CINOTTI, Felice
Nato a Montescudaio (Pisa) il 10 giugno 1878 da Nicola e da Colomba Mari, compì gli studi universitari a Pisa, dove si laureò in medicina veterinaria nel 1901. Subito dopo iniziò la sua carriera di ricercatore e di docente sotto la guida di A. A. Vacchetta, uno dei più autorevoli esponenti della disciplina.
Dopo il primo periodo, in cui perfezionò le proprie conoscenze di base e conseguì la libera docenza (1909), nel 1910 si trasferì in Argentina, dove, vinto il relativo concorso internazionale, ricoprì l'incarico di docente di clinica chirurgica presso la facoltà di medicina di Buenos Aires. In Argentina, ove ebbe occasione di frequentare R. Bassi e affinare ulteriormente le conoscenze di patologia e istologia, venne incaricato del controllo dei bovini destinati all'esportazione in Europa, e poté valutare la realtà zootecnica dei paese, osservazione che gli offrì, la possibilità di studiare varie patologie.
Tornato in Italia nel 1915, prestò servizio come ufficiale veterinario per tutto il periodo bellico. Successivamente fu incaricato e quindi straordinario di chirurgia nell'Istituto superiore di medicina veterinaria di Napoli, del quale assunse la direzione e in seguito, allorché l'Istituto divenne facoltà universitaria, la presidenza (1935). Nel 1936 divenne professore di clinica chirurgica presso la facoltà di medicina veterinaria di Milano.
Il C. si occupò di patologia e chirurgia veterinaria in un periodo in cui la disciplina non disponeva di tecniche raffinate e di mezzi terapeutici efficaci. I bovini e gli equini venivano utilizzati prevalentemente per il lavoro, come mezzo dri locomozione urbana e di traino in agricoltura; il lavoro del veterinario era perciò ancora improntato prevalentemente all'osservazione clinica del singolo animale ammalato e alla specifica terapia. Tuttavia, per la scarsità dei mezzi terapeutici farmacologici e per la loro limitata efficacia, soprattutto riguardo alle malattie infettive, la capacità del sanitario di effettuare tempestivamente diagnosi corrette e di impiegare propriamente i pochi farmaci disponibili risultava determinante. D'altronde, in mancanza di farmaci antibatterici, erano molto frequenti le infezioni postoperatorie.
Il C. prestò particolare attenzione alla patologia delle malattie infettive, soprattutto a quelle sostenute da germi opportunisti. Raccolse inoltre un'ampia casistica di malattie infettive dell'apparato scheletrico, cause di forme reumatiche e artritiche, studiò le forme turnorali con particolare interesse per quelle connettivali e le malattie dell'apparato genitale.
Il suo costante interesse a ricercare le cause delle malattie che generalmente venivano curate con la terapia chirurgica, lo portò a intuire la grande importanza dell'alimentazione nel determinismo di alcune forme morbose: in particolare prese in considerazione il fatto che animali alimentati a base di crusca presentavano con maggior frequenza casi di osteoporosi, che egli attribuì al rallentamento dei processi di ossificazione conseguente al diminuito apporto di fosforo.
Osservò altresì che le lesioni ossee e articolari erano spesso in relazione a uno sfruttamento irrazionale nel lavoro. In particolare osservò che uno sfruttamento precoce per lavori particolarmente gravosi è in grado di compromettere seriamente la funzionalità delle articolazioni. Così pure notò la peculiarità delle lesioni dei cavalli da competizione dipendenti soprattutto dagli sforzi prolungati compiuti negli allenamenti.
Per l'osservazione delle lesioni ricorse alle tecniche diagnostiche più avanzate, e la sua profonda conoscenza della fisiologia e della patologia articolare gli consentì di mettere a punto nuove metodologie quali ad esempio la "sfenoprova".
Il suo maggiore interesse fu però la chirurgia: si occupò attivamente di interventi a carico delle articolazioni e delle ossa proponendo nuovi approcci chirurgici che permisero di risolvere patologie altrimenti non curabili; realizzò nuovi strumenti chirurgici, di cui forse il più noto è il termocauterio, detto appunto del Cinotti.
Fu autore di numerose pubblicazioni scientifiche e tradusse il testo di tecnica chirurgica di P. J. Cadiot. Delle sue opere si ricordano qui Patologia e terapia chirurgica veterinaria, Milano 1948, e Medicina operatoria veterinaria, ibid. 1952.
Le sue capacità e competenze furono molto utili agli operatori zootecnici; ma il suo contributo maggiore alla risoluzione di alcuni problemi della medicina veterinaria è l'aver dato origine a una scuola di chirurgia che ha formato un gran numero di professionisti.
Dopo cinquanta anni di carriera universitaria, il C. si ritirò a Cecina, in Toscana, ove mori centenario il 9 ag. 1978.
Fonti e Bibl.: V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 411-413, 454. Le notizie sulla vita e l'attività del C. sono state fornite dall'istituto di patologia speciale e clinica medica veterinaria dell'università di Pisa.