FESTA, Felice
Nacque nel 1763 0 1764 a Trinità (Cuneo; Sica 1989, cui si rimanda nel corso della voce, se non altrimenti specificato). La sua formazione si svolse tra il 1779 e il 1786 presso l'Accademia di belle arti di Torino, dove seguì i corsi tanto di pittura che di scultura, ottenendo vari riconoscimenti: nel 1779 e nel 1783 il 3º premio per una "accademia in creta", altri premi nel 1784, '85 e '86 (F. Dalmasso, in L'Acc. Albertina di Torino, Torino 1982, p. 22).
Nell'aprile del 1796 il F. è documentato a Roma, ove era giunto fornito di una lettera di presentazione del ministro degli Esteri, conte G. Perret de Hauteville, indirizzata al ministro plenipotenziario di Sardegna C. Damiano di Priocca; quest'ultimo, peraltro, si impegnò a far sì che A. Canova conoscesse e indirizzasse in qualche modo il giovane artista (Schede Vesme, 1966). Dalla registrazione del matrimonio del F. con Candida Boni, avvenuto il 16 ott. 1796 nella chiesa di S. Lorenzo in Lucina, risulta che abitava allora nella parrocchia di S. Maria sopra Minerva (Roma, Arch. stor. del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Matr., 1796; S. Maria sopra Minerva, St. d. anime, 1795-96). Il Missirini, in un elogio funebre pubblicato nel 1826 (Diario di Roma, 23 giugno 1826, p. 4), affermava che il F. giunse a Roma grazie ad un pensionato per la pittura; tuttavia scelse poi definitivamente la strada della scultura. La prima scultura a noi nota è il Genio con la face riversa posto nella chiesa di S. Marco, sul Monumento funebre della contessa Gabriella Scaglia di Saluzzo, deceduta nel 1796 (Roma, Arch. stor. d. Vicariato, S. Marco, Liber mortuorum, vol. VI, 15v).
Firmata e datata al 1800 è la Donna dolente accasciata su un vaso, originariamente collocata nella chiesa dei Ss. Nicola e Biagio de' Cesarini, demolita nel 1926, ed attualmente posta in un vano di accesso alla sagrestia del S. Sudario de' Piemontesi. Nei primissimi anni del sec. XIX il F. lavorò ad opere commissionate da F. A. Hervey vescovo di Derry e 4º conte di Bristol: il Perseo che libera Andromeda e un Amorino appoggiato ad un tronco, entrambi un po' più alti di 6 palmi; tali sculture rimaste presso l'autore in seguito alla morte nel 1803 del committente, furono da lui esposte nel 1804.
Nel 1806 furono completati i monumenti sepolcrali per Maurizio Giuseppe di Savoia duca di Monferrato e per Placido Benedetto di Savoia conte di Moriana, entrambi in Sardegna, regione in cui si era trasferito il casato dei Savoia dopo che il Piemonte, nel 1802, era stato annesso al Regno d'Italia.
Il primo monumento, nella cattedrale di Alghero, è costituito da un'alta piramide, accanto alla quale sono le statue - maggiori del vero - della Religione, di un Genio e di una Cerere assisa, simbolo della fertilità della Sardegna, che ebbe particolare successo. Nel duomo di Sassari è invece il secondo monumento, nel quale ad un'urna funeraria il F. affiancò le statue di un Genio guerriero, della Devozione e della Carità.
Nel 1809 il F. portò a termine il Monumento funebre di Benedetto Maurizio di Savoia, duca del Chiablese, già nella chiesa romana dei Ss. Nicola e Biagio de' Cesarini, ma attualmente al S. Sudario. Nello stesso anno, nell'ambito di una esposizione voluta dal governo napoleonico al Campidoglio, lo scultore presentò una copia della Sardegna come Cerere ed una copia della Medusa Rondanini (Sica, 1989). Nel 1810, per un'analoga manifestazione, vennero esposti il Genio guerriero del monumento per il conte di Moriana ed un bassorilievo marmoreo simboleggiante la Fede coniugale. Intorno al 1812 il F. eseguì per la sala da pranzo del palazzo imperiale - voluto da Napoleone nell'antica residenza di Monte Cavallo - due bassorilievi raffiguranti le Nozze di Amore e Psiche ed Enea che racconta a Didone le sue avventure (Scarpati, 1989).
Nonostante queste importanti commissioni, le condizioni economiche dello scultore (gravato anche da numerosa famiglia) non erano certo floride. Il F., infatti, nel giugno del 1811 venne inserito fra gli artisti che ricevettero una somma di denaro (200 franchi) per l'esecuzione di un'opera di soggetto napoleonico; tale iniziativa fu presa in occasione della nascita del figlio di Napoleone (Arch. Gabrielli; Giornale del Campidoglio, 1811). Di nuovo nel febbraio del 1814 il nome del F. venne inserito in un elenco di artisti bisognosi presentato a Gioacchino Murat, le cui truppe avevano occupato Roma (Sica, 1989). In quello stesso anno lo scultore eseguì il busto di Pio VII (Superga, Appartamento del prefetto della basilica), cui seguirono i busti di Cesare d'Azeglio (Torino, Gall. civ. d'arte moderna) e di Maria Clotilde di Borbone (Torino, Pal. reale), rispettivamente del 1815 e del 1816.
Dopo essere stato eletto accademico di merito il 2 febbr. 1817 (Sica, 1989), il F. donò all'Accademia di S. Luca una riproduzione della Sardegna come Cerere;una ulteriore copia di quest'opera, peraltro, risultava nel 1822 nella Biblioteca del Palazzo reale di Torino (ibidem). Realizzò inoltre i busti di Enrico d'Azeglio (1818), e Massimo d'Azeglio (entrambi a Torino, Gall. civ. d'arte moderna, 1820) (Notizia delle opere... 1820) e il busto del Cardinale Morozzo di Novara, di cui non è nota la datazione, ma certo compiuto intorno al 1820. L'ultima opera eseguita dal F. è il Monumento funebre di re Carlo Emanuele IV di Savoia, collocato nella chiesa di S. Andrea al Quirinale, opera cui ancora lavorava al momento della morte (cfr. Sica, 1989). Morì a Roma il 4 sett. 1825.
Nel marzo del 1834 vennero messe in vendita varie opere rimaste nello studio del F.: il gruppo di Perseo e Andromeda e un Amorino (probabilmente gli stessi compiuti per lord Bristol e mai consegnati), una Leda, una Venere di Napoli, un Apollino di Firenze; un busto di Beatrice, copia da Canova; i busti di Paride e di Mercurio, entrambi copie dall'antico. Forse questa vendita va riferita a una richiesta delle figlie del F. Bianca e Matilde, indirizzata in data sconosciuta all'Accademia di S. Luca, perché qualcuno dei membri stimasse i vari oggetti (Roma, Arch. dell'Acc. di S. Luca, vol. 107 n. 7). Due delle opere suddette - Leda in atto di carezzare Giove trasformato in cigno e Amore in riposo - vennero esposte anche in una mostra svoltasi nell'aprile del 1834 (Catalogo delle opere...,1834). Il gruppo del Perseo e Andromeda ancora nel 1841 risultava nello studio del F., ma era stato gravemente danneggiato. Tra i numerosi figli del F. e di Candida Boni quattro figlie furono attive in campo artistico.
Adelaide Felice Fortunata, nata a Roma il 14 giugno 1799, in alcuni Stati d'anime tra il 1831 e il 1836 viene qualificata scultrice. Dopo il 1845 non se ne hanno più notizie (Roma, Arch. storico del Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Battesimi, vol. XXXIX, f. 52r).
Giuditta Bianca Altomira (detta Bianca), nata a Roma il 3 genn. 1802 (Ibidem, p. 143r), era famosa nell'ambiente artistico romano nel campo della miniatura. Oltre all'insegnamento paterno, fu certo determinante nel suo apprendistato l'influenza della sorella della madre, Bianca Boni, anch'essa miniaturista. Già nel 1824 veniva registrata dal Keller fra gli artisti dediti alla miniatura e al ritratto su avorio. Nel 1827 partecipò al Salon parigino con un Ritratto di donna (Janson, 1977; Hubert, 1964), mentre nel 1829 espose a Firenze (Schede Vesme, 1966).
Il 4 sett. del 1831 venne eletta accademico di merito di S. Luca, ma non svolse alcuna attività di insegnamento, a quel tempo precluso alle donne. All'atto della nomina l'artista donò una miniatura raffigurante Una contadina della campagna romana (Thieme-Becker), già da tempo non più presente nelle collezioni dell'Accademia. Nel 1832 espose una Ebe alla esposizione della Società degli amatori e cultori delle belle arti, e sue opere furono presentate al pubblico già nel 1831 e poi ancora nel 1833. Nel 1834, sempre a Roma, espose tre miniature: la copia di una Madonna di Raffaello. Contadina del Regno di Napoli; la figura allegorica della Solitudine (Catalogo delle opere...,1834). Nella mostra milanese del 1838 presentò una Baccante, una Contadina del Regno di Napoli, la Fedeltà, un Ritratto di giovane donna dal vero, quattro miniature non ulteriormente specificate (Esposizione delle opere..., 1838). In occasione della grande mostra di arte sacra che si tenne a Roma nel 1870, l'artista espose una piccola miniatura su avorio, copia di una Madonna di C. Dolci (Catalogo degli oggetti..., 1870).
Quattro suoi lavori su avorio, appartenenti alla raccolta della granduchessa Alice di Toscana e del principe Enrico di Borbone, furono esposti in una mostra retrospettiva sulla miniatura, tenuta a Vienna nel 1905.In particolare, una di queste miniature, eseguita verso il 1845,raffigurava Maria Teresa di Modena, riproduzione di un quadro del XVIII secolo (Schidlof, 1964).Altre sue miniature su avorio, tutte firmate, risultavano presenti nella vendita Helbing svoltasi a Monaco nel gennaio 1932; isoggetti erano: Francesco I imperatore, Ritratto di donna bionda e Massimiliano d'Austria, vescovo di Magonza (ibidem).
L'ultima notizia documentaria relativa a Giuditta Bianca riguarda la sua sepoltura, avvenuta a Roma il 5 luglio 1884 (Cimitero del Verano, Schedario dei defunti); la sua morte risale dunque al 3 0 al 4 luglio.
MatildeMariaGiannetta, nata a Roma il 2 nov. 1804 (Roma, Arch. stor. d. Vicariato, S. Lorenzo in Lucina, Battesimi, vol. XL, p. 32v), fu anch'essa miniaturista, ma le notizie sulla sua opera sono scarse. Suoi lavori furono esposti a Firenze nel 1829, a Roma nel 1833 e a Torino nel 1843 (Schede Vesme, 1966). Morì nubile nella città natale il 4 genn. 1867 (Arch. stor. d. Vicariato, S. Giacomo in Augusta, Liber mortuorum ad annum).
Domenica Felice Virginia, nata a Roma il 5 apr. 1807 (Ibid., S. Lorenzo in Lucina, Battesimi, vol. XL, p. 123v), ancora in giovane età, il 5 marzo 1825 sposò il pittore francese Pierre Raymond Monvoisin, pensionario presso l'Accademia di Francia a Roma nel 1824 e '25 (Ibid., S. Luigi dei Francesi, Stati d'anime, 1824-25, e Matrimoni, 1825).
Stabilitasi insieme al marito a Parigi, probabilmente verso la fine del 1825, Domenica - che si definiva "élève de son père" - intraprese a sua volta l'attività di miniaturista, conseguendo un buon successo. Numerosissime le sue partecipazioni ai Salons parigini, susseguitesi pressoché ininterrottamente dal 1831 al 1881; al Salon del 1841 venne premiata e le sue opere (soprattutto ritratti) furono segnalate nel 1857, 1861 e 1864. Si ricordano: il giovane Albert Delavigne (1840), Napoleone III (1861 e 1865), l'Imperatrice (1863), il Conte Randon, ministro della Guerra (1866), P. Chevalier, caduto nella battaglia di Champigny (1873), Duban in costume di accademico (1873, ora al Louvre), M. G. de Pimodan (1877), Papa Pio IX, ritratto allora di proprietà della marchesa Pimodan (1879). Realizzò ritratti anche su porcellana, e inoltre, sempre su porcellana, dipinse una Testa della Vergine, copia da Raffaello (1844 e '55), una Testa di italiana (1844),la "Prêtresse d'Ischia", copia da M. Court (1848 e '55). Ad acquerello realizzò invece varie composizioni di Fiori esposte più volte (1833-'35; Janson, 1977, XIX [1833], p. 127; XXI [1835], p. 154; Bellier-Auvray, 1885).
È anche attestata la partecipazione di Domenica, in qualità di disegnatrice, all'edizione di litografie tratte da dipinti del marito (Campagnola italiana, Fanciulla di Albano, Riposo di un savoiardo, Piccolo savoiardo, La partenza, cfr. Beraldi. 1890). Dopo la sua morte, avvenuta a Parigi l'11 giugno 1881, vennero portate nel Museo di Angers tre tele di P.-N. Guérin, che lei aveva lasciato in dono (Inventaire général des richesses...,1885); presso il Museo di Bordeaux sono, invece, sette sue opere.
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti citati all'interno della voce cfr.: Archivio di Stato di Roma, Camerlengato II "Antichità e Belle Arti" (1825-1854), b. 282 n. 3148; Prossedi (Latina), Archivio Gabrielli, Lettere, vol. XIII(1809-1811) n. 234; Diario ordinario, 8 dic. 1805, pp. 8-12; Giornale del Campidoglio, 10 giugno 1811; G. A. Guattani, Memorie Enciclopediche romane, I,(1806), pp. 6870; IV, p. 148; Notizia delle opere di pittura e di scultura esposte nel palazzo della R. Università, Torino 1820, pp. 99, 178; E. Keller, Elenco di tutti i pittori, scultori, architetti... in Roma l'anno 1824, Roma 1824, p. 42; p. 60 (per Giuditta Bianca); Catalogo delle opere esposte dalla Società degli amatori e cultori delle belle arti nello studio Canova nell'aprile del 1834, Roma 1834, pp. 3, 6 e 8 (per Giuditta Bianca); G. Brancadoro, Notizie riguardanti le Accademie di belle arti, e di archeologia esistenti in Roma, Roma 1834, p. 65; Manuale di notizie riguardanti le scienze, arti e mestieri della città di Roma, Roma 1838, p. 103; Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nella Galleria dell'I.R. Accademia delle belle arti per l'anno 1838, Milano 1838, pp. 51, 61; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, Roma 1874, p. 297; X. Barbier de Montault, Les musées et galeries de Rome, Roma 1870, p. 336; Catalogo degli oggetti ammessi alla Esposizione Romana del 1870... nel chiostro di S. Maria degli Angeli alle terme Diocleziane...,Roma 1870, p. 76 (per Giuditta Bianca); E. Bellier de la Chavignerie - L. Auvray, Dictionnaire général des artistes de l'école française, II, Paris 1885, pp. 118 s. (s.v. Monvoisin, Domenique Festa); H. Beraldi, Les graveurs du XIXe siècle. Guide de l'amateur d'estampes modernes, Paris 1890, X, p. 114 (s.v. Monvoisin Festa); P. Lespinasse, La miniature en France au XVIIIe siècle, Paris 1929, p. 220, fig. 160 (per Domenica); T. Gramantieri, La miniatura e il ritratto miniato in Europa, Roma s.d. [ma 1947], p. 154; G. Hubert, La scuipture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 115, 122, 172; R. L. Schidlof, La miniature en Europe, Graz 1964, I, pp. 261 s.; III, p. 586 (per Giuditta Bianca); Schede Vesme, II,Torino 1966, p. 470 (anche per le figlie); W. Buchowiecki, Handbuch der Kirchen Roms, Wien 1967, I, p. 346; II, ibid. 1970, p. 380; III, ibid. 1974, p. 993; Catalogues of the Paris Salon 1673 to 1881, a cura di H. W. Janson, New York - London 1977 (cfr. i voll. relativi agli anni 1831, 1833-1835, 1840-1845, 1847, 1848, 1850, 1852, 1855, 1857, 1859, 1861, 1863, 1865-1870, 1872-1881 per Domenica); M. Rotili-A. Putaruro Murano, Introduzione alla storia della miniatura e delle arti minori in Italia, Napoli 1978, p. 105; D. Pescarmona, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861, catal. a cura di E. Castelnuovo-M. Rosci, Torino 1980, II, pp. 558-560; III, p. 1440; C. Pietrangeli, I Musei comunali, Roma 1985, p. 120; M. A. Scarpati, in Il palazzo del Quirinale. Il mondo artistico a Roma nel periodo napoleonico, a cura di M. Natoli - M. A. Scarpati, Roma 1989, I, pp. 483-489; G. Sica, ibidem, II,pp. 35 s. (con ulteriore bibl.); M. S. Lilli, Aspetti dell'arte neociassica. Scultura nelle chiese romane. 1780-1845, Roma 1991, ad Ind.; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI,p. 506; cfr. anche, ibid., XXV, p. 103 (s.v. Monvoisin, Domenica) J. J. Foster, ADictionary of Painters of Miniatures, London 1926, p. 110.