GIARDINI, Felice
Violinista e compositore, nato a Torino il 12 aprile 1716, morto a Mosca il 17 dicembre 1796, allievo del Paladini, quale ragazzo del coro nei duomo di Milano, e poi di G. B. Somis, a Torino. Fu violinista di ripieno nei teatri di Roma e di Napoli e uno schiaffo di N. Jommelli lo guarì dalla mania di improwisare, in orchestra, fioriture e cadenze. Partì da Napoli, nel 1748, per un viaggio artistico in Germania che lo condusse a Londra: dove si presentò, il 18 maggio 1750, suonando con immenso successo una sonata di G. B. Sammartini e aprendo "un'era nuova nella musica strumentale in Inghilterra" (Burney). Nel 1752 diventò direttore dell'Opera Italiana, infondendo un nuovo stile all'orchestra e nel 1756 si associò alla Mingotti nell'impresa di quel teatro; con risultati finanziarî disastrosi che non lo distolsero dal ritentare la fortuna nel 1763, 1764 e '65. Direttore di concerto e di teatro, ma soprattutto violinista e insegnante, conservò a lungo il favore del pubblico, anche di fronte ai rivali J. P. Salomon e G. Cramer. Nel 1784 seguì in Italia lord Hamilton ma, ritornato nel 1790 a Londra e riprovatosi in un'impresa operistica riuscita infelicemente, tentò, con la sua compagnia, la fortuna in Russia, dove morì.
Quale operista ebbe scarso favore. Le sue numerose composizioni strumentali rivelano uno stile facile e fluido ma assai di rado personale; ciò che giustifica il suo favore presso suonatori dilettanti ma anche le fredde accoglienze da parte del gran pubblico, di fronte ad uomini quali J. Chr. Bach, M. Vento, A. Sacchini e V. Rauzzini.