviluppo economico e sociale della zona; il nuovo assetto permise, fra l'altro, anche la costruzione di diversi palazzi nobiliari, fra cui spiccò quello dei Guglielmi, affidato all'architetto romano G. Azzurri e realizzato come tangibile testimonianza della definitiva affermazione sociale della famiglia (il palazzo fu completamente distrutto nel corso dei bombardamenti del 1943-44).
Alla morte del fratello Benedetto (1856), il G., che non si era sposato, si assunse la responsabilità dei due figli di lui: Giulio (1845-1916) e Guglielmo (1847-1911).
In carica come gonfaloniere fino al 1847, il G. si adoperò per la crescita della città, chiamandovi nel 1844 i padri dottrinari a occuparsi dell'istruzione dei giovani, promuovendo nel 1847 la fondazione (insieme con altri 35 soci, fra cui il fratello Benedetto) della Cassa di risparmio di Civitavecchia, di cui fu fino al 1861 il primo presidente e, fino alla morte, il tesoriere, seguendo nel 1848 per conto della Municipalità il progetto della ferrovia Roma-Civitavecchia, da tutti ritenuta indispensabile per far finalmente decollare il porto e l'economia locale.
Membro, nel 1848, del Consiglio dei deputati, con l'avvento della Repubblica Romana il G. nella sua qualità di anziano del Municipio affiancò il preside M. Mannucci nel governo della città fino allo sbarco delle truppe inviate dalla Francia per ripristinare il potere temporale. Ciò non gli impedì, dopo la caduta della Repubblica, di collaborare con le truppe occupanti e, successivamente, di riprendere la carriera pubblica come membro della Commissione amministrativa provinciale della deputazione di Civitavecchia (1850) e, su proposta della Camera di commercio, della locale commissione di statistica istituita dal governo in ogni provincia per lo studio delle condizioni economiche dello Stato.
Il G. fu nuovamente gonfaloniere dal 1853 al 1857, anno in cui ricevette Pio IX nella visita compiuta il 14 ottobre per benedire la prima pietra della nuova stazione ferroviaria sulla linea Roma-Civitavecchia, completata due anni dopo.
Dopo il 16 sett. 1870, quando le truppe italiane guidate dal generale N. Bixio entrarono in Civitavecchia, il G. fu designato dalla popolazione a far parte della Commissione municipale provvisoria. Il nipote Giulio fu invece eletto fra i membri della giunta di governo incaricata di amministrare provvisoriamente l'ex delegazione apostolica e fece parte delle due commissioni, inviata una a Roma e l'altra a Firenze, per comunicare i risultati del plebiscito per l'annessione del 2 ottobre e presentarli al re Vittorio Emanuele II.
Il 13 nov. 1870 il G. risultò eletto sia al Consiglio comunale, sia al Consiglio provinciale. Rifiutò invece per motivi personali la designazione a sindaco - cui avrebbe potuto aspirare in quanto primo nella terna proposta dal governo - e quella ad assessore titolare, in cui lo sostituì il nipote Giulio, prima di essere nominato nel 1874 sindaco di Civitavecchia.
Presidente della Camera di commercio per alcuni mesi nel 1871, il G. si impegnò in particolare nel portare a termine la creazione dell'asilo infantile Regina Margherita in cui venne utilizzato il metodo d'insegnamento froebeliano.
Morì a Civitavecchia il 23 marzo 1893 lasciando per testamento un'ingente somma a favore dei bisognosi della città; fu seppellito nella cappella gentilizia da lui fatta edificare nella chiesa di S. Maria dell'Orazione, ornata da un monumento funebre opera di G. Tadolini.
Fonti e Bibl.: Civitavecchia, Arch. notarile; Ibid., Arch. stor. del Comune, Verbali del Consiglio comunale; Atti parlamentari, Senato, Discussioni, leg. XXIII, sessione 1909-13, pp. 4040 s.; V. Annovazzi, Storia di Civitavecchia dalla sua origine fino all'anno 1848, Roma 1853, pp. 438-440; C. Calisse, Storia di Civitavecchia, Firenze 1936, pp. 638, 671 s.; V. Vitalini Sacconi, Gente, personaggi e tradizioni a Civitavecchia dal Seicento all'Ottocento, II, Roma 1982, pp. 295 ss.; F. Guglielmi, Nel cinquantenario della donazione della collezione Guglielmi ai Musei Vaticani, in Strenna dei romanisti, XLVI (1985), pp. 269-286; La Cassa di risparmio di Civitavecchia nel 150° anniversario della fondazione, 1847-1997, a cura di C. De Paolis, Civitavecchia 1997, pp. 23-117; F. Guglielmi, Tra Roma e Maremma, Roma 1999, pp. 159-176; O. Toti - E. Ciancarini, Storia di Civitavecchia, III, Ronciglione 2000, passim.