CARONNI, Felice
Nato a Monza nel 1747, si risolse giovanissimo ad abbracciare lo stato ecclesiastico. Entrò, allora, al Carrobiolo, la casa che i barnabiti avevano a Monza, e vi compì gli studi. Qui fu ordinato sacerdote, e nel 1768 pronunciò i voti solenni. Nel 1771 tenne lezioni di retorica ad Arpino e, due anni dopo, a Livorno. Fino al 1797 dimorò nel collegio di Monza, procurandosi buona notorietà per le sue doti di predicatore e approfondendosi negli studi di antichità, soprattutto di numismatica. Si esprimeva in quasi tutte le lingue europee; e per la sua conoscenza di quelle classiche ottenne di recitare l'ufficio in greco (Boffito). Abile disegnatore e buon incisore si adoperò presso Leopoldo II perché venisse introdotto nell'Accademia di Brera lo studio dell'incisione: la nuova cattedra sarà affidata a Vincenzo Vangelisti (1790), e passerà alla sua morte (1798) a Giuseppe Longhi, l'abate monzese, di cui proprio il C. aveva secondato l'inclinazione verso la grafica.
Nel 1790 si recò a Hédervár per ordinare le raccolte numismatiche del conte Michele di Wiczai, e dedicò alla contessa Marianna l'Orazione funebre per Giuseppe II Imperatore detta nella chiesa di S. Maria della Neve della nazione italiana di Vienna…, stampata a Milano "appresso la società tipografica". L'anno seguente, dopo un viaggio di ben nove mesi per tutta l'Europa (lettera di A. Cortenovis del 14 dic. 1791, in I. Gobio, Elogio e lettere famigliari del p. A. M. Cortenovis, Milano 1862, p. 361 n. 160), ritornò a Hédervár ad illustrare il medagliere che i conti di Wiczai avevano istituito "ad solitudinis levamen" (secondo l'espressione del conte Michele nella prefazione al catalogo del 1814, p. non numerata).
Il 14 dic. 1793 con atto rogato dal notaio Antonio Bonacina legava la sua collezione di monete al tesoro della basilica di Monza (Breve esposizione d'un importante medagliere donato recentemente alla R. Basilica monzese, s.n.t.). Ricca di 2.015 pezzi (fra greci, romani, medievali e moderni), la raccolta era stata formata del materiale che il C. aveva potuto procurarsi nel corso dei suoi viaggi, o più precisamente degli avventi e delle quaresime, che era chiamato a predicare in Italia e fuori. In realtà, raccoglieva (e continuerà a raccogliere) non solo monete, ma anche avori, gemme, manoscritti; e non tanto per conto suo: si sa, infatti, che nel 1791 si era fatto precedere a Hédervár da due casse di materiali, e altre ne aveva portate con sé.
Dal 1797 il C. risiedette a Milano nella casa di S. Barnaba. Manifestamente ostile agli ideali della Rivoluzione, austriacante e papalino, avversò il governo della Repubblica cisalpina; e per il suo atteggiamento si rese fortemente sospetto agli organi di polizia. Alla sconfitta francese e all'entrata in Milano degli Austro-Russi il C. plaudì alla restaurazione; e il 23 giugno 1799 tenne alla Colorina un Discorso in ringraziamento della liberazione attuale dell'Insubria, stampato a Milano "dalla tip. di Antonio Guerrini".
Nel 1804, predicata la quaresima in duomo, passò da Milano a Roma, a Napoli, a Palermo. Terminati i suoi uffici, il 3 giugno il C. partì da Palermo per Napoli a bordo di uno sciabecco, che, tre giorni dopo, giunto all'altezza di Capri venne attaccato da corsari africani. Fatto prigioniero e condotto a Kelibia e di qui a Tunisi, rimase in terra africana fino al 28 settembre affidato da Ḥammūda bey al consolato di Francia. Liberato dopo "un trimestre di timori e speranze messo a profitto colle osservazioni locali" (così il titolo del paragrafo 7 del Ragguaglio) per interessamento dei suoi superiori, del governo francese e dello stesso vicepresiderite della Repubblica italiana, Francesco Melzi d'Eril, il C. fu lasciato partire immediatamente per La Goletta e di qui per l'Italia. Ma, giunto a Livorno, non poté ritornare a Milano come desiderava, per il diffondersi di un'infezione di febbre gialla, che lo costrinse a restare in quarantena sino al 18 febbr. 1805.
Delle vicende occorsegli e della sua residenza forzata a Tunisi e a Livorno il C. diede ampio resoconto nella prima parte del Ragguaglio del viaggio compendioso di un dilettante antiquario sorpreso da' corsari e condotto in Barberia e felicemente ripatriato, stampato a Milano nel 1805 e dedicato a Luigi Settala.
Dei monumenti antichi e moderni, che aveva avuto modo di osservare, avrebbe trattato separatamente, in una seconda parte. L'anno seguente uscì, infatti, a Milano il Ragguaglio di alcuni monumenti di antichità ed arti raccolti da un dilettante antiquario, dedicato a Carolina Anguissola. La descrizione delle rovine di Cartagine punica e romana preceduta da un'ampia serie di note storiche e topografiche (pp. 11-89) costituisce la parte più valida del Ragguaglio.Dureau de la Mallè utilizzerà i dati e le piante del C. per lo studio delle cisterne di Cartagine; mentre Ritter descriverà il golfo di Tunisi fondandosi principalmente sulle sue informazioni. Le sue note sull'acquedotto adrianeo (da lui attribuito ad epoca severiana) fanno fede della sua erudizione. Il catalogo delle monete trovate in Tunisia testimonia della sua pratica, francamente tutt'altro che eccezionale, del materiale numismatico.
Incluse nella seconda parte del Ragguaglio sono ancora, a pp. 124-132, le osservazioni sullo scarabeo etrusco del Museo di Berlino (Antiken Gemmen in deutschen Sammlungen, II, a cura di E. Zwierlein-Diehl, München 1969, pp. 103-106 n. 237), su cui trovava raffigurata (con scarso fondamento) la morte di Anfiarao (più probabile, l'ipotesi che si tratti della predizione da parte di Anfiarao del funesto esito della guerra dopo la morte di Archemoro, prima dell'istituzione dei giochi nemei, secondo la precedente indicazione di C. Antonioli, Antica gemma etrusca spiegata ed illustrata, Pisa 1757, pp. 6269); a pp. 190-198, la lettera ad Enrico Sanclemente sul cistoforo di Tralle conservato a Venezia nelle raccolte Tiepolo e ascritto per un evidente errore di lettura a Marco Tullio Cicerone (l'attribuzione all'oratore, esplicita in questa sede e nel testo latino di De Trallensi Tulliano tetradrachmo….Mediolani 1806, è rifiutata in De Classensi et Regio Neapolitano M. Tulli Ciceronis numismate…Romae 1807, a favore di un riferimento al fratello Quinzio: in realtà si tratta di un'emissione di Claudio Pulcro del tipo descritto già in J. Eckhel, Doctrina numorum veterum, I, 4, Vindobonae 1794, pp. 354-355); e, a pp. 201-265, la dissertazione sul Dittico eburneo di Esculapio, da lui acquistato per il conte di Wiczai e ora al Museo di Liverpool (R. Delbrueck, Die Consulardiptychen…, Berlin-Leipzig 1929, pp. 215-218 n. 55).
La riconoscenza, che dopo la sua liberazione nutriva oramai verso i Francesi, non influenzò minimamente gli orientamenti politici del Caronni. Era e restava conservatore, fedele al papa e alla casa d'Asburgo. Chiamato a Vienna per la predica del quaresimale, la primavera del 1806, vi ritornò a giugno, prima di andare a Hédervár a continuare l'opera di riordinamento del medagliere dei conti di Wiczai.
Nel 1807 predicò la quaresima a Ravenna. Nel 1808 pubblicò su consiglio del generale dell'Ordine Francesco Fontana la traduzione dei Kurtzgefasste Anfangsgründe di Eckhel (Lezioni elementari di numismatica antica… tradotte dal tedesco, Roma, "nella stamperia Pagliarini") ed il Manuale Doctrinae numorum veterum a celeberr. Eckhelio editae… in compendium redactae (Romae, "apud Franciscum Bourlié"). Sempre nel 1808 fu chiamato a Vienna per la predica del quaresimale e subito dopo invitato dal primate di Ungheria, Carlo Ambrogio Ferdinando d'Asburgo, a visitare le miniere di Transilvania, in un viaggio di cui avrebbe scritto il "ragguaglio", dedicato al conte Michele Esterházy e stampato anni dopo a Milano (Caronni in Dacia. Mie osservazioni… sui Valacchi specialmente e zingari transilvani…, "dai torchi di G. Pirotta in Santa Redegonda", 1812).
Tornò a Milano nel settembre 1809: troppo tardi perché possa essere tenuta per vera la notizia dell'incarico, che gli sarebbe stato affidato, di portare a Milano copia della bolla di scomunica contro Napoleone e dell'arresto subito in seguito alla perquisizione del suo bagaglio ad opera di agenti di frontiera (Pagnoni).
Sospettato dalle autorità del Regno italico per i suoi sentimenti antifrancesi, nel 1811 fu costretto a rifugiarsi a Vienna. Era ancora a Vienna il 14 ag. 1814, data della lettera dedicatoria delle Années antédiluviennes (s.n.t.) "à S.E. la comtesse de Bellegarde née comtesse de Berlichingen". Fece ritorno a Milano dopo il ripristino della dominazione asburgica; e qui morì il 15 apr. 1815.
Con la data del 1814 erano stati stampati a Vienna, "typis Patrum Mechitaristarum", i due volumi del catalogo del gabinetto numismatico di Hédervár: Musei Hedervarii in Hungaria nummos antiquos graecos et latinos descripsit, anecdotos vel paucum cognitos etiam cupreis tabulis incidi curavit C. Michael a Wiczai, opere in duas partes distributo.Benché pubblicata sotto il nome del conte di Wiczai, l'opera era tutta del C., che vi figurava soltanto come disegnatore. La fama, che il C. si era acquistata, e la conoscenza, che aveva del materiale di Hédervár, avevano fatto sperare in un contributo di levatura eccellente. Ma quando Domenico Sestini si recò presso i conti di Wiczai a studiarne le collezioni di monete greche trovò un medagliere mal ordinato, inquinato dalla presenza di non pochi falsi. A un primo controllo emersero i numerosi e gravi errori commessi dal Caronni. Errori di descrizione e di attribuzione, di fronte ai quali Sestini nella prefazione alla prima parte della Descrizione di molte medaglie antiche greche…, Firenze 1828, pp. V-VI, non si peritava di dubitare che al curatore (mai nominato esplicitamente) fosse mancata "tutta quella capacità, e cognizione per ben saper leggere le medaglie, e conoscerne la vera provincia e città". E poiché non si trattava di cose di poco conto, c'era da chiedersi se il C., pur avendone tradotto gli Anfangsgründe e ridotto a compendio la Doctrina numorum veterum, avesse mai compreso e assimilato la lezione di Eckhel, e, in ultima istanza, su che cosa poggiasse la fama di lui come esperto di numismatica. Sestini, senza indicare ancora una volta il nome del responsabile (il nome del C. sarà fatto solo nella quarta parte della Descrizione, Firenze 1830, p. III), redigeva allora un elenco di sessantotto pagine di monete greche mal descritte o mal attribuite incluse nel catalogo di Hédervár, e lo stampava in appendice alla prima parte della sua silloge (In catalogi Musei Hedervariani partem primam… castigationes, Florentiae 1828). Il "pubblico letterario", secondo Sestini, doveva aspettarsi di veder pubblicata questa specie di critica (p. 3). Ma ancora ottanta anni dopo i numismatici definivano "importante" il catalogo del C. (Babelon). Alle Castigationes risposero, invece, gli storici dell'Ordine barnabita preoccupati di difendere la buona fede del C. "sorpresa" da abili falsificatori e di sottolineare i suoi meriti di "pioniere" negli studi numismatici, dimentichi in questo che il progresso delle ricerche, in Italia, era scandito, dopo Eckhel, ed a ben altro livello, dall'opera di Francesco Maria Avellino, di Bartolomeo Borghesi, di Celestino Cavedoni e di Sestini, appunto, più che di questo "dilettante antiquario", figura tutto sommato di secondo piano, nonostante ogni sua ambizione.
Bibl.: L. G. Michaud, Biographie des hommes vivants, II, Paris1816, p. 56; K. Ritter, Die Erdkunde, Berlin 1822, pp.914-921; A. J. C. A.Dureau de la Malle, Recherches sur la topogr. de Carthage, Paris 1835, ad Indicem; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreich, Wien 1856-91, II, p. 288; XXIII, p. 371; P. Amat di San Filippo, Biogr. dei viaggiatori italiani…, I, Roma 1882, p. 541; E. Babelon, Traité des monnaies grecques et romaines, I, 1, Paris 1901, coll. 193 nota 5, 194-195; O. Premoli, Storia dei Barnabiti, III, Roma 1925, pp. 388-391, 458; A. Pagnoni, P. F. C., 1747-1815,numismatico-archeologo, in I Barnabiti a Monza nel IV centenario della approvazione dell'Ordine 1533-1933, Milano 1933, pp. 77-84 (con ult. bibl.); G.Boffito, Biblioteca barnabitica…, I, pp.416-423; IV, p. 353 (con ult. bibl.); Enc. Ital., IX, p. 122; Enc. Catt., III, col. 924.