CASACCIA, Felice
Nacque a Genova il 24 maggio 1830 da Giuseppe e da Susanna Ghio. Di umile condizione familiare, il C. esercitò per tutta la vita il mestiere di pescivendolo, affiancandogli nella maturità la gestione di un ristorante, cosa che tuttavia non servì a liberarlo del tutto da preoccupazioni di carattere economico. Portato evidentemente dalla sua stessa posizione sociale a gravitare verso gli ambienti democratici della sua città, il C. divenne, all'interno del mazzinianesimo che controllava quegli ambienti, uno degli esponenti della linea collegata direttamente alla classe operaia, dei cui interessi si fece mediatore e portavoce, sempre però nell'alveo di quel gradualismo che era alla base della dottrina sociale mazziniana, dalla quale erano recisamente banditi i conflitti di classe.
Nelle organizzazioni operaie genovesi il C. cominciò a essere attivamente presente sin dal 1856 quando si mise in luce come uno degli elementi più decisi all'azione; il fatto poi che l'anno seguente, pur essendo tra coloro che avevano preparato l'insurrezione genovese in coincidenza con l'inizio dell'impresa di Pisacane, riuscisse a evitare le repressioni seguite al fallimento del moto, gli consentì probabilmente di imporsi come uno dei ricostruttori dell'associazionismo democratico. Nominato segretario della locale Consociazione operaia, il C. si assunse una responsabilità che lo spinse a dipendere in maniera sempre più stretta da Mazzini, che fece di lui il suo uomo di fiducia impiegandolo nella diffusione della stampa di partito, nella raccolta di fondi e, più tardi, in un'opera di pressione su Garibaldi. In occasione della spedizione dei Mille, il C. era rimasto a Genova, da dove si era tenuto in contatto epistolare con un altro esponente democratico al seguito della spedizione, F. B. Savi, al quale aveva espresso la necessità di condizionare l'impresa in senso repubblicano, comunicandogli al contempo le difficoltà in cui si dibatteva il partito per la mancanza d'un capo e per l'assidua sorveglianza esercitata dal governo. Poi, dopo aver assistito alla partenza dei contingenti guidati da Medici e Cosenz, il C. - si era verso la seconda metà di agosto - si unì ai volontari che, al comando di G. Nicotera, si raccolsero a Castel Pucci, vicino Firenze, per formarvi una brigata che avrebbe in teoria dovuto assicurare la presenza in Sicilia dei repubblicani puri a fianco dei garibaldini: la colonna invece subì molte traversie, e il C. tornò a Genova, ma appena sceso dalla nave fu arrestato, a suo dire "vittima di molte persecuzioni" che lo indussero a far pubblicare sull'Unità italiana del 5 settembre una formale protesta. Subito dopo fu rilasciato.
Gli anni seguenti, tra il '61 e il '63, furono quelli in cui la collaborazione del C. con Mazzini si intensificò in maniera significativa; da Londra Mazzini inviava periodicamente istruzioni nelle quali erano di volta in volta indicati i settori verso i quali il C. doveva indirizzare la propria attenzione. In primo piano erano i rapporti con Garibaldi, di cui si voleva ottenere l'appoggio alla formulazione della strategia che vedeva nel Veneto il primo obbiettivo della lotta democratica: fu un tentativo che il C. portò avanti più di una volta, come quando nel marzo del '61 si recò di persona a Caprera, e in più sedi, come membro dell'Associazione unitaria italiana e come console della Consociazione operaia, ma sempre infruttuosamente perché il dualismo tra le due principali figure della democrazia italiana non si estinse e anzi, col passar degli anni, si accentuò. L'altro grande tema tipico dell'iniziativa del genovese è legato alla sua qualifica di dirigente della Consociazione operaia e all'opera da lui svolta all'epoca del IX Congresso operaio tenutosi a Firenze nel settembre del '61.
Sempre ligio alle indicazioni di Mazzini, che per l'occasione propugnava la costituzione di una federazione centrale delle varie società operaie con una direzione unica e la necessità di una politicizzazione dei lavoratori a fini nazionali - di contro alle posizioni apolitiche sostenute dai rappresentanti dell'operaismo piemontese -, a Firenze il C. propose e ottenne dai delegati giunti da ogni parte d'Italia l'unione di tutte le società operaie: l'adesione piena ai principi mazziniani, con il loro forte contenuto unitario messo in primo piano rispetto alle preoccupazioni per i miglioramenti economici o sociali, avrebbe dovuto fungere da cemento per questo consolidamento del vincolo.
Anche nel '62 il C., di nuovo console della Consociazione operaia, si sforzò di tradurre in pratica i suggerimenti di Mazzini intesi a raggiungere un controllo più spiccato sul movimento garibaldino; ma, nonostante gli indirizzi e le dichiarazioni di appoggio per i raduni di volontari, nonostante le sottoscrizioni e le raccolte di fondi, nonostante la visita a Garibaldi degente per la ferita riportata sull'Aspromonte, l'obbiettivo prefissato non fu raggiunto, e il generale rimase geloso custode della propria libertà d'azione. È difficile dire se il diradarsi dei rapporti diretti con Mazzini, testimoniato dall'epistolario dell'esule, sia da collegarsi a questo fallimento: quel che è certo è che dopo il '62 il C. non svolse più le funzioni di braccio destro del capo del partito, al quale restò peraltro vincolato da una devozione a tutta prova; una devozione che nel '65, ad esempio, lo spinse a scrivere una lettera di dura condanna e piena di disprezzo al marchese Vincenzo Ricci, reo di avere impersonato nel corso delle elezioni appena terminate il ruolo di antagonista di Mazzini e di averlo sconfitto nel ballottaggio.
Negli anni successivi il C. mantenne posti di preminenza all'interno della Consociazione genovese, di cui nel corso del '70 fu eletto ancora console, e presenziò ai congressi operai: quello romano del '71, in cui i democratici italiani di matrice repubblicana ribadirono la loro netta opposizione ai principî dell'Internazionale, gli diede la possibilità di riconfermare la propria fedeltà alla linea mazziniana, ma nello stesso tempo può servire a spiegare le cause del suo progressivo estraniarsi dal mondo della politica militante.
Anche la necessità di seguire più da vicino l'attività commerciale che gli dava da vivere provocò comunque una rarefazione dei suoi interventi sulla scena politica; l'ultima sua apparizione, compiuta nel congresso del 1883, quando fu il solo a propugnare l'adesione condizionata al Fascio della democrazia, in cui molti vedevano una deviazione in senso opportunistico dalle posizioni di tradizionale rifiuto della partecipazione alla lotta parlamentare, resta come unica testimonianza dell'evoluzione subita dal suo pensiero.
Si ignora la data di morte del Casaccia.
Fonti e Bibl.: Genova, Arch. com., Registro dei nati dell'anno 1830. Per gli inizi dell'attività politica del C., si vedano: B. Montale, La Confederaz. operaia genovese e il movimento mazziniano in Genova dal 1864 al 1892, Pisa 1960, ad Indicem;Id., A. Mosto, battaglie e cospirazioni mazziniane, Pisa 1966, ad Indicem;F. E. Morando, Mazziniani e garibaldini nell'ultimo periodo del Risorgimento, Genova s.d., p. 53. Sull'atteggiamento del C. verso Garibaldi: B. Montale, I mazziniani genovesi e il progetto di spedizione attraverso gli Stati romani, in Genova e l'impresa dei Mille, Roma 1961, II, pp. 501-512; e R. Composto, L'Associaz. unitaria ital. di Genova (1861-1862), in Boll. della Domus Mazziniana, XIII (1967), 1, pp. 39 s., 45, 57, 67, 71, 73, 75 ss., 86. La lettera al marchese Ricci è in parte pubblicata da B. Montale, La candidatura di G. Mazzini in Genova nell'ottobre 1865, in Boll. della Domus Mazziniana, XII (1966), 1, p. 12. Per la partecipazione del C. al congressi operai sivedano, oltre ai già citati volumi della Montale, N. Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movim. operaio in Italia (1861-1872), Torino 1967, pp. 80, 88, 157, e G. Manacorda, Il movim. operaio ital. attraversoi suoi congressi... (1853-1892), Roma 1953, ad Indicem. Fondamentali, per la conoscenza degli indirizzi che sono all'origine dell'azione del C. sono infine le lettere di Mazzini: Ediz. naz. degli scritti di G. Mazzini, Epistolario, XL, XLII-XLVIII; App., VI, ad Indices.